29 maggio 2007

E' ma, è forse.


Celestial Dream
Originally uploaded by •Laurie•.
Strani pensierini del lunedì sera, con la gatta che dorme accovacciata al mio fianco, la televisione rimasta accesa nell'altra stanza, Bologna un po' più fredda, che ci vorrebbero di nuovo i calzini e oggi sull'Appennino modenese nevicava (o era un'illusione).
Strani pensierini, dopo un un fine settimana dominato dalla visione del season ending di LOST (che finale, che finale... ancora non me ne capacito) e dal corso di counselling, tutto sulla famiglia e i suoi nodi, teorie di Alejandro Jodorowski incluse.
Dopo un lunedì un po' strano, con gli USA, la Francia e la Germania chiuse per ferie, e tanta pioggia ("La pioggia di maggio"), e finalmente poter vedere le prime tavole stile Mad Max del secondo numero dei Vasco Comics, nonché il primo volume finito di una bellissima serie creata per la Francia, a base di fanciulle discinte, viaggi nel tempo, misteri e retroglam come se piovesse.
Dopo aver scritto il primo post di prova della nuova incarnazione di Cuoredichina, ancora in fase test, che leggerete tra qualche settimana, quando trasmigreremo in una nuova piattaforma... e io e voi saremo in compagnia. In bella, bellissima compagnia.

E come continua la canzone? Voi, cantatela com me...

E mah è forse è quando tu voli rimbalzo dell'eco è stare da soli
è conchiglia di vetro, è la luna e il falò
è il sonno e la morte è credere no
margherita di campo è la riva lontana
è la riva lontana è, ahi! è la fata Morgana
è folata di vento onda dell'altalena un mistero profondo
una piccola pena
tramontana dai monti domenica sera è il contro è il pro
è voglia di primavera
è la pioggia che scende è vigilia di fiera è l'acqua di marzo
che c'era o non c'era
è si è no è il mondo com'era è Madamadorè burrasca passeggera
è una rondine al nord la cicogna e la gru, un torrente una fonte
una briciola in più
è il fondo del pozzo è la nave che parte un viso col broncio
perché stava in disparte
è spero è credo è una conta è un racconto una goccia che stilla
un incanto un incontro
è l'ombra di un gesto, è qualcosa che brilla il mattino che è qui
la sveglia che trilla
è la legna sul fuoco, il pane, la biada, la caraffa di vino
il viavai della strada
è un progetto di casa è lo scialle di lana, un incanto cantato
è un'andana è un'altana
è la pioggia di marzo, è quello che è
la speranza di vita che porti con te
è la pioggia di marzo, è quello che è
la speranza di vita che porti con te

è mah è forse è quando tu voli rimbalzo dell'eco
è stare da soli
è conchiglia di vetro, è la luna e il falò
è il sonno e la morte è credere no
è la pioggia di marzo, è quello che è
la speranza di vita che porti con te
è la pioggia di marzo, è quello che è
la speranza di vita che porti con te

25 maggio 2007

Impegno e disimpegno


House of the horrors
Originally uploaded by Rocco Palermo.
Sui quotidiani stanno comparendo una serie di articoli che annunciano che "il 70% degli Italiani è sfiduciato della politica". Dal mio micro osservatorio, fatto di trenta/quarantenni post-pseudo-para radical chic intellettuali sinistrorsi, direi che siamo più vicini al 100%.
Sarà la batosta dell'affossamento dei Dico in nome dell'integralismo vaticano.
Sarà ii parlamento nato dal "porcellum", nelle mani oggi di qualsiasi microranza di1-2-3 senatori a volta, una vera casta, che ingrassa se stessa e si riempie di privilegi.
Sarà la sensazione condivisa di degrado socio-estetico-culturale, che diventa fortissima appena si varcano le frontiere e si vedono le ondate di cambiamento in Spagna, Francia, un po' dappertutto in Europa...
Sarà il Partito Democratico, che è partito ma non sa dove andare, e che senza una patente di vera laicità e senza una sua identità innovativa non prenderà molti voti, sicuramente (e mi pesa dirlo) non il mio.
Sarà quel che volete, ma anche gli amici più fedeli alla linea, più politicizzati, con anni di voto a PCI-PDS-DS, si sentono come svuotati, e tante chiacchierate davanti a una birra o a un piatto di tagliatelle, finiscono un po' nello scoramento.

Si arriva persino ad invidiare Sarkozy, non perché piaccia quel suo fare un po' da ducetto, ma perché, porca miseria, in due settimane ha fatto il governo, dimezzato i ministeri, messo dentro il 50% di donne, ringiovanito la politica francese.

Davanti a tutto questo, c'è una cosa da fare e che va fatta: firmare per il referendum elettorale. E' qualcosa di così spaventoso per la classe politica, che si è eretta attorno a questo tema una cortina di silenzio mediatico. Non so se sarà questo il catalizzatore del cambiamento, ma se potrà contribuire a modificare gli equilibri ormai insopportabili di questo sistema, ben venga.

21 maggio 2007

TV globale


Find Yourself... LOST
Originally uploaded by Calebtobey.

Chiacchierando con un insospettabile amico fruitore del blog, che mi ha tirato fuori esegesi della terza stagione di LOST e della prima di HEROES, mi sono tornati in mente una serie di discorsi sentiti all'ultimo MIP di Cannes, la fiera dei diritti TV.
L'esplosione della diffusione via download dei telefilm USA pare sia per le reti americane più un vantaggio che altro. In paesi dove mai avevano avuto successo le serie USA , ora sono nati canali satellitari a loro dedicate. In altri (come la Spagna) per arginare il fenomeno dei download, si trasmettono le serie americane praticamente in contemporanea con l'edizione USA.
In sostanza, la (piccola) fetta della popolazione che si scarica i telefilm e se li vede sul computer, avvia un meccanismo di "marketing virale" , e diffonde in ogni paese un passaparola virtuoso, che rende le serie famose e popolari ancora prima della loro messa in onda doppiate. E' un po' il fenomeno che chi i fan dei comics e dei manga conoscono da anni, e di cui noi stessi editori di fumetti "in traduzione"beneficiamo continuamente.

Per chiudere questa riflessione, devo dire che continuo a non scaricare serie TV dalla rete, più per incapacità che per altro, anche se mi sono fatto passare dei DVD con le puntate americane di LOST terza stagione e me le sono godute a bocca aperta. La domanda che mi viene è questa: ma perché mai le reti USA non permettono ufficialmente il download a pagamento dei loro programmi? Perché devo aspettare i capricci di Sky, Mediaset o Rai per vedere una serie che mi interessa, che magari mi arriva mesi e mesi dopo la messa in onda, a orari improbabili e oscillanti? In un mondo globale, anzi, dovrebbe essere possibile vedere la TV di qualsiasi paese, in diretta, con o senza sottotitolo, anche a pagamento, s'intende.
Detta così, sembra improbabile, ma credo (e spero) sia solo questione di tempo...

18 maggio 2007

Contemplar un adios


vuelo simetrico
Originally uploaded by quemas™.
Anche il babbo di Giorgio Lavagna (amico, musicista, scrittore, informatico, web guru ed editor extraordinare), se ne è andato, dopo una lunga e atroce malattia. Giorgio in questi mesi non ne ha parlato mai molto, con la decenza e la riservatezza quasi nobiliare che lo contraddistinguono, e solo da lontano ho potuto osservare la lenta agonia di suo padre, che rimaneva sullo sfondo delle varie riunioni e incontri di questi mesi, pur restando sempre presente, in lui e in noi che gli vogliamo bene. Un altro addio, in questi mesi di passaggi e traguardi.

17 maggio 2007

Un post sul Posto


Le soap operas sono da sempre una delle mie piccole, segrete passioni. Non sto parlando dei telefilm, dei serial, delle telenovelas, ma proprio delle soap, del format americano della fiction quotidiana del pomeriggio: nate addirittura come drammi radiofonici degli anni ’50, sponsorizzate da ditte di detersivi (da qui l’insolito appellativo di “opere di sapone”), le soaps sono un unicum nel panorama della fiction. Sono, per loro stessa definizione e concetto, infinite. Ogni giorno, fino a 220 volte l’anno, portano avanti una cattedrale narrativa che si dipana per decenni, o a volte solo per uno/due lustri, intrecciando le vite fittizie di decine, dozzine di personaggi.
Le soap, con le loro convenzioni, le loro banalità, le loro genialità, le loro follie, sono spesso kitsch, ripetitive, e solo di rado sfociano nel (relativo) sublime, grazie a un attore o a un’attrice ispirati, o a uno sceneggiatore che per una puntata, o dieci, o cento, riesce a dare un afflato originale a un intreccio che inevitabilmente non può non cadere nello stantio, una o più volte all’anno o al decennio. Vedere una soap per chi si occupa professionalmente di fiction rappresenta – a parte un piccolo piacere peccaminoso o il momento di decerebrato trastullo della giornata - anche la maniera di analizzare e comprendere come e con che trucchi si possano riuscire a portare avanti narrazioni ciclopiche per un tempo virtualmente illimitato.

Ordunque, fatta questa premessa, non vi parlerò stavolta di soap americane, delle varie General Hospital, Sentieri, Capitol, Una vita da vivere, che negli anni ’80 e ’90 hanno variamente assorbito la mia attenzione: soprattutto su Sentieri, alias Guiding Light, o GL per gli amici, potrei intrattenervi per dozzine di pagine, ma data la fine che sta facendo la serie, maciullata da ReteQuattro, mi verrebbe un bel po’ di tristezza. Voglio invece fare un post sul Un Posto Al Sole (UPAS) , l’unica soap italica degna di questo nome, che ogni giorno, da dieci anni, intrattiene qualche milione di persone su RaiTre. Grazie alla magia di MySki riesco dall’anno scorso a seguire UPAS, anche se in differita, ed è da un po’ che medito di condividere con voi le mie impressioni di spettatore.

Anzitutto, vedo UPAS da mesi, ma non sono ancora certo che mi piaccia davvero fino in fondo. Abituato al “modulo” delle soap americane, con intrecci lentissimi e intricati, spruzzatine di intrighi internazionali, serial killer, gente che muore e torna dalla tomba, fantasmi, poteri paranormali ETC, Un posto al sole sembra un po’ slavata, come soap. Dopo un po’ che la si vede, però, ci si inizia ad abituare, si entra nel gioco: l’ambientazione casalinga, gli intrecci mai troppo intricati, che si dipanano molto in fretta, le iniezioni di pura commedia napoletana, i personaggi macchietta contrapposti a quelli drammatici, ognuno che genera “linee orizzontali” che corrono parallele, senza intrecciarsi quasi mai, e così facendo diventano il motore narrativo della serie. Le cose che più mi deludono sono che spesso UPAS sembra tirare via le varie linee drammatiche. Costruisce una situazione, la alimenta, magari anche bene, per qualche settimana, e poi “paf”, nel giro di una-due puntate, si risolve tutto così sbrigativamente, che quasi non ci viene mostrato l’epilogo o la “chiusura”. Per non parlare poi di personaggi cruciali che scompaiono e vengono dimenticati, di elementi di “continuità” che languono, di storie abbozzate e poi lasciate in un angolo. A volte ho quasi l’impressione che gli sceneggiatori di UPAS non sappiano che pesci pigliare: solo negli ultimi 12 mesi, sono state introdotte e archiviate la trama del marito di Marina Giordano, quella del rapporto tra Franco e Giovanna, tra Michele ed Emma, quella delle trasgressioni matrimoniali di Renato, quella dello sbandamento di Ornella, le vicende di Viola e del suo professore. E’ tutto talmente caleidoscopico, affetto da coitus interruptus soapoperisticus, che mi spazientisco non poco.
Tuttavia, diciamocelo, quando Un posto al sole funziona, funziona benissimo. Le perfidie di Marina, il triangolo Diego/Carmen/Filippo, l’amore abortito tra Giovanna e Franco, l’attuale intreccio melodrammatico tra Niko e Valeria, l’incubo crescente di Silvia nella mani di Achille, sono tutti momenti molto ben riusciti, nell’economia e nella storia della serie. Rimane solo il rimpianto di una soap che funziona solo all’80% o al 90%, e cui basterebbe poco per avere lo smalto che merita: un po’ di coraggio in più, la voglia di andare fino in fondo, smettendo l’andamento ondivago degli ultimi tempi. Ma dato che come soap, UPAS è senza fine, si può sempre aspettare, aspettare, aspettare…

13 maggio 2007

Varie notizie da Torino


Bisogna dire che l’idea era un “no brainer”, espressione yankee che significa “una cosa così ovvia, che non c’era bisogno di avere un cervello per arrivarci”:
prendere il Salone del Libro di Torino, la principale manifestazione commerciale sul mondo librario, e fonderla con Torino Comics, la veterana manifestazione del capoluogo piemontese su fumetti e affini. Dopo tutto, in questa epoca di mishung di generi e media, in cui i romanzieri diventano sceneggiatori di comics, in cui gli editori di libri si litigano i diritti delle graphic novel, in cui i romanzi diventano libri a fumetti e dal mondo dei fumetti nascono i romanzi, quale connubio migliore di quello tra libri e fumetti poteva essere benedetto dall’aristocrazia culturale italica, all’ombra della Mole e nei rispettatissimi saloni del Lingotto.

Peccato che, come spesso succede in questo nostro paese delle banane, si siano fatte ancora una volta, come sempre, le cose a metà, con approssimazione e superficialità, al risparmio. Torino Comics non si è invero fusa con il Salone: gli ha fatto da appendice miseranda, da cugino povero che si invita a cena ma si mette in cortile a mangiare dalla scodella del cane. Torino Comics è stata allestita in una tensostruttura, in fondo alla fiera, senza alcuna segnalazione, senza alcun rilievo nella comunicazione del Salone, invisibile. E mentre nei padiglioni del Salone i visitatori sfogliavano Ammaniti e WuMing al fresco dell’aria condizionata, in una patetica tensostruttura, in fondo a tutto, i fumettari morivano di caldo, con svenimenti vari, a 30 e passa gradi di temperatura, in maglietta e pantaloncini.

Quindi, bellissimo il Salone, 10 e lode per la sua organizzazione e glamour, ma zero assoluto per la mancanza di rispetto con cui ha trattato la letteratura disegnata, che merita rispetto e visibilità e non di essere messa in un cantuccio, come una povera cosa.

Per fortuna del mio sistema neurovegetativo e di termoregolazione, l’incontro con il pubblico di cui vi dicevo si è tenuto venerdì nel Salone vero e proprio, con oltre quaranta partecipanti, davvero tanti se pensate che all’incontro successivo, per un romanzo, ce n’erano solamente due (2). Il sottoscritto e Gabriele Dell’Otto abbiamo intrattenuto per un’oretta, dando tante anticipazioni. Trovate un resoconto abbastanza preciso dell’incontro a questo sito. Tra le cose dette, la più esplosiva e imprevista era senz’altro quella sulla nostra imminente uscita con i fumetti legati a mondo di Vasco Rossi, scritti da Enrico Brizzi e disegnati da una posse di giovani e grandissimi artisti, tra cui per ora possiamo solo annunciare Donald Soffritti, tutti colorati da un altro artista che è uno dei miei miti attuali, Emanuele Tenderlini. La notizia è stata ripresa ieri da Il Giorno, Resto Del Carlino, La Nazione, nelle pagine nazionali; andatevela a leggere cartaceamente, dato che QN non rende disponibili online tutti i suoi contenuti.

Al Salone mi sono anche fatto intervistare da Luca Sofri all’interno di Radio3Web, davvero una bella esperienza. Speravo fosse possibile sentire il podcast, ma al momento non pare possibile. Ho poi visto una lunga serie di autori, editori, disegnatori, colleghi etc, in un continuo andirivieni tra la Tensostruttura a 30 gradi e il fresco del Salone.

Due momenti topici del soggiorno:

bere una birra alle due di notte alla festa di Minimum Fax con Sandrone Dazieri, esimio giallista, mente oscura della Mondadori, appassionato di TV, cinema e fumetti, nonché nuovo amico annata 2007

mangiare e fare acquisti all’Eataly, uno spettacolare supermarket/caffetteria sciccosissimo e biologico, con il meglio del meglio dello slow food da comprare o mangiare in loco, tutto DOC, DOP: riso nero, rosso, bianco, plin freschi alla borragine, tallarin, fagioli in confezione deluxe, pane ai fichi, marmellata al mandarino, pesto di tonno, maggiorana e pinoli, un delirio delizioso di dolcezze e salatezze. E nel 2010 apre anche a Bologna, pare…

10 maggio 2007

Due paroline...


Matryoshkas
Originally uploaded by Jėƒƒ.
Il nostro paese è ormai adagiato nell'ipocrisia.

Chi propone i Dico, non ha il coraggio di dire che il vero problema non sono le coppie di fatto eterossessuali, che hanno comunque l'opzione di potersi sposare, ma quelle omosessuali, private di ogni diritto, di ogni riconoscimento, e che sacrosantamente reclamano almeno una parte dei diritti che Spagna, Inghilterra, Francia, Canada, Svizzera e tanti altri paesi più civili del nostro riconoscono ampiamente.

Chi propone il cosiddetto "Family Day" non ha il coraggio di dire che la vera spinta alla manifestazione non è la promozione della famiglia, la richiesta di aiuti, nidi e pannolini, ma è ostacolare a ogni costo l'approvazione dei Dico. In nome di una malcelata omofobia, un gruppo sociale, che ha dei diritti, scende in piazza per impedire che questi diritti siano (in parte) estesi a concittadini che ne sono privi.

Non so voi, ma a me solo l'idea che ci si possa opporre all'estensione di diritti a una fascia più ampia della popolazione, in nome di una "norma naturale (?)" e della "difesa della famiglia" (da cosa?), mi fa, semplicemente, onestamente, sinceramente, orrore.

E, senza ipocrisie, lo Dico.

09 maggio 2007

A mani giunte


Diventa così difficile, a volte, questo gesto. Nella frenesia dei giorni, è difficile trovare l'attimo per il silenzio, per il ringraziamento, per assaporare un momento speciale, la musica giusta che mettono su right on clue, il calendario aperto su un giorno diverso dagli altri, così unico, e raro. E ci fa sentire, magicamente, in due, al di là di tutto il resto, immersi nell'amore, respirandolo a pieni polmoni. Magicamente felici, per l'estate che è arrivata, per il cielo che è chiaro, per l'amica che ci sorride, per l'amico che sentiamo vicino, per la città che freme sotto i nostri piedi, per la pila di libri e fumetti sul comodino, il vino che abbiamo bevuto, il sapore delle lasagne al basilico, della vita che c'è.

05 maggio 2007

Giochi e giocolieri


Waiting...
Originally uploaded by fotoharing [ in jail ].
Sta prendendo forma un'idea che ho da tempo su questo blog, ovvero il separarlo in due. Uno personale, sulle cose che penso e faccio e leggo e vedo. Un altro sui fumetti, più "ufficiale", magari inserito nel "corpus" ufficiale sul web della mia casa editrice. Sarà una transizione non immediata, ma ci sto lavorando. Hang in there.

Nel frattempo cosa faccio?

Corro più che mai, dopo tante fiere, dopo cotanto film ragnesco, dopo cotante iniziative speciali qua in Italia e non solo. La settimana prossima sono a Torino, il venerdì e il sabato, alla Fiera del Libro/Salone del Fumetto, e il venerdì mattina alle 11.30 allo Spazio Autori Calligaris ci sarà la nostra unica conferenza/incontro con il pubblico. Salvo imprevisti, farò due o tre annunci di nuovi progetti in arrivo, tutte cose che mi hanno tenuto impegnatissimo di recente, e soprattutto UNO farà molto parlare, specialmente fuori dal settore dei comics.

E poi giro, faccio, parlo, vedo, leggo, destreggiandomi a volte come un giocoliere. Oggi ci sono tante inaugurazioni ed eventi in città, dalla nuova galleria di arte moderna, MamBo, alla maratona teatrale al teatro di Casalecchio, alla presentazione del libro di Danilo Maso Masotti, estratto dal suo esilarante blog sugli Umarells. Solo l'imbarazzo della scelta, una volta tanto.

E voi, se volete tenervi occupati per 30 secondi, cliccate sulla foto di accompagnamento, e andatevi a leggere la poesiola di Fotoharing. L'ho trovata per caso, e in questo giorno coperto e poco primaverile, mi ha strappato un sorriso. Uno di quelli veri.