29 ottobre 2009

In trans

Posso dire due paroline sul caso Marrazzo? Fuori dal coro, se possibile...

Posso dire che la sessualità, nel suo mistero, nella sua profonda, assoluta, rivelazione del sé, è davvero il cuore sacro dell'umanità?  E se una persona vuole esprimere la sua carnalità, la sua sessualità, con una donna dai capelli biondi o un uomo con la barba rossa, tre nani o una squadra di rugby o di nuoto sincronizzato, la vicina di casa o l'amico d'infanzia, o anche con un trans dalle forme robuste e dal corpo quasi infinito, può farlo come e quando vuole, senza che nessuno abbia il diritto di puntare il dito o di lanciare una crociata perbenista.

Il caso Marrazzo indigna al pensiero che le forze dell'ordine si dedichino all'estorsione e alla truffa, anziché a combatterle. Indigna nel vedere la violazione della privacy, lo schiacciamento della dignità di una persona, prima ricattata, poi violata.

Indigna nel vedere quanto può essere ingenuo un politico come Marrazzo, che si illude di non finire nel tritacarne dei media, di potere muoversi come un privato cittadino e non come una personalità politica, possibile vittima di estorsioni e ricatti. Indignano i suoi tentativi di copertura. Le sue menzogne. Il suo non capire che esporsi a possibili ricatti e truffe danneggia sia lui sia il ruolo che ricopre. Il suo non opporsi subito a un ricatto e l'aspettare mesi, nell'assurda speranza che la cosa si spegnessi.

Ma non mi indigna - e in fondo non mi interessa - il fatto che frequentasse transessuali. Se non vivessimo in una società completamente omofoba o, forse, ancora peggio, ipocritamente sessuofoba, tutto questo aspetto non ci scandalizzerebbe più della presenza di Marrazzo a una festa di diciottenni, o in compagnia di qualche prosperosa escort platinata. E invece è proprio questo il chiodo finale della crocefissione, il colpo di grazia, il cum shot della vicenda. Che Piero amasse gli uomini nel corpo delle donne, o le donne dentro il corpo di un uomo, che fosse abitante di una zona di confine tra il maschile e il femminile che accompagna l'umanità fin dall'alba dei tempi ma che è destinato a rimanere un oscuro segreto, un marchio di vergogna, il segno dell'infamia, anziché l'espressione di un vero mistero, di un'epifania di un sé scisso tra l'uomo e la donna, tra il dare e il ricevere.



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