26 giugno 2019

Due pensieri due sul PRIDE

Capiamoci. Il Pride è una manifestazione politica. E la politica non passa solo dalla rivendicazione dei diritti (alla sicurezza, all’uguaglianza, ai farmaci per le persone trans, a non essere insultati picchiati e feriti, alle adozioni, alla fecondazione assistita, al matrimonio egualitario etc). La politica passa anche per la rivendicazione delle libertà sessuale, della libertà di vestirsi come si vuole e di limonare chi ci pare in pubblico come fa chiunque nei paesi civili. E il Pride è anche una festa, un dire “siamo liberi felici e non ci nascondiamo, contro chi ci vorrebbe a casa nostra o in galera o sottoterra). Con gente che marcia in pantaloni e maglietta ma anche con parrucche e lustrini e harness e seminudi nudi. Chi non capisce che il movimento LGBTQ deve mostrare questa fierezza, questa libertà, ha dentro un sacco di omofobia, di vergogna tossica (quella vergogna che ci inculca la società patriarcale moralistica e che opprime le persone LGBTQ dal loro primo vagito). Sarebbe proprio il caso di liberarsene. Posso consigliare bravi terapeuti all’occorrenza.