19 dicembre 2006

Chotto chotto chotto





Pensavo di avere perduto un centinaio di foto scattate nei primi due giorni in Giappone, cadute vittima di una defaillance informatica della mia scheda SD da due giga, quando l'applicazione di un software specifico di recupero dati mi ha permesso di recuperare non solo quelle, ma anche tutta una serie di altre immagini degli ultimi mesi, che pensavo ormai scomparse. E' buffo come i ricordi a volte siano come i file JPG di quella scheda, presenti nella mente, ma a volte invisibili, danneggiati e non elencati nella directory, ma lì, presenti, pronti a rimaterializzarsi non appena si trova nella rete neurale del cervello il software giusto per riportarli alla luce. Adesso che sono di nuovo a casa, con la gatta che dorme al mio fianco, reduce dai primi due giorni di ritorno al lavoro, riemergono alcuni sprazzi della settimana scorsa a Tokyo.

Il lavoro è stato molto intenso, con giornate che mi hanno visto sfrecciare da un lato all'altro di Tokyo, coinvolto fino a quattro diversi appuntamenti nell'arco di 8 ore (e se pensate che ci vuole almeno un'ora per uno spostamento medio nella capitale nipponica, e che un appuntamento meno di due ore non dura, capite l'intensità di un viaggio come questo). Sulla piazza mi è parso che il re della situazione fosse BLEACH, presente un po' ovunque, seguito dal nuovo cartone di D-GRAY MAN, dal secondo film di NANA, e dall'accoppiata cartoon/manga di BLACK LAGOON.

L'aspetto culinario - a parte le due occasioni in cui abbiamo dovuto mangiare dei panini al volo - è stato notevole, e insolito. Da un teppanyaki alla Sumitomo Tower, con un cuoco personale che in diretta ci ha cotto davanti al naso gamberoni e bistecche, fino a un ristorante fusion italo-giapponese a Ebisu, con sushi di carpaccio e altre delicatessen in linea, per passare al francese di cui nell'ultimo post o a uno strepitoso cinese stile In the mood for now dove per la prima volta in vita mia ho mangiato zuppa di pinna di pescecane e gamberoni allo zenzero con contorno di meduse essiccate o a un ristorante a tema Sette Samurai dove abbiamo mangiato lo shabu shabu di carne di maiale.

Tempo per lo shopping ce n'è stato poco, un paio d'ore il venerdì e un sabato pomeriggio da brivido con svariati milioni di persone in giro per la città, ma è stato allietato dallo yen straordinariamente debole, grazie al quale si poteva comprare un iPod da 80 giga a 260 euro anziché 399, o una polo Ralph Loren a maniche lunghe a 68 euro anziché 90. E le solite cavolatine da Giappone che compro sempre (i calendari e i quaderni di Muji, gli accessori da cucina di Tokyo Hands, i calzini di Uniqlo, le penne Dr Grip) quest'anno avevano prezzi a dir poco irrisori.

E il resto? Per chi ha visto Lost in translation, in un viaggio di lavoro in Giappone il resto di solito sono ore di insonnia, di sonno o di veglia, sostanzialmente nell'hotel e nei suoi spazi (la camera, la piscina, il bar, la lobby), o negli infiniti mezzi di trasporto, i treni, i taxi, la metro, perduti negli itinerari, nel labirinto urbano di Tokyo, in questa città che di giorno appare grigia e plumbea, soprattutto quando il cielo ceruleo ci ricorda che siamo a dicembre, ma di notte si colora di mille luci, diventa un caledoiscopio di insegne, uno sfarfallio cromatico unico al mondo.

3 commenti:

L'incertain regard ha detto...

Saranno i nuovi X-Men ? www.heroes-tv.com la nuova serie televisiva NBC di cui ho visionato recentemente l'interessante pilot.

Ma una foto ai notori cavi elettrici disseminati caoticamente per i cieli della città non l'hai scattata ?

Fabrizio ha detto...

Ti comunico che Muji è sbarcato anche a Torino. Probabilmente ti capita più spesso di passare in quel di Milaaaan, ma se fai un salto qui per Torino Comics...

Insomma è comunque più vicino di Tokyo, no?
Per il resto lo shabo shabo mi ispira molto.

Ma almeno per Natale ci resti in Italia??! lol :-D

Paolo ha detto...

Marco, vivere un'esperienza come quella di Lost in translations per me varrebbe da sola il prezzo del biglietto (per il Giappone).

Buon Natale.

Paolo

PS: Vikingur, ho già sentito parlare molto bene della serie Heroes. A 'sto punto devo vederla.