26 febbraio 2007

New York City Blues


C'è qualcosa di strano tra me e New York. Ci vivo in maniera virtuale da quando ero bambino, da quando restavo a bocca aperta daventi alle tavole di Kirby, Colan e Romita, e ai loro grattacieli e canyon di cemento, ai depositi d'acqua sui tetti, alle scale antincendio, alle mille luci di Times Square.
Forse perché è una città con un valore simbolico così forte, nella vita reale non sono mai riuscito ad avere con lei un rapporto tranquillo, sereno. Ci sono troppi fantasmi, troppi ricordi, troppo stress lavorativo. E' tutto così mescolato, così fuori scala. Ci sono acquazzoni torrenziali, e ondate di calore. Isolati percorsi con il sorriso sulle labbra o con gli occhi che a stento trattengono le lacrime. Incontri minimali, o fugaci, o cruciali e importantissimi. Alberghi al limite della decenza e lusso a cinque stelle. Hamburger divorati in piedi o sushi da 170 dollari a testa. Non so perché, ma ogni volta i viaggi a New York sono una sorpresa, imprevedibili, ognuno diverso dall'altro.
Quello di adesso non è da meno, anzi.
Parto da Bologna giovedì 22. Le previsioni sono freddo polare, quindi mi porto tutte le cose pesantissime che ho in casa, e - non pago - mi fermo da Playsport sulla strada per l'aeroporto e compro calzamaglia termica e giacca da alpinismo garantita per -15°.Il viaggio è tranquillo, anche se sono un po' nervoso come sempre mi capita quando attraverso l'oceano. Un tramonto spettacolare accoglie il volo Air France e quando all'atterraggio vedo che il fiume a fianco del Kennedy è ghiacciato, capisco che le previsioni atmosferiche non erano esagerate. Sono con Sebastien, della filiale francese, e con lui scendo al Dream Hotel, albergo prenotato un po' a caso su un sito di booking discount, ma che si rivela un'ottima scelta: molto carino, a fianco della metropolitana, a un isolato dalla DC Comics e a cinque minuti in taxi dalla Marvel, con un buon ristorante dentro e - con mia sorpresa - un centro diretto da Deepak Chopra (quello di Virgin Comics, nientepopodimeno che) che offre lezioni gratuite di meditazione e yoga.
Come se non bastasse, l'hotel ha un bar al quattordicesimo piano in cui ero stato per dei drink diversi anni fa, altra coincidenza bizzarra se pensate a quanti bar ci sono a Manhattan e quanti hotel.
Quindi, fin dall'inizio, il viaggio è come pochi altri, e uscendo nella notte con Seb me ne rendo conto ancora di più. Fa un freddo davvero polare, come raramente ho sentito in vita mia, le strade sono deserte, solo qualche taxi, un vento spettrale che trasforma le vie in gole di montagna. Mangiamo in zona, come al solito sono un po' stordito dal jet lag, ma la notte passa bene, e la mattina dopo ci aspetta il Comicon, la seconda edizione del salone di fumetto di New York. Giornata splendida, sole magnifico, cielo terso, ma temperatura percepita di qualche grado sotto lo zero. La fiera si dimostra caotica come da previsioni (l'anno passato avevano dovuto chiuderla per eccesso di visitatori) e i nostri badge sono introvabili, ma dopo un'ora di attesa finalmente saltano fuori e possiamo entrare. Per usare una bella espressione inglese, sono "underwhelmed", sembra una specie di San Diego in miniatura, diciamo un dodicesimo o un quindicesimo della manifestazione californiana. Ci sono tutti gli editori, gli stand di alcuni negozi locali, un numero irrisorio di cosplayer, e tutto è così disorganizzato che il primo giorno non ci sono neppure i ristoranti aperti.
Per fortuna gli incontri sono interessanti e positivi, e la giornata passa bene, al coperto e al calduccio. Nel pomeriggio, andiamo alla DC per un lungo e proficuo incontro sulla nostra produzione di Superman e co in francese, e poi ceniamo con loro in un pazzesco ristorante asian-fusion su Broadway.
Il sabato, more of the same: freddo polare, sole accecante, Simone Airoldi che si è unito alla squadra e la fiera che continua, finalmente aperta al pubblico anziché solo agli operatori come il venerdì. Colpo di scena: bisogna comunque mettersi in coda, anche se si ha un pass "professional". Da bravi italiani ci intrufoliamo comunque, sfruttando le falle della sicurezza, anche perché la coda è di almeno un'ora, tutta all'esterno, e il rischio di un semi-congelamento esiste. Anche il sabato è pieno di appuntamenti, e anche stavolta a metà pomeriggio ci spostiamo all'esterno, per un lungo incontro strategico con Virgin Comics (che hanno appena annunciato una joint venture con il canale Sci-Fi). L'appuntamento ha luogo all'Hudson Hotel, un posto così esclusivo e sciccoso che mi metterei a scattare foto di ogni angolo se non temessi di sembrare un po' troppo truzzo.
La domenica è una giornata di transizione. Riservo l'unico appuntamento al tardo pomeriggio, e la mattina la passo in camera a lavorare al computer. Fuori il tempo è diventato livido, minaccia neve, non si sa se il giorno dopo si potrà arrivare all'aeroporto, o se chiuderanno le strade. Mi viene un po' di "New York Blues", quella sensazione opprimente che questa città sa dare, con il cielo così bianco, i palazzi che sembrano stringerti. Mi faccio forza ed esco comunque, mi dedico alla retail therapy. Compro un paio di occhiali da un ottico del Meat Packing Quarter che sembra una gioielleria. Poi saccheggio un GAP, prendendomi un po' di magliette e roba simile, e uscendo fuori, come da previsioni, inizia a nevicare. Grossi fiocchi candidi, mentre la notte è ormai scesa e tutta la città prende un aspetto surreale
Con Simone e Seb andiamo a cena vicino all'hotel, facendo pochi isolati a piedi, e noto con sollievo che la neve non attacca.
Finalmente, lunedì, è il giorno della Marvel e della partenza... o almeno così credevo. Mentre sono alla Casa delle Idee, intento a sentire dalla bocca di Dan Buckley i dettagli super-segreti degli incredibili nuovi progetti editoriali per Iron Man, Cap e soci, ricevo una chiamata alle armi dall'ufficio. Invece di tornare a casa, devo restare a New York ancora una notte, per andare domani a Città del Messico per partecipare a una importantissima riunione. Mentre saluto Seb e Simone, diretti a JFK, mi sento a metà tra l'entusiasta (un'avventura! il Messico! 27 gradi!) e lo sconcertato (altri due giorni fuori casa? in Messico! Ma ho solo vestiti invernali). Dato che ho una sorta di mezza giornata di vacanza fuori programma, cerco di godermela. Ancora shopping. Due ore di yoga. Una puntata di Heroes (che non ho mai visto prima di oggi) su NBC. Cena vietnamita al bancone del mio ristorante preferito a Union Square.
Aspettando il domani, e il Messico, e qualche altro sorprendente colpo di scena di sicuro.

22 febbraio 2007

Ritiro editoriale all'Overlook Hotel


I nostri famigerati E.R. ("editorial retreat") sono ormai diventati una piccola istituzione per la redazione, e anche quest'anno ce ne siamo andati due giorni in una località isolata a discutere e a progettare i nostri piani editoriali. Destinazione del 2007, non più la Valle del Sillaro, bensì l'appennino reggiano, per l'esattezza Busana, amena (e deserta) località a ridosso del parco regionale dell'appennino tosco emiliano. Dal momento che l'organizzazione quest'anno è stata demandata al mio braccio destro Andrea Rivi, il fido Rivers ha giocato in casa e ci ha portati tutti nella sua provincia, oltre la valle della rocca di Bismantova, in un hotel che ha aperto solo per noi, molto carino ma un po' stile Overlook Hotel di Shining.
E mentre ci accapigliavamo su Onslaught Reborn o su come pubblicare la serie regolare di Ghost Rider, di tanto in tanto fuori dalla finestra del salone compariva un cerbiatto che brucava placido, indifferente alle nostre disquisizioni fumettistiche.
Come sempre, non posso anticiparvi nulla sulle idee e i progetti partoriti dal meeting, e non fidatevi neppure della foto qua a fianco, che riprende una delle mille permutazioni del nostro piano 2007, messo assieme a suon di post-it e lavagna di carta. Vi assicuro però che ne vedrete delle belle - sul serio - e che la seconda metà dell'anno non vi lesinerà sorprese e colpi di scena.

Back to school


Un'attività nuova mia personale di cui non ho ancora parlato, un po' per pudore e un po' per scaramanzia, è la scuola di counselling che ho iniziato a gennaio. Si tratta di un corso di tre anni, un impegno di 150 ore l'anno, diciamo 9 week-end e una settimana intera intensiva in estate. Affiancata dai seminari del SAT, di cui ho parlato più volte, è una vera e propria formazione, con tanto di diploma finale. Un counsellor, per i non addetti ai lavori, è un "professionista dell'aiuto psicologico", chiaramente un livello sotto agli psicologi laureati e certificati, ma pur sempre in grado di svolgere - entro certi limiti - attività di consulenza psicologica. Un po' mi sento un pazzo a intraprendere a quasi 42 anni di età, un corso di questo tipo, come se non fossi già assorbito abbastanza da fumetti, contratti, contatti, fiere, business plan, etc. Eppure vi devo dire che raramente mi sono sentito di fare una cosa più giusta di questa: mi sento pieno di entusiasmo, come fossi tornato ai tempi della scuola, ai momenti di scoperta, all'ingresso in un mondo nuovo, che dà nuove prospettive e un nuovo afflato alla vita.

Come tutti i corsi che si rispettino, anche questo assegna "compiti a casa", ovviamente blandi dal momento che tutti i partecipanti hanno già un lavoro. In pratica si tratta di libri di testo da leggere e studiare, e mi guarderei bene dal proporvi i volumi più tecnici. Uno però ve lo devo segnalare: si intitola A tu per tu con la paura, costa 8.50 euro, è edito da Feltrinelli, è scritto dallo psichiatra americano Thomas Trobe, che usa il nom de plume Krishnananda. E' usufruibile da tutti, scritto in maniera semplice ma incredibilmente tagliente, e dedicato in pratica alle paure del nostro "bambino dentro", alle loro cause e conseguenze, e a come affrontarle. E' una di quelle letture ipnotiche, che inizi e che ti travolgono, che ti danno uno o due insight a pagina, che a volte devi interrompere da quanto sono forti i pensieri che ti si affollano nella mente, Se avete mai avuto una delusione amorosa, o vi siete mai sentiti bloccati dalla paura, o intrappolati in un circolo vizioso, o se volete semplicemente capire perché i vostri rapporti interpersonali funzionano sempre nello stesso modo, a sistole e diastole, ve lo consiglio caldissimamente.

Rompendo il silenzio

Sono stato abbastanza silenzioso in questi giorni, non perché non vi pensassi.
Credo che il giorno che sarà possibile postare in un blog con il pensiero, dovrete venire a controllare ogni due ore le cose che ho scritto. Ho solo avuto tanto, tantissimo da fare, pensate che sono andato a letto per due sere di seguito alle 23.00 da quanto ero stanco.

Adesso, mentre scrivo queste righe in aereo diretto a New York, con la Groenlandia che non si vede a causa delle nuvole ma appare solo come un fantasma sullo schermo davanti a me, ho argomenti senza fine che mi ronzano in testa. Invece di fare una marmellata, vediamo di fare il bravo bambino e di metterli uno dopo l'altro in post diversi.

14 febbraio 2007

Cosa bolle in pentola...


next -- boil
Originally uploaded by ShimmeeGrrl.
Sempre molte cose.
La primavera che sembra già qui, con l'aria che sa d'aprile.
La luce perfetta di ieri sera.
Il sapore dell'acqua.
Toccare per terra con le mani facendo triconasana.
Un picnic al parco Ferrari mangiando un calzone funghi, mozzarella e prosciutto cotto con una persona cara, parlando di sciamanesimo e del potere magico del numero 17.
Un San Valentino che ignoro perché posso permettermi il lusso di farlo (perché l'amore va vissuto ogni giorno, ogni giorno come fosse il primo e l'ultimo).
Scoprire un nuovo ristorante giapponese/asian fusion e mangiare il riso cotto in foglia di loto.
L'autostrada libera tra Modena e Bologna.
Il sapore dello yogurt all'aloe vera.
Dare un'intervista a Repubblica Bologna per i miei vent'anni con l'Uomo Ragno (1987/2007) e camminare poi sotto i portici di via Saragozza sentendomi esattamente come quel giorno di due decenni fa, nell'attesa della prima uscita, o forse anche più giovane, ironicamente più leggero di allora.
Pensare che lunedì e martedì andiamo in ritiro con tutti i redattori sull'appennino reggiano. Che giovedì prossimo vado a New York al Comicon, e poi a Mantova Comics. Ma che non cambierei nessun posto con questa casa, con le due torri che si intravedono luminose in lontananza, e la torre di ingegneria che sulle colline si vede sporgendosi sulla terrazza.

12 febbraio 2007

Windows of opportunity.


A volte bisogna essere pronti a muoversi in fretta. Abbiamo iniziato la ricerca per un editor. Esatto, cerchiamo un nuovo redattore per un lavoro full time a Panini Comics a Modena. Anche se diciamo "redazione tedesca", intendiamo la redazione tedesca all'interno della sede di Modena.
Requisiti: PERFETTA conoscenza dell'inglese (e - se possibile - almeno un'infarinatura di tedesco), conoscenza buona dei comics americani, residenza in zona Reggio-Modena-Bologna o immediata disponibilità al trasferimento. Per piacere, non scrivete a me, ma andate a vedere i dettagli dell'annuncio sul nostro sito a questa pagina.

Unici difetti del lavoro: sarò il vostro capo (il che nell'ordine cosmico delle cose non è poi malaccio) e i vostri colleghi sarà gente tipo quella della foto qua sopra...

Molto più banalmente, cerchiamo anche un collaboratore per un piccolo lavoro di compilazione database (in maniera continuativa, diciamo che è un lavoro che può occupare qualche ora alla settimana). E' indispensabile vivere vicino alla nostra redazione, e valgono per il contatto le stesse indicazioni di cui sopra.

09 febbraio 2007

Non so perché...


Barbapapà
Originally uploaded by Marco40134.
... ho scelto questa foto stasera.
Non so perché non sto ancora dormendo, dopo aver visto la prima puntata della V stagione di Six Feet Under in DVD (molto triste, troppo).
Non so se essere felice o infelice per la nuova legge sulle unioni di fatto, che troppi avversano per pura cecità e ignoranza, e che adesso, letta nelle anticipazioni sui siti web, sembra qualcosa sì di limitato, ma anche di così ovvio, forse banale, normale, qualcosa che dà qualcosa a tante persone, anziché togliere. E forse tante persone che si riempiono la bocca con la parola "famiglia" dovrebbero avere l'umiltà di accettare le famiglie degli altri, quelle che non sono stile Mulino Bianco, ma che hanno dentro più amore e accettazione e solidarietà di tante belle famigliole di cartapesta, tutte apparenza e niente sostanza.

Ecco, ho capito la scelta della foto, dettata dal mio inconscio. La mia famiglia preferita è quella dei Barbapapà, fatta di tanti individui strani e imprevedibili, che possono essere tutto e il contrario di tutto, colorati e un po' alieni, come coloro che abitano il mondo reale, e riempiono con le loro lacrime, le loro allegrie e il loro sudore, le vie misteriose degli uomini e delle donne.

05 febbraio 2007

Slovenia '07


Dragon bridge
Originally uploaded by Marco40134.
Anche quest'anno, la mini-vacanza invernale (che è mio costume concedermi praticamente da quando ho iniziato a lavorare) mi ha portato in Slovenia. C'ero stato l'anno scorso, e posso sottoscrivere tutto quanto detto nel post di allora: bei panorami, terme spettacolari, prezzi ridicoli, cibo discreto (a parte l'immangiabile filetto nella sperduta Gastlina Straus dove mi ha spedito Cristiano Grassi, sicuramente per assassinarmi e prendere il mio posto come direttore di Panini Comics --;-)).
Rispetto al 2006, quest'anno ho passato una notte a Lubiana, e al ritorno mi sono fermato a Trieste, che vedevo per la prima volta.
Lubiana è davvero una destinazione interessante, una piccola capitale mitteleuropea a poche ore dall'Italia, con bei ristoranti, una vita giovanile che non scherza, belle atmosfere mitteleuropee. Con i miei compagni di viaggio, siamo scesi all'Hostel Celica, una prigione circondariale trasformata in ostello di lusso. Ogni cella è trasformata in opera d'arte, con lavori di giovani artisti, i bagni sono comuni ma pulitissimi, e nella lobby sfila la meglio gioventu slovena. Un'esperienza da non perdere, al modico prezzo di 24 euro a persona a notte, per pernottamento e colazione.
La tappa a Trieste mi è anch'essa pia ciuta, anche se ho trovato le vie attorno a Piazza Unità d'Italia un po' derelitte.Tuttavia, passeggiando sulla piazza, penetrando nel porto sul molo, con le mantagne da sfondo, la folla che si accalca, il cielo terso, si sente il pulsare di questo remoto angolo d'Italia, se ne avverte tutta la storia, il suo essere nel nesso dei nostri destini nazionali. E' una bella emozione da provare, in una domenica pomeriggio d'inverno tiepida e assolata.