23 novembre 2007

Visions of New York


Visions
Originally uploaded by Marco40134.
Nel blog di NOVA100... vari post su Lucca e sul mio viaggio in USA di novembre 2007.

L'indirizzo è

www.marcolupoi.nova100.ilsole24ore.com

29 maggio 2007

E' ma, è forse.


Celestial Dream
Originally uploaded by •Laurie•.
Strani pensierini del lunedì sera, con la gatta che dorme accovacciata al mio fianco, la televisione rimasta accesa nell'altra stanza, Bologna un po' più fredda, che ci vorrebbero di nuovo i calzini e oggi sull'Appennino modenese nevicava (o era un'illusione).
Strani pensierini, dopo un un fine settimana dominato dalla visione del season ending di LOST (che finale, che finale... ancora non me ne capacito) e dal corso di counselling, tutto sulla famiglia e i suoi nodi, teorie di Alejandro Jodorowski incluse.
Dopo un lunedì un po' strano, con gli USA, la Francia e la Germania chiuse per ferie, e tanta pioggia ("La pioggia di maggio"), e finalmente poter vedere le prime tavole stile Mad Max del secondo numero dei Vasco Comics, nonché il primo volume finito di una bellissima serie creata per la Francia, a base di fanciulle discinte, viaggi nel tempo, misteri e retroglam come se piovesse.
Dopo aver scritto il primo post di prova della nuova incarnazione di Cuoredichina, ancora in fase test, che leggerete tra qualche settimana, quando trasmigreremo in una nuova piattaforma... e io e voi saremo in compagnia. In bella, bellissima compagnia.

E come continua la canzone? Voi, cantatela com me...

E mah è forse è quando tu voli rimbalzo dell'eco è stare da soli
è conchiglia di vetro, è la luna e il falò
è il sonno e la morte è credere no
margherita di campo è la riva lontana
è la riva lontana è, ahi! è la fata Morgana
è folata di vento onda dell'altalena un mistero profondo
una piccola pena
tramontana dai monti domenica sera è il contro è il pro
è voglia di primavera
è la pioggia che scende è vigilia di fiera è l'acqua di marzo
che c'era o non c'era
è si è no è il mondo com'era è Madamadorè burrasca passeggera
è una rondine al nord la cicogna e la gru, un torrente una fonte
una briciola in più
è il fondo del pozzo è la nave che parte un viso col broncio
perché stava in disparte
è spero è credo è una conta è un racconto una goccia che stilla
un incanto un incontro
è l'ombra di un gesto, è qualcosa che brilla il mattino che è qui
la sveglia che trilla
è la legna sul fuoco, il pane, la biada, la caraffa di vino
il viavai della strada
è un progetto di casa è lo scialle di lana, un incanto cantato
è un'andana è un'altana
è la pioggia di marzo, è quello che è
la speranza di vita che porti con te
è la pioggia di marzo, è quello che è
la speranza di vita che porti con te

è mah è forse è quando tu voli rimbalzo dell'eco
è stare da soli
è conchiglia di vetro, è la luna e il falò
è il sonno e la morte è credere no
è la pioggia di marzo, è quello che è
la speranza di vita che porti con te
è la pioggia di marzo, è quello che è
la speranza di vita che porti con te

25 maggio 2007

Impegno e disimpegno


House of the horrors
Originally uploaded by Rocco Palermo.
Sui quotidiani stanno comparendo una serie di articoli che annunciano che "il 70% degli Italiani è sfiduciato della politica". Dal mio micro osservatorio, fatto di trenta/quarantenni post-pseudo-para radical chic intellettuali sinistrorsi, direi che siamo più vicini al 100%.
Sarà la batosta dell'affossamento dei Dico in nome dell'integralismo vaticano.
Sarà ii parlamento nato dal "porcellum", nelle mani oggi di qualsiasi microranza di1-2-3 senatori a volta, una vera casta, che ingrassa se stessa e si riempie di privilegi.
Sarà la sensazione condivisa di degrado socio-estetico-culturale, che diventa fortissima appena si varcano le frontiere e si vedono le ondate di cambiamento in Spagna, Francia, un po' dappertutto in Europa...
Sarà il Partito Democratico, che è partito ma non sa dove andare, e che senza una patente di vera laicità e senza una sua identità innovativa non prenderà molti voti, sicuramente (e mi pesa dirlo) non il mio.
Sarà quel che volete, ma anche gli amici più fedeli alla linea, più politicizzati, con anni di voto a PCI-PDS-DS, si sentono come svuotati, e tante chiacchierate davanti a una birra o a un piatto di tagliatelle, finiscono un po' nello scoramento.

Si arriva persino ad invidiare Sarkozy, non perché piaccia quel suo fare un po' da ducetto, ma perché, porca miseria, in due settimane ha fatto il governo, dimezzato i ministeri, messo dentro il 50% di donne, ringiovanito la politica francese.

Davanti a tutto questo, c'è una cosa da fare e che va fatta: firmare per il referendum elettorale. E' qualcosa di così spaventoso per la classe politica, che si è eretta attorno a questo tema una cortina di silenzio mediatico. Non so se sarà questo il catalizzatore del cambiamento, ma se potrà contribuire a modificare gli equilibri ormai insopportabili di questo sistema, ben venga.

21 maggio 2007

TV globale


Find Yourself... LOST
Originally uploaded by Calebtobey.

Chiacchierando con un insospettabile amico fruitore del blog, che mi ha tirato fuori esegesi della terza stagione di LOST e della prima di HEROES, mi sono tornati in mente una serie di discorsi sentiti all'ultimo MIP di Cannes, la fiera dei diritti TV.
L'esplosione della diffusione via download dei telefilm USA pare sia per le reti americane più un vantaggio che altro. In paesi dove mai avevano avuto successo le serie USA , ora sono nati canali satellitari a loro dedicate. In altri (come la Spagna) per arginare il fenomeno dei download, si trasmettono le serie americane praticamente in contemporanea con l'edizione USA.
In sostanza, la (piccola) fetta della popolazione che si scarica i telefilm e se li vede sul computer, avvia un meccanismo di "marketing virale" , e diffonde in ogni paese un passaparola virtuoso, che rende le serie famose e popolari ancora prima della loro messa in onda doppiate. E' un po' il fenomeno che chi i fan dei comics e dei manga conoscono da anni, e di cui noi stessi editori di fumetti "in traduzione"beneficiamo continuamente.

Per chiudere questa riflessione, devo dire che continuo a non scaricare serie TV dalla rete, più per incapacità che per altro, anche se mi sono fatto passare dei DVD con le puntate americane di LOST terza stagione e me le sono godute a bocca aperta. La domanda che mi viene è questa: ma perché mai le reti USA non permettono ufficialmente il download a pagamento dei loro programmi? Perché devo aspettare i capricci di Sky, Mediaset o Rai per vedere una serie che mi interessa, che magari mi arriva mesi e mesi dopo la messa in onda, a orari improbabili e oscillanti? In un mondo globale, anzi, dovrebbe essere possibile vedere la TV di qualsiasi paese, in diretta, con o senza sottotitolo, anche a pagamento, s'intende.
Detta così, sembra improbabile, ma credo (e spero) sia solo questione di tempo...

18 maggio 2007

Contemplar un adios


vuelo simetrico
Originally uploaded by quemas™.
Anche il babbo di Giorgio Lavagna (amico, musicista, scrittore, informatico, web guru ed editor extraordinare), se ne è andato, dopo una lunga e atroce malattia. Giorgio in questi mesi non ne ha parlato mai molto, con la decenza e la riservatezza quasi nobiliare che lo contraddistinguono, e solo da lontano ho potuto osservare la lenta agonia di suo padre, che rimaneva sullo sfondo delle varie riunioni e incontri di questi mesi, pur restando sempre presente, in lui e in noi che gli vogliamo bene. Un altro addio, in questi mesi di passaggi e traguardi.

17 maggio 2007

Un post sul Posto


Le soap operas sono da sempre una delle mie piccole, segrete passioni. Non sto parlando dei telefilm, dei serial, delle telenovelas, ma proprio delle soap, del format americano della fiction quotidiana del pomeriggio: nate addirittura come drammi radiofonici degli anni ’50, sponsorizzate da ditte di detersivi (da qui l’insolito appellativo di “opere di sapone”), le soaps sono un unicum nel panorama della fiction. Sono, per loro stessa definizione e concetto, infinite. Ogni giorno, fino a 220 volte l’anno, portano avanti una cattedrale narrativa che si dipana per decenni, o a volte solo per uno/due lustri, intrecciando le vite fittizie di decine, dozzine di personaggi.
Le soap, con le loro convenzioni, le loro banalità, le loro genialità, le loro follie, sono spesso kitsch, ripetitive, e solo di rado sfociano nel (relativo) sublime, grazie a un attore o a un’attrice ispirati, o a uno sceneggiatore che per una puntata, o dieci, o cento, riesce a dare un afflato originale a un intreccio che inevitabilmente non può non cadere nello stantio, una o più volte all’anno o al decennio. Vedere una soap per chi si occupa professionalmente di fiction rappresenta – a parte un piccolo piacere peccaminoso o il momento di decerebrato trastullo della giornata - anche la maniera di analizzare e comprendere come e con che trucchi si possano riuscire a portare avanti narrazioni ciclopiche per un tempo virtualmente illimitato.

Ordunque, fatta questa premessa, non vi parlerò stavolta di soap americane, delle varie General Hospital, Sentieri, Capitol, Una vita da vivere, che negli anni ’80 e ’90 hanno variamente assorbito la mia attenzione: soprattutto su Sentieri, alias Guiding Light, o GL per gli amici, potrei intrattenervi per dozzine di pagine, ma data la fine che sta facendo la serie, maciullata da ReteQuattro, mi verrebbe un bel po’ di tristezza. Voglio invece fare un post sul Un Posto Al Sole (UPAS) , l’unica soap italica degna di questo nome, che ogni giorno, da dieci anni, intrattiene qualche milione di persone su RaiTre. Grazie alla magia di MySki riesco dall’anno scorso a seguire UPAS, anche se in differita, ed è da un po’ che medito di condividere con voi le mie impressioni di spettatore.

Anzitutto, vedo UPAS da mesi, ma non sono ancora certo che mi piaccia davvero fino in fondo. Abituato al “modulo” delle soap americane, con intrecci lentissimi e intricati, spruzzatine di intrighi internazionali, serial killer, gente che muore e torna dalla tomba, fantasmi, poteri paranormali ETC, Un posto al sole sembra un po’ slavata, come soap. Dopo un po’ che la si vede, però, ci si inizia ad abituare, si entra nel gioco: l’ambientazione casalinga, gli intrecci mai troppo intricati, che si dipanano molto in fretta, le iniezioni di pura commedia napoletana, i personaggi macchietta contrapposti a quelli drammatici, ognuno che genera “linee orizzontali” che corrono parallele, senza intrecciarsi quasi mai, e così facendo diventano il motore narrativo della serie. Le cose che più mi deludono sono che spesso UPAS sembra tirare via le varie linee drammatiche. Costruisce una situazione, la alimenta, magari anche bene, per qualche settimana, e poi “paf”, nel giro di una-due puntate, si risolve tutto così sbrigativamente, che quasi non ci viene mostrato l’epilogo o la “chiusura”. Per non parlare poi di personaggi cruciali che scompaiono e vengono dimenticati, di elementi di “continuità” che languono, di storie abbozzate e poi lasciate in un angolo. A volte ho quasi l’impressione che gli sceneggiatori di UPAS non sappiano che pesci pigliare: solo negli ultimi 12 mesi, sono state introdotte e archiviate la trama del marito di Marina Giordano, quella del rapporto tra Franco e Giovanna, tra Michele ed Emma, quella delle trasgressioni matrimoniali di Renato, quella dello sbandamento di Ornella, le vicende di Viola e del suo professore. E’ tutto talmente caleidoscopico, affetto da coitus interruptus soapoperisticus, che mi spazientisco non poco.
Tuttavia, diciamocelo, quando Un posto al sole funziona, funziona benissimo. Le perfidie di Marina, il triangolo Diego/Carmen/Filippo, l’amore abortito tra Giovanna e Franco, l’attuale intreccio melodrammatico tra Niko e Valeria, l’incubo crescente di Silvia nella mani di Achille, sono tutti momenti molto ben riusciti, nell’economia e nella storia della serie. Rimane solo il rimpianto di una soap che funziona solo all’80% o al 90%, e cui basterebbe poco per avere lo smalto che merita: un po’ di coraggio in più, la voglia di andare fino in fondo, smettendo l’andamento ondivago degli ultimi tempi. Ma dato che come soap, UPAS è senza fine, si può sempre aspettare, aspettare, aspettare…

13 maggio 2007

Varie notizie da Torino


Bisogna dire che l’idea era un “no brainer”, espressione yankee che significa “una cosa così ovvia, che non c’era bisogno di avere un cervello per arrivarci”:
prendere il Salone del Libro di Torino, la principale manifestazione commerciale sul mondo librario, e fonderla con Torino Comics, la veterana manifestazione del capoluogo piemontese su fumetti e affini. Dopo tutto, in questa epoca di mishung di generi e media, in cui i romanzieri diventano sceneggiatori di comics, in cui gli editori di libri si litigano i diritti delle graphic novel, in cui i romanzi diventano libri a fumetti e dal mondo dei fumetti nascono i romanzi, quale connubio migliore di quello tra libri e fumetti poteva essere benedetto dall’aristocrazia culturale italica, all’ombra della Mole e nei rispettatissimi saloni del Lingotto.

Peccato che, come spesso succede in questo nostro paese delle banane, si siano fatte ancora una volta, come sempre, le cose a metà, con approssimazione e superficialità, al risparmio. Torino Comics non si è invero fusa con il Salone: gli ha fatto da appendice miseranda, da cugino povero che si invita a cena ma si mette in cortile a mangiare dalla scodella del cane. Torino Comics è stata allestita in una tensostruttura, in fondo alla fiera, senza alcuna segnalazione, senza alcun rilievo nella comunicazione del Salone, invisibile. E mentre nei padiglioni del Salone i visitatori sfogliavano Ammaniti e WuMing al fresco dell’aria condizionata, in una patetica tensostruttura, in fondo a tutto, i fumettari morivano di caldo, con svenimenti vari, a 30 e passa gradi di temperatura, in maglietta e pantaloncini.

Quindi, bellissimo il Salone, 10 e lode per la sua organizzazione e glamour, ma zero assoluto per la mancanza di rispetto con cui ha trattato la letteratura disegnata, che merita rispetto e visibilità e non di essere messa in un cantuccio, come una povera cosa.

Per fortuna del mio sistema neurovegetativo e di termoregolazione, l’incontro con il pubblico di cui vi dicevo si è tenuto venerdì nel Salone vero e proprio, con oltre quaranta partecipanti, davvero tanti se pensate che all’incontro successivo, per un romanzo, ce n’erano solamente due (2). Il sottoscritto e Gabriele Dell’Otto abbiamo intrattenuto per un’oretta, dando tante anticipazioni. Trovate un resoconto abbastanza preciso dell’incontro a questo sito. Tra le cose dette, la più esplosiva e imprevista era senz’altro quella sulla nostra imminente uscita con i fumetti legati a mondo di Vasco Rossi, scritti da Enrico Brizzi e disegnati da una posse di giovani e grandissimi artisti, tra cui per ora possiamo solo annunciare Donald Soffritti, tutti colorati da un altro artista che è uno dei miei miti attuali, Emanuele Tenderlini. La notizia è stata ripresa ieri da Il Giorno, Resto Del Carlino, La Nazione, nelle pagine nazionali; andatevela a leggere cartaceamente, dato che QN non rende disponibili online tutti i suoi contenuti.

Al Salone mi sono anche fatto intervistare da Luca Sofri all’interno di Radio3Web, davvero una bella esperienza. Speravo fosse possibile sentire il podcast, ma al momento non pare possibile. Ho poi visto una lunga serie di autori, editori, disegnatori, colleghi etc, in un continuo andirivieni tra la Tensostruttura a 30 gradi e il fresco del Salone.

Due momenti topici del soggiorno:

bere una birra alle due di notte alla festa di Minimum Fax con Sandrone Dazieri, esimio giallista, mente oscura della Mondadori, appassionato di TV, cinema e fumetti, nonché nuovo amico annata 2007

mangiare e fare acquisti all’Eataly, uno spettacolare supermarket/caffetteria sciccosissimo e biologico, con il meglio del meglio dello slow food da comprare o mangiare in loco, tutto DOC, DOP: riso nero, rosso, bianco, plin freschi alla borragine, tallarin, fagioli in confezione deluxe, pane ai fichi, marmellata al mandarino, pesto di tonno, maggiorana e pinoli, un delirio delizioso di dolcezze e salatezze. E nel 2010 apre anche a Bologna, pare…

10 maggio 2007

Due paroline...


Matryoshkas
Originally uploaded by Jėƒƒ.
Il nostro paese è ormai adagiato nell'ipocrisia.

Chi propone i Dico, non ha il coraggio di dire che il vero problema non sono le coppie di fatto eterossessuali, che hanno comunque l'opzione di potersi sposare, ma quelle omosessuali, private di ogni diritto, di ogni riconoscimento, e che sacrosantamente reclamano almeno una parte dei diritti che Spagna, Inghilterra, Francia, Canada, Svizzera e tanti altri paesi più civili del nostro riconoscono ampiamente.

Chi propone il cosiddetto "Family Day" non ha il coraggio di dire che la vera spinta alla manifestazione non è la promozione della famiglia, la richiesta di aiuti, nidi e pannolini, ma è ostacolare a ogni costo l'approvazione dei Dico. In nome di una malcelata omofobia, un gruppo sociale, che ha dei diritti, scende in piazza per impedire che questi diritti siano (in parte) estesi a concittadini che ne sono privi.

Non so voi, ma a me solo l'idea che ci si possa opporre all'estensione di diritti a una fascia più ampia della popolazione, in nome di una "norma naturale (?)" e della "difesa della famiglia" (da cosa?), mi fa, semplicemente, onestamente, sinceramente, orrore.

E, senza ipocrisie, lo Dico.

09 maggio 2007

A mani giunte


Diventa così difficile, a volte, questo gesto. Nella frenesia dei giorni, è difficile trovare l'attimo per il silenzio, per il ringraziamento, per assaporare un momento speciale, la musica giusta che mettono su right on clue, il calendario aperto su un giorno diverso dagli altri, così unico, e raro. E ci fa sentire, magicamente, in due, al di là di tutto il resto, immersi nell'amore, respirandolo a pieni polmoni. Magicamente felici, per l'estate che è arrivata, per il cielo che è chiaro, per l'amica che ci sorride, per l'amico che sentiamo vicino, per la città che freme sotto i nostri piedi, per la pila di libri e fumetti sul comodino, il vino che abbiamo bevuto, il sapore delle lasagne al basilico, della vita che c'è.

05 maggio 2007

Giochi e giocolieri


Waiting...
Originally uploaded by fotoharing [ in jail ].
Sta prendendo forma un'idea che ho da tempo su questo blog, ovvero il separarlo in due. Uno personale, sulle cose che penso e faccio e leggo e vedo. Un altro sui fumetti, più "ufficiale", magari inserito nel "corpus" ufficiale sul web della mia casa editrice. Sarà una transizione non immediata, ma ci sto lavorando. Hang in there.

Nel frattempo cosa faccio?

Corro più che mai, dopo tante fiere, dopo cotanto film ragnesco, dopo cotante iniziative speciali qua in Italia e non solo. La settimana prossima sono a Torino, il venerdì e il sabato, alla Fiera del Libro/Salone del Fumetto, e il venerdì mattina alle 11.30 allo Spazio Autori Calligaris ci sarà la nostra unica conferenza/incontro con il pubblico. Salvo imprevisti, farò due o tre annunci di nuovi progetti in arrivo, tutte cose che mi hanno tenuto impegnatissimo di recente, e soprattutto UNO farà molto parlare, specialmente fuori dal settore dei comics.

E poi giro, faccio, parlo, vedo, leggo, destreggiandomi a volte come un giocoliere. Oggi ci sono tante inaugurazioni ed eventi in città, dalla nuova galleria di arte moderna, MamBo, alla maratona teatrale al teatro di Casalecchio, alla presentazione del libro di Danilo Maso Masotti, estratto dal suo esilarante blog sugli Umarells. Solo l'imbarazzo della scelta, una volta tanto.

E voi, se volete tenervi occupati per 30 secondi, cliccate sulla foto di accompagnamento, e andatevi a leggere la poesiola di Fotoharing. L'ho trovata per caso, e in questo giorno coperto e poco primaverile, mi ha strappato un sorriso. Uno di quelli veri.

30 aprile 2007

The day before


Ara pacis
Originally uploaded by Marco40134.
Domani è un altro giorno, e un altro compleanno. Ne compio 42, anche se ormai da novembre sto attuando una sorta di satira preventiva e mi dichiaro quarantaduenne (a tal punto che l’altro giorno per un attimo ho pensato di starne per compiere 43).
Così approfittando del ponte me ne sono venuto qua in campagna, a preparare la festa di domani, scrivere, leggere, ascoltare musica, fare foto, tradurre poesie; insomma, più o meno il mio menù ideale per prepararmi al fatidico giorno, e riprendermi da queste due settimane di tourbillon lavorativo. So che non ho scritto molto ultimamente, e che questa Cannes, questa Barcellona, questa Fiera di Bologna, rischiano quindi di cadere nell’oblio blogghesco (o blogghiano?), ma concedetemi che sia così. Sto pensando a come rivedere e ripensare le modalità di gestione di questo spazio, e nell’attesa di decidere se e come affrontare sul blog le cronache di ordinaria transumanza della mia vita, saranno settimane tematicamente un po’ interlocutorie, queste, almeno così credo e penso nell’ultimo giorno da quarantunenne.

E prima di andare in cucina a iniziare a frullare i ceci per l’hummus, due comunicati di servizio:

domani dalle 22 alle 23 dovrei essere in diretta su Radio24 per uno speciale su Spider-Man 3 (spero di essere abbastanza lucido per dire qualcosa di sensato...;-). Se non sapete come meglio passare un martedì sera, check it out.

da oggi è online una mia minirecensione di Spider-Man 3, sul sito Paninicomics.it. La trovate a questo indirizzo.

Buon primo maggio a tutti….

26 aprile 2007

While I was out


Spidey 3
Originally uploaded by Marco40134.
Sono stato a Cannes e a Barcellona, alla Fiera del Libro di Bologna, a Roma a vedere Spider-man 3 con gli attori in anteprima, a Roma a vedere Durer, l'Ara Pacis e la nuova MacRo. Insomma, ho fatto tutto, ma non ho avuto tempo di aggiornare il web. Perdonatemi. Molto bolle in pentola, anche per questo blog e per il suo spero folgorante futuro. Stay tuned.

15 aprile 2007

Altra vigilia


Sono di nuovo in partenza, dopo un periodo di relativo stato stanziale. E prima di iniziare con i reportage sul viaggio imminente, che mi porterà tra la Francia e la Spagna, una serie rapida di segnalazioni dagli ultimi giorni.

VISTO Le vite degli altri, il film tedesco vincitore del premio Oscar. Bellissime interpretazioni, si gode appieno nonostante le oltre due ore, ma a pensarci bene qualche scorciatoia nella sceneggiatura c'è, e un qualche elemento un po' semplicistico. Da vedere, però.

FINITA la quinta stagione di Six Feet Under. La mia amica Laura, grossa fan della serie, mi aveva detto "I just cried, cried, cried, and I could not stop", e devo dire che anche per me è stato un coccolone. Le ultime due stagioni della serie, pur doppiate, non vengono messe in onda in Italia (troppo forti? troppo dissacranti? eversive? sconvolgenti? intelligenti?). Ho dovuto quindi prendere i DVD spagnoli, che contengono però anche il doppiaggio nella nostra lingua. Le ho viste un po' alla volta, negli ultimi mesi, anche perché il contenuto emotivo di queste ultime puntate era così forte e sconvolgente, che vederle più di una alla volta era impensabile.
E alla fine, un po' nella terzultima puntata, ma soprattutto nelle ultime scene dell'ultima, ho pianto pure io, eccome: la famiglia Fisher alla fine era diventata un po' anche la mia, e nel dire loro addio ho provato uno struggimento raro, prezioso, intenso.

MANGIATO in maniera incredibile alla "Ca' del rio Zafferino", agriturismo iper genuino in un angolo nascosto e spettacolare della valle del Sillaro, nell'ultimissimo lembo di Romagna prima che inizi la Toscana. Si deve lasciare la provinciale 21 dopo Belvedere, a 30 km circa a sud di Castel San Pietro. In fondo a una strada sterrata che fiancheggia il torrente omonimo, l'agriturismo - un'antica stazione di dogana del 400 - ha cavalli, gatti, polli, cani, e una cucina romagnola cotta sul momento, con tanto di forno esterno per arrosti, pizze e patate. E' decisamente fuori mano per chi non vive a Bologna, Imola o Firenze, ma se siete della zona e fate mai dei giri in Appennino, ne vale assolutamente, incontestabilmente la pena.

13 aprile 2007

Passaggi


Angelus
Originally uploaded by fotoharing.
Ieri si è spento dopo una lunga malattia il babbo di Stefano Munarini, che fa parte della famiglia di Panini Comics fin dal primo giorno, e che da tempo si dedica al ruolo glorioso e intricato di webmaster del nostro sito. Più che un collaboratore, Stefano è un amico, dato che ci conosciamo da quando eravamo ragazzini, e collezionavamo assieme albi americani.
In questo momento difficile, siamo tutti vicini a Stefano, Bea e al resto della famiglia Munarini, e confido che anche voi lettori di cuoredichina saprete indirizzare un pensiero anche a questo doloroso ma inevitabile passaggio, quando si spezzano le voci, regna il silenzio, e si guarda il cielo con una preghiera sulle labbra.

Eran trecento...


Ho visto il film 300, adattamento del fumetto di Frank Miller. Ne avevo sentito parlare malissimo, e dato che a me Sin City non era piaciuto più di tanto, sono andato al cinema con basse aspettative. Invece, tecnicamente e visivamente, 300 funziona, è scattante, innovativo, iconograficamente ardito. Si ispira al fumetto - a momenti - quasi vignetta per vignetta, dettaglio per dettaglio, ma la cosa non disturba più di tanto, forse perché la graphic novel, con il suo formato widescreen e i colori lividi di Lynn Varley, quasi presagiva la trasposizione sul grande schermo.
Sulla sceneggiatura se ne sono dette di tutti i colori, che Miller è un fascista, che 300 è una metafora dei bellicosi ma leali americani contro gli immorali, corrotti e sotto-sotto vigliacchi islamici. Tuttavia, il fumetto risale al 1998, tre anni prima dell'11 settembre, e forse andare a ricalcare questa possibile metafora è ingeneroso nei confronti di Miller. Gli Spartani erano gli Spartani, privi di politically correctness, assassini di neonati disabili, assassini di diplomatici e messaggeri. ma indubbiamente con il sacrificio dei 300 delle Termopili hanno fermato un'invasione asiatica, e senza quel sacrificio forse oggi bloggherei in una lingua neopersiana anziché in una neolatina. Forse Miller ha romanzato troppo la verità storica, ma 300 non ha la pretesa di essere un film storico: tutta la sua struttura e la sua estetica sono artificiali, teatrali, costruite a tavolino, coreografate, photoshoppate. Il risultato può essere discutibile quanto volete, ma è decisamente geniale, e un appassionato di cinema, di comics o di entrambi, non può perderlo...

Di 300, tra l'altro, parlerò SABATO SERA ALLE 20 su Radio 24, nel corso della trasmissione LA ROSA PURPUREA. Se siete in zona radiofonica, non perdete il programma, condotto dalla sfavillante Marta Cagnola.

11 aprile 2007

Ancora ribollimenti


Negli scorsi mesi, più volte vi ho fatto intravedere alcuni dei progetti fumettistici cui stavo lavorando, a volte in maniera sibillina, altre più esplicita. Avrete notato che ho un po’ smesso questo tipo di teaser, non perché non stia lavorando a niente di speciale, ma perché le cose più macro che sono in ballo ora in Panini Comics sono soprattutto autoproduzioni. Ebbene sì, stiamo lentamente entrando nel campo dei fumetti prodotti al 100% da noi, in maniera più netta rispetto al passato. Ci sono stati già esperimenti, da EUROPA a FANDANGO, da ARKHAIN a IL SEGRETO DEL VETRO, per non parlare di RAT-MAN, che è genuinamente un’autoproduzione, pur nella formula “one man band” caratteristica di Leo. Adesso ho tra le mani, non una, non due, ma quasi una DOZZINA di fumetti che sono o saranno prodotti da Panini, di solito one-shot o miniserie di 4-8 numeri, ma pur sempre una dozzina di fumetti, con tanti scrittori, disegnatori, coloristi, inchiostratori.
E’ sicuramente un aspetto nuovo per me, che anche se lavoro nei comics da 21 anni e passa, di solito mi sono cimentato più nell’ebrezza della programmazione di ristampe e traduzioni e nelle complesse diplomazie del licensing, piuttosto che in revisione di sceneggiature e in brainstorming su progetti che nascono dal foglio bianco. Alcuni di questi progetti, tipo quelli su licenza Marvel, sono già stati annunciati, ma la maggioranza è ancora coperta da un fittissimo velo di mistero, un po’ per ovvi motivi di riservatezza, spesso perché le tempistiche di molti autori sono così imprevedibili, che annunciare oggi un albo che non si sa se uscirà nel 2008 o nel 2009 sembrerebbe un tantinello futile.
Non ci sono solo le produzioni a bollire in pentola in questi mesi alla Panini. La gestione di classiche licenze come Marvel o Shueisha attraversa un momento magico, ma proprio per questo ricchissimo di opportunità, alcune ovvie, altre da inventare da zero. Tantissimo bolle in pentola, tantissimo già si intravede, e se pensate che CIVIL WAR sia un evento eccitante, aspettate di vedere l’autunno e il programma 2008 e POI inizierete a capire davvero dove stiamo andando.
Infine, ci sono le licenze nuove, il nostro bread and butter, con cose davvero strepitose, alcune addirittura invisibili ai non addetti ai lavori, ma ambite ancora prima di essere annunciate. Stay tuned for more….

09 aprile 2007

Pasqua e Pasquetta


Ancora una pasqua a casa. Da quando sono indipendente, e posso decidere dove andare per la ricorrenza, confesso che sono stato quasi sempre a Bologna o provincia, salvo qualche puntata all’isola d’Elba, molto rarefatta ormai. E da quando c’è Bellisola, la Pasqua si passa qua, sulle colline del Sillaro, in versione festa mobile. La casa è aperta ad amici vicini e lontani, anche agli amici degli amici, the more the terrier. Tre giorni a mangiare, fare grigliate, prendere il sole sulle sdraio, camminare, bere, leggere, ascoltare musica, chiacchierare. Con gli immancabili bambini che qualcuno porta che restano basiti davanti alle librerie piene di fumetti, e poi si mettono a disegnare con gli acquarelli. Con l’aria così impalbabile e sottile che inalarla dà una specie di ebbrezza. Con gli amici di sempre e quelli conosciuti ieri, con i quali si parla di calcio, rugby, The Authority, Grant Morrison, le scuole medie di Bologna, spiritualità, tatuaggi, astrologia, natura, inquinamento, e mille altre cose ancora. Con la gatta Emma invitata d’onore che per 72 ore scopre le bellezze della natura senza controllo. Con il caminetto che scoppietta e le candele sui davanzali. Con il boschetto di querce vicino alla casa dove ci si può sempre rifugiare se si vuole stare soli, e chiudere gli occhi, e ascoltare il vento.

Buona pasqua a tutti, impavidi lettori del blog. Che questo momento di passaggio vi porti rinascita, consapevolezza, amore.

06 aprile 2007

And who shall fight for him?


The Absolute Silence
Originally uploaded by fabbriciuse.
Pare si chiamasse Marco, come me. Aveva 16 anni, era il primo della classe, in una scuola "per bene" di Torino. Era deriso, preso in giro. Lo chiamavano Jonathan, come il protagonista del Grande Fratello in odore di omosessualità. Gli avranno detto femminuccia, finocchio, gay, o chissà quale altra crudeltà. E lui, davanti a una cattiveria senza respiro, in una mattina di aprile del settimo anno del terzo millennio, ha scritto una lettera di addio e si è gettato dalla finestra, nell'Italia perbene che ama la famiglia, e la vuole difendere da tutto ciò che la minaccia, anche da un adolescente che non si conforma al modello prevalente dei ragazzi di oggi.

Tutt'oggi, leggendo internet, ascoltando il telegiornale, ho sentito la rabbia montare. Mi piacerebbe andare domani nella classe dei compagni di Marco e guardarli in faccia uno a uno. Fissarli negli occhi, per vedere se ci sono lacrime, se c'è pentimento, se c'è consapevolezza, coscienza della propria disperata vacuità, dello scollamento con il consorzio umano, con la pietas che ci rende degni di chiamarci uomini. E ho paura che, con qualche eccezione, non vedrei nulla di tutto questo, ma solo incredulità, autoassoluzione, disprezzo, arroganza.
Poi, soprattutto, vorrei guardare in faccia i loro genitori, e chiedergli che cosa pensano di avere insegnato ai loro figli, quali valori siano riusciti ad inculcargli, come possano ancora riuscire a guardarsi nello specchio. Temo però che ci troverei la stessa insensibilità, lo stesso vuoto, lo stesso perbenismo ipocrita, quello delle famigliole che vanno magari al Family Day per proteggere la Famiglia con la F maiuscola, ma poi non sanno insegnare ai loro figli il rispetto per l'altro, l'accettazione, l'amore vero, per la famiglia vera, quella del genere umano tutto con le sue unicità e le sue differenze, l'amore cristiano nella sua vera, universale, bistrattata accezione.

Mi fa male pensare soprattutto che per Marco, quando era vivo, non abbia combattuto nessuno. Non un amico, non un professore, non un parente, non un vicino. Nessuno che gli sia stato al fianco, che lo abbia consolato, difeso, sostenuto. Che gli abbia dato coraggio, fiducia, amicizia vera, che gli abbia fatto capire il suo valore, la sua forza. E come sempre succede con il suicidio, ora è troppo tardi per questo, restano solo il rimpianto e la rabbia, e la voglia di urlare.

04 aprile 2007

Satori


Il cielo di Bray
Originally uploaded by fabbriciuse.
--- sopravviene l'esperienza del satori, del risveglio. Tutt'a un tratto il mondo è lì. Ti risvegli dal trance come ti sveglieresti da un sogno. Sei di nuovo tutto lì. E lo scopo della terapia, lo scopo della crescita, è quello di perdere una parte sempre maggiore della 'mente', della testa, e di riprendere una parte sempre maggiore dei sensi; di essere sempre più in contatto, di essere in contatto con se stessi, e in contatto col mondo, invece di essere in contatto solo con le proprie fantasie, con i propri pregiudizi, con le proprie apprensioni, e via dicendo----


Sto leggendo La terapia gestaltica parola per parola, uno dei testi chiave della gestalt, scritto da Frederick Perls, il neuropsichiatra tedesco che emigrò in Sudafrica e poi in USA per sfuggire al nazismo, e ideò la terapia gestaltica più o meno come oggi la conosciamo. Tutto il libro è una trascrizione di seminari tenuti da Perls tra il 66 e il 68, e le prime 80 pagine sono di quelle letture ipnotoche, una di quelle esperienze che ti si conficcano nella mente e procedono al ritmo di un'idea ogni 10 righe.

Il pezzettino con cui ho aperto il post è uno dei tanti, e dà una perfetta descrizione del satori, il momento di lucidità in cui tutto è chiaro, nitido, presente. Il momento magico del qui e dell'adesso. In cui si spengono le ansie, si accende la visione, tutto è presente, tutto è qui.

02 aprile 2007

Tredici, e venti, anni dopo.


Oggi la casa editrice che dirigo compie 13 anni. Era il 2 aprile 1994 quando i nostri primi 5 albi uscivano in edicola, e io ero all'isola d'Elba, e c'era tanto vento, e chiamai da una cabina telefonica l'ufficio per sentire come andavano le cose, e confermare che erano usciti anche lì, a Marciana Marina, quei numeri zero dell'Uomo Ragno e compagnia.
E- coincidenza-proprio oggi ho consegnato il mio editoriale per Uomo Ragno 461, il numero del ventesimo anniversario, che uscirà a metà maggio, perché, anche se Marvel Italia-Panini Comics ha 13 anni, la testata madre ebbe una vita precedente, presso le edizioni Star Comics di Perugia, dal maggio 1987 al marzo 1994. Pensavo di non sapere cosa scrivere, dato che ho già festeggiato i numeri 100, 200, 300, 400, il decimo anniversario, e altri intermedi, ma alla fine è come andare in bicicletta: si fa un respiro, ci si mette in sella, e si inizia a pedalare.

29 marzo 2007

Death of Captain America


Death of Captain America
Originally uploaded by mheld.
Dal momento che un lettore mi sfida a farlo, vi dico la mia sulla morte di Capitan America. Cap è da sempre uno dei miei preferiti, se non proprio il mio preferito... un uomo che simboleggia non gli Stati Uniti come sono, ma come dovrebbero essere. Le storie di Cap di Lee e Kirby, di Steranko, di Colan, di Romita, di Zeck, di Garney, di Cassaday... sono tutte capitoli straordinari della storia della Marvel.
Adesso Cap è morto, anche se nelle storie italiche ancora non si vedrà per parecchi mesi, e se volete il mio commento... vi dico solo che la morte come elemento di dramma e di rilancio di un personaggio è un abile strumento nella composizione di fiction dei nostri amati comics. Nel caso di Cap, mi sembra fatto tutto con grande efficacia, grande forza, grande talento (non ho ancora letto la storia, ma non vedo l'ora che ci arrivino le campionature dagli USA). Che poi si tratti di una morte "vera" o di un "espediente", ancora non lo so, ma dalla quantità di albi e speciali dedicati a questa dipartita mi viene da pensare che non si tratti proprio di una scomparsa temporanea. Ai posteri l'ardua sentenza...

28 marzo 2007

Voice of the fire


E' un periodo davvero intenso, di lavoro, studio, yoga, passaggi in campagna, ore di TV e cinema di qualità (o meno), giri frenetici su internet, luculliane cene aziendali. Ne sta soffrendo un po' il blog, ma dopo tutto, se uno non FA delle cose, poi di cosa scrive?
Dall'ultimo mio intervento, l'highlight del periodo è stato un lungo week end a Titignano, in Umbria, una sorta di corso di richiamo del mio percorso nella psicoterapia gestaltica iniziato lo scorso autunno.

Nonostante la pioggia, il freddo, e la partecipazione ridotta (meno di 40 studenti, contro i 100 di novembre), è stato davvero bello e intenso. Rivedere gli amici del corso, lavorare tutti assieme, nei percorsi tortuosi della mente, attraverso argomenti pregnanti come i nodi e i legami della vita, la polarità che contrappone distacco e fusione, le mille trappole del nostro carattere. E attorno, come sempre, le valli, il lago, gli alberi, le colline, di quella zona incastonata tra Umbria e Toscana, quando il navigatore si perde nel verde, e la macchina è solo un triangolino nero, senza più strada, sospeso sullo schermo.

Qua in Emilia, da segnalare STILL LIFE, film visto stasera, film cinese premiatissimo e osannatissimo. Devo dire che non amo troppo la cinematografia cinese, a volte troppo estetizzante, e di poca sostanza narrativa. Questo film - in quanto a estetica - non ha niente da invidiare a nessun altro: ogni scena sembra un quadro, una coreografia, e il paesaggio, il clima, le luci, sono orchestrate magistralmente dal regista, che gioca con il brutto e lo squallido recuperandone la magia, il fascino surreale. Film ben riuscito, quindi, ipnotico quasi, che tocca tutte le corde, da vedere.

20 marzo 2007

What's going on


Qualche appunto sugli avvenimenti degli ultimi giorni.

A Bologna si è tenuto BilBolBul, il primo festival del fumetto della città. Invece di una fiera vera e propria, con una mostra/mercato e qualche evento di contorno, è un agglomerato fitto fitto di incontri, dedicaces, vernissages, ed esposizioni, su tutto il tessuto urbano. Io sono stato solo all'inaugurazione della mostra di Magnus in pinacoteca il giovedì, alla serata del venerdì con Leo Ortolani, con la prima del film di Rat-man, seguita dalla feste all'Arteria dedicata a Self Comics. Applausi di cuore ad Hamelin, gli organizzatori del festival: questa città aveva bisogno di BilBolBul come un assetato ha bisogno di acqua dopo la traversata del deserto.

A Bologna e province limitrofe vivono decine e decine di artisti e operatori del mondo dei comics, forse centinaia, nonché migliaia e migliaia di appassionati, ma finora non avevamo avuto una manifestazione nostra, un punto di incontro collettivo, e avevamo dovuto fare i nostri pellegrinaggi periodici a Lucca, Napoli, Milano, Roma, persino a Mantova. A BilBolBul ho trovato gente che non vedevo da anni, c'era il who's who del fumetto emiliano, e non solo, nessuno escluso. Ho potuto chiacchierare con Toffolo, salutare Luca Boschi e Vittorio Giardino, prendere un vodka lemon con Gipi, rivedere gente che non vedevo da un lustro, assistere a una mostra increbibile e ricchissima come quella di Magnus.
Figuriamoci poi la serata Rat-Man, con un centinaio di spettatori lasciati fuori, la sala piena, applausi scroscianti, oltre 60 minuti di animazione ortolaniana inedita e l'annuncio, scontato, ma non troppo, che sarà Panini a distribuire i dvd della serie di Rat-man.

Peccato non aver partecipato agli eventi del sabato e della domenica, ma dopo una settimana di lavoro fittissimo (non solo grazie a Bilbolbul, ma anche a una serie di lunghe negoziazioni che finalmente sono arrivate a compimento in questi giorni), avevo solo bisogno di Bellisola, di aria, di vento, e di una incredibile giornata di trekking tra laghetti, canneti, caprioli e prati, in ottima compagnia, seguita da the davanti al caminetto, musica, chiacchiere, mentre il tramonto incalzava.

12 marzo 2007

Cose sentite


l'attesa
Originally uploaded by francesco.cordio.
Sono usciti i nuovi CD di alcuni dei miei artisti preferiti, e me li sono comprati in tempo reale: Daniele Silvestri, Faithless, Jay Jay Johanson, Air.

In tutti e 4 i casi si tratta di gruppi o solisti che apprezzo a tal punto di comprare ogni loro nuovo disco a scatola chiusa, senza leggere recensioni o preascoltarli (il che mi fa sembrare un dinosauro o un folle, considerate le modalità di fruizione –ehm- della musica oggi).
Mi sono tutti piaciuti, con qualche distinguo.

Pocket Simphony, degli Air, sembra più strumentale e meno innovativo dei CD precedenti, anche se conferma la maestria del gruppo francese.

To all new arrivals dei Faithless è ottimo, anche se un pelino inferiore all’ipnotico No roots, o come dicono alcuni, un pochino più “subtle”.

JJ Johanson, che forse non tutti conoscono, è un giovane ed esile “crooner” svedese, che canta una fusione di jazz vecchio stile ed elettronica, con testi molto malinconici. Quest’album è un po’ un ritorno alle origini, decisamente superiore ai precedenti, e vi consiglio la mia canzone preferita, Tell me when the party is over, che è un po’ un’apoteosi di “romanticismo negazionista”.

Un discorso a parte merita Daniele Silvestri. Non credo di avervene parlato mai, ma sono un fan sfegatato dell’autore di Salirò, una di quelle passioni irrazionali che si addirebbero più a un sedicenne che a un quarantenne. Il suo Uno Due, uscito nel 2002, l’ho ascoltato fino alla nausea, è uno di quegli album in cui ogni canzone ha una storia e vive nelle storie di chi l’ascolta. L’album del 2007 è a un gradino più in basso, almeno dopo i primi 10 ascolti, ma Il suo nome, Gino e l’alfetta, Mi ricordi il mare, sono nella migliore tradizione silvestriana, e svettano sul resto. Insomma, un bel disco, ma sono tutto tranne che imparziale.

Cose viste


Qualche piccola nota...

BORAT: don’t bother. Non so se era colpa del doppiaggio, o che, ma veramente non mi è piaciuto. Volgare e scontato. Che abbia vinto un golden globe è un miracolo della termodinamica.

SATURNO CONTRO: l’ho visto con entusiasmo, e mi aspettavo grandi cose. Ozpetek mi è sempre piaciuto, soprattutto ne LA FINESTRA DI FRONTE e per certi versi ne LE FATE IGNORANTI. Questo nuovo film non è male, va visto, ma possibile che Ozpetek continui a cannibalizzare se stesso riprendendo incessantemente gli elementi dei suoi film precedenti: il gruppo di amici come struttura di supporto migliore della famiglia tradizionale, la difficoltà di conciliare aspirazioni e realtà, ma soprattutto, la morte come unico vero momento di cambiamento e di catarsi dei suoi personaggi?
Ci sono dei film alcuni momenti memorabili, come le scene all’obitorio, subito prima e subito dopo la morte di uno dei protagonisti, o anche tutte le scene con Ambra, che si rivela straordinaria come attrice (anche se bisogna dire che interpreta fondamentalmente se stessa), o la scena d’amore tra Accorsi e la sua amante, tutta suggerita. Molti punti però sembrano solo una patinata soap opera italiana, ironicamente più “con gli occhiali rosa” di tante puntate della ben più crudele Un posto al sole.

24, QUARTA STAGIONE
Lo so, sono in ritardo, su FOX stanno già dando la quinta, ma credo 24 si veda bene solo in maratone di 6-7 puntate alla volta, e non è facilissimo conciliare performance di questo tipo con la normale vita di tutti i giorni. Ho visto quindi da poco la seconda metà della quarta serie, e anche se ci sono i soliti incredibili salti di “sospensione dell’incredulità” senza i quali non sarebbe per nulla fruibile, è sempre una delle cose migliori che sforna la TV americana. Può piacere o meno, ma è un genere a sé, uno “spionistico adrenalinico fantapolitica e fanta-tecnologico in tempo reale”, inimitabile.

DESPERATE HOUSEWIVES, TERZA STAGIONE
E’ iniziata su FOXLIFE, e a me viene solo in mente lo slogan della più recente epopea di Spider-Man: BACK IN BLACK.
'Nuff said…

07 marzo 2007

12 cose che si possono fare in 22 ore


1) fare un'ora di fila al controllo passaporti con una gigantesca giacca termica sotto il braccio e 30 gradi di temperatura, sudando come un ossesso
2) lasciarsi guidare nella notte di Città del Messico, tra traffico impazzito, rotonde a senso unico alternato, agenti delle assicurazioni che in moto girano per le strade alla ricerca di incidenti per cui fare delle constatazioni amichevoli
3) scendere in un albergo anni '70, stile dolce vita tropicale, con un numero di portantini e inservienti genere fine dell'impero
4) bere margaritas al tamarindo come aperitivo con la banda di mariachi che come da copione intrattiene una coppia nello sfondo di un locale "tipico"
5) mangiare frijoles che sembrano marmellata, e carne con salsa di pomodoro verde, piatti con nomi sconosciuti e mai visti;
6) bere margaritas al lime in bar extralusso dove il jet set messicano pensa che sia cool passare alle ore piccole in giacca e cravatta a fare i cascamorti con improbabili bionde che paiono escort borderline.
7) dormire profondamente, come perduto nei fusi orari, nei cambi di aereo, tra un continente e l'altro, una lingua e l'altra, finendo finalmente nel luogo dove la parola svanisce e solamente si è
8) fare colazione guardando in TV messicani che praticano lo yoga, assorbire e ascoltare questa lingua che è spagnolo senza essere spagnolo, con le sue aspirazioni, i suoi arcaismi, e la tentazione di tradurre continuamente tutte le discrepanze lessicali, rincorrendo le parole in una matrice che attraversa i secoli e gli oceani.
8) visitare edicole con pochissimi fumetti e negozi di fumetti monomarca davvero tristi, dove si vendono solo i comics di uno degli editori messicani
9) assistere a una delle manifestazioni quotidiane di campesinos sul viale insurgentes, con tanto di cavalli, pannelli e tende di campagna
10) andare in giro tra viali e stradine, sotto alberi tropicali e un cielo terso come l'acciaio, sotto bandiere gigantesche, superando sculture d'arte moderna, e un misto di architerrura moderna e arcaica, minimale e macroscopica
11) parlare con un tassista del senso della vita e di come le stagioni non siano più quelle di una volta
12) comprare un litro di tequila al duty free, per poi farsela sequestrare ad Amsterdam, dato che negli aeroporti (cosa poco nota) si può circolare solo con liquidi presi in duty free comunitari

E poi, tornare a casa.

02 marzo 2007

22 ore a Mexico City


Dubito sia possibile passare meno tempo in questa città, fatta salva una qualche sosta lampo in transito per l'aeroporto.
Le ventidue ore sono precedute da altre cinque di volo tra New York e Città del Messico, a bordo di un fiammante Boeing 737-800 nuovo di zecca della AerMexico. Il vento è forte per tutto il percorso, turbolento, non spengono mai il segnale di allacciare le cinture, e così, come sospeso a 10.000 metri, senza nulla da leggere per una strana voglia di non comprare libri in questi giorni, in aereo leggo la terra e il cielo, non lascio mai lo sguardo dal finestrino, con l'ipod a manetta con gli Air, Jay Jay Johanson, R.E.M. e assortimento vario di electronica. Vedo scorrere i campi innevati degli stati a sud di New York, mi perdo nelle anse del Mississipi, nei frattali di laghetti e pozze d'acqua, e quando finalmente tocchiamo il Golfo del Messico, e ne percorriamo la costa per parecchi minuti, rimango sbalordito nel vedere le terra mescolarsi al mare, come infinita dita sabbiose che si intravedono dall'alto, a volte sotto il pelo dell'acqua, a volte sopra, a creare istmi, isolotti, protuberanze terrose, a volte disabitate, altre con strade, strutture, vita. E sopra la geografia della terra, quella del cielo, con panorami di nuvole incredibili, di ogni forma e colore, a volte fiocchi, altre cumuli, cirri. A un certo punto vedo ovunque degli sbuffi, sembrano incendi, ma sono solo nuvole che il vento modella a cuneo, come fossero tantissime esplosioni di vapore acqueo.

Poi, sul golfo del Messico, le nuvole si fanno spesse. Quasi non vi vede più il mare. A un certo punto, le nubi si aprono come un sipario, torna l'acqua, si dovrebbe ormai vedere la terra, mancano 40 minuti all'arrivo, guardo avanti e vedo un altro cumulo di nubi, e che ,spicca tra loro, la cima di una montagna altissima, una specie di colosso primordiale, la prima in tutto il viaggio, che sembre dire... Bienvenido a Mexico... Le nuvole si diradano, si intravedono montagne verdi e colline, poi la terra si sgobra da nubi, ci sono campi, coltivazioni, case, e poi, dietro altre colline, questa immensa distesa urbana chiamata Ciudad de Mexico...

(1-continua)

26 febbraio 2007

New York City Blues


C'è qualcosa di strano tra me e New York. Ci vivo in maniera virtuale da quando ero bambino, da quando restavo a bocca aperta daventi alle tavole di Kirby, Colan e Romita, e ai loro grattacieli e canyon di cemento, ai depositi d'acqua sui tetti, alle scale antincendio, alle mille luci di Times Square.
Forse perché è una città con un valore simbolico così forte, nella vita reale non sono mai riuscito ad avere con lei un rapporto tranquillo, sereno. Ci sono troppi fantasmi, troppi ricordi, troppo stress lavorativo. E' tutto così mescolato, così fuori scala. Ci sono acquazzoni torrenziali, e ondate di calore. Isolati percorsi con il sorriso sulle labbra o con gli occhi che a stento trattengono le lacrime. Incontri minimali, o fugaci, o cruciali e importantissimi. Alberghi al limite della decenza e lusso a cinque stelle. Hamburger divorati in piedi o sushi da 170 dollari a testa. Non so perché, ma ogni volta i viaggi a New York sono una sorpresa, imprevedibili, ognuno diverso dall'altro.
Quello di adesso non è da meno, anzi.
Parto da Bologna giovedì 22. Le previsioni sono freddo polare, quindi mi porto tutte le cose pesantissime che ho in casa, e - non pago - mi fermo da Playsport sulla strada per l'aeroporto e compro calzamaglia termica e giacca da alpinismo garantita per -15°.Il viaggio è tranquillo, anche se sono un po' nervoso come sempre mi capita quando attraverso l'oceano. Un tramonto spettacolare accoglie il volo Air France e quando all'atterraggio vedo che il fiume a fianco del Kennedy è ghiacciato, capisco che le previsioni atmosferiche non erano esagerate. Sono con Sebastien, della filiale francese, e con lui scendo al Dream Hotel, albergo prenotato un po' a caso su un sito di booking discount, ma che si rivela un'ottima scelta: molto carino, a fianco della metropolitana, a un isolato dalla DC Comics e a cinque minuti in taxi dalla Marvel, con un buon ristorante dentro e - con mia sorpresa - un centro diretto da Deepak Chopra (quello di Virgin Comics, nientepopodimeno che) che offre lezioni gratuite di meditazione e yoga.
Come se non bastasse, l'hotel ha un bar al quattordicesimo piano in cui ero stato per dei drink diversi anni fa, altra coincidenza bizzarra se pensate a quanti bar ci sono a Manhattan e quanti hotel.
Quindi, fin dall'inizio, il viaggio è come pochi altri, e uscendo nella notte con Seb me ne rendo conto ancora di più. Fa un freddo davvero polare, come raramente ho sentito in vita mia, le strade sono deserte, solo qualche taxi, un vento spettrale che trasforma le vie in gole di montagna. Mangiamo in zona, come al solito sono un po' stordito dal jet lag, ma la notte passa bene, e la mattina dopo ci aspetta il Comicon, la seconda edizione del salone di fumetto di New York. Giornata splendida, sole magnifico, cielo terso, ma temperatura percepita di qualche grado sotto lo zero. La fiera si dimostra caotica come da previsioni (l'anno passato avevano dovuto chiuderla per eccesso di visitatori) e i nostri badge sono introvabili, ma dopo un'ora di attesa finalmente saltano fuori e possiamo entrare. Per usare una bella espressione inglese, sono "underwhelmed", sembra una specie di San Diego in miniatura, diciamo un dodicesimo o un quindicesimo della manifestazione californiana. Ci sono tutti gli editori, gli stand di alcuni negozi locali, un numero irrisorio di cosplayer, e tutto è così disorganizzato che il primo giorno non ci sono neppure i ristoranti aperti.
Per fortuna gli incontri sono interessanti e positivi, e la giornata passa bene, al coperto e al calduccio. Nel pomeriggio, andiamo alla DC per un lungo e proficuo incontro sulla nostra produzione di Superman e co in francese, e poi ceniamo con loro in un pazzesco ristorante asian-fusion su Broadway.
Il sabato, more of the same: freddo polare, sole accecante, Simone Airoldi che si è unito alla squadra e la fiera che continua, finalmente aperta al pubblico anziché solo agli operatori come il venerdì. Colpo di scena: bisogna comunque mettersi in coda, anche se si ha un pass "professional". Da bravi italiani ci intrufoliamo comunque, sfruttando le falle della sicurezza, anche perché la coda è di almeno un'ora, tutta all'esterno, e il rischio di un semi-congelamento esiste. Anche il sabato è pieno di appuntamenti, e anche stavolta a metà pomeriggio ci spostiamo all'esterno, per un lungo incontro strategico con Virgin Comics (che hanno appena annunciato una joint venture con il canale Sci-Fi). L'appuntamento ha luogo all'Hudson Hotel, un posto così esclusivo e sciccoso che mi metterei a scattare foto di ogni angolo se non temessi di sembrare un po' troppo truzzo.
La domenica è una giornata di transizione. Riservo l'unico appuntamento al tardo pomeriggio, e la mattina la passo in camera a lavorare al computer. Fuori il tempo è diventato livido, minaccia neve, non si sa se il giorno dopo si potrà arrivare all'aeroporto, o se chiuderanno le strade. Mi viene un po' di "New York Blues", quella sensazione opprimente che questa città sa dare, con il cielo così bianco, i palazzi che sembrano stringerti. Mi faccio forza ed esco comunque, mi dedico alla retail therapy. Compro un paio di occhiali da un ottico del Meat Packing Quarter che sembra una gioielleria. Poi saccheggio un GAP, prendendomi un po' di magliette e roba simile, e uscendo fuori, come da previsioni, inizia a nevicare. Grossi fiocchi candidi, mentre la notte è ormai scesa e tutta la città prende un aspetto surreale
Con Simone e Seb andiamo a cena vicino all'hotel, facendo pochi isolati a piedi, e noto con sollievo che la neve non attacca.
Finalmente, lunedì, è il giorno della Marvel e della partenza... o almeno così credevo. Mentre sono alla Casa delle Idee, intento a sentire dalla bocca di Dan Buckley i dettagli super-segreti degli incredibili nuovi progetti editoriali per Iron Man, Cap e soci, ricevo una chiamata alle armi dall'ufficio. Invece di tornare a casa, devo restare a New York ancora una notte, per andare domani a Città del Messico per partecipare a una importantissima riunione. Mentre saluto Seb e Simone, diretti a JFK, mi sento a metà tra l'entusiasta (un'avventura! il Messico! 27 gradi!) e lo sconcertato (altri due giorni fuori casa? in Messico! Ma ho solo vestiti invernali). Dato che ho una sorta di mezza giornata di vacanza fuori programma, cerco di godermela. Ancora shopping. Due ore di yoga. Una puntata di Heroes (che non ho mai visto prima di oggi) su NBC. Cena vietnamita al bancone del mio ristorante preferito a Union Square.
Aspettando il domani, e il Messico, e qualche altro sorprendente colpo di scena di sicuro.

22 febbraio 2007

Ritiro editoriale all'Overlook Hotel


I nostri famigerati E.R. ("editorial retreat") sono ormai diventati una piccola istituzione per la redazione, e anche quest'anno ce ne siamo andati due giorni in una località isolata a discutere e a progettare i nostri piani editoriali. Destinazione del 2007, non più la Valle del Sillaro, bensì l'appennino reggiano, per l'esattezza Busana, amena (e deserta) località a ridosso del parco regionale dell'appennino tosco emiliano. Dal momento che l'organizzazione quest'anno è stata demandata al mio braccio destro Andrea Rivi, il fido Rivers ha giocato in casa e ci ha portati tutti nella sua provincia, oltre la valle della rocca di Bismantova, in un hotel che ha aperto solo per noi, molto carino ma un po' stile Overlook Hotel di Shining.
E mentre ci accapigliavamo su Onslaught Reborn o su come pubblicare la serie regolare di Ghost Rider, di tanto in tanto fuori dalla finestra del salone compariva un cerbiatto che brucava placido, indifferente alle nostre disquisizioni fumettistiche.
Come sempre, non posso anticiparvi nulla sulle idee e i progetti partoriti dal meeting, e non fidatevi neppure della foto qua a fianco, che riprende una delle mille permutazioni del nostro piano 2007, messo assieme a suon di post-it e lavagna di carta. Vi assicuro però che ne vedrete delle belle - sul serio - e che la seconda metà dell'anno non vi lesinerà sorprese e colpi di scena.

Back to school


Un'attività nuova mia personale di cui non ho ancora parlato, un po' per pudore e un po' per scaramanzia, è la scuola di counselling che ho iniziato a gennaio. Si tratta di un corso di tre anni, un impegno di 150 ore l'anno, diciamo 9 week-end e una settimana intera intensiva in estate. Affiancata dai seminari del SAT, di cui ho parlato più volte, è una vera e propria formazione, con tanto di diploma finale. Un counsellor, per i non addetti ai lavori, è un "professionista dell'aiuto psicologico", chiaramente un livello sotto agli psicologi laureati e certificati, ma pur sempre in grado di svolgere - entro certi limiti - attività di consulenza psicologica. Un po' mi sento un pazzo a intraprendere a quasi 42 anni di età, un corso di questo tipo, come se non fossi già assorbito abbastanza da fumetti, contratti, contatti, fiere, business plan, etc. Eppure vi devo dire che raramente mi sono sentito di fare una cosa più giusta di questa: mi sento pieno di entusiasmo, come fossi tornato ai tempi della scuola, ai momenti di scoperta, all'ingresso in un mondo nuovo, che dà nuove prospettive e un nuovo afflato alla vita.

Come tutti i corsi che si rispettino, anche questo assegna "compiti a casa", ovviamente blandi dal momento che tutti i partecipanti hanno già un lavoro. In pratica si tratta di libri di testo da leggere e studiare, e mi guarderei bene dal proporvi i volumi più tecnici. Uno però ve lo devo segnalare: si intitola A tu per tu con la paura, costa 8.50 euro, è edito da Feltrinelli, è scritto dallo psichiatra americano Thomas Trobe, che usa il nom de plume Krishnananda. E' usufruibile da tutti, scritto in maniera semplice ma incredibilmente tagliente, e dedicato in pratica alle paure del nostro "bambino dentro", alle loro cause e conseguenze, e a come affrontarle. E' una di quelle letture ipnotiche, che inizi e che ti travolgono, che ti danno uno o due insight a pagina, che a volte devi interrompere da quanto sono forti i pensieri che ti si affollano nella mente, Se avete mai avuto una delusione amorosa, o vi siete mai sentiti bloccati dalla paura, o intrappolati in un circolo vizioso, o se volete semplicemente capire perché i vostri rapporti interpersonali funzionano sempre nello stesso modo, a sistole e diastole, ve lo consiglio caldissimamente.

Rompendo il silenzio

Sono stato abbastanza silenzioso in questi giorni, non perché non vi pensassi.
Credo che il giorno che sarà possibile postare in un blog con il pensiero, dovrete venire a controllare ogni due ore le cose che ho scritto. Ho solo avuto tanto, tantissimo da fare, pensate che sono andato a letto per due sere di seguito alle 23.00 da quanto ero stanco.

Adesso, mentre scrivo queste righe in aereo diretto a New York, con la Groenlandia che non si vede a causa delle nuvole ma appare solo come un fantasma sullo schermo davanti a me, ho argomenti senza fine che mi ronzano in testa. Invece di fare una marmellata, vediamo di fare il bravo bambino e di metterli uno dopo l'altro in post diversi.

14 febbraio 2007

Cosa bolle in pentola...


next -- boil
Originally uploaded by ShimmeeGrrl.
Sempre molte cose.
La primavera che sembra già qui, con l'aria che sa d'aprile.
La luce perfetta di ieri sera.
Il sapore dell'acqua.
Toccare per terra con le mani facendo triconasana.
Un picnic al parco Ferrari mangiando un calzone funghi, mozzarella e prosciutto cotto con una persona cara, parlando di sciamanesimo e del potere magico del numero 17.
Un San Valentino che ignoro perché posso permettermi il lusso di farlo (perché l'amore va vissuto ogni giorno, ogni giorno come fosse il primo e l'ultimo).
Scoprire un nuovo ristorante giapponese/asian fusion e mangiare il riso cotto in foglia di loto.
L'autostrada libera tra Modena e Bologna.
Il sapore dello yogurt all'aloe vera.
Dare un'intervista a Repubblica Bologna per i miei vent'anni con l'Uomo Ragno (1987/2007) e camminare poi sotto i portici di via Saragozza sentendomi esattamente come quel giorno di due decenni fa, nell'attesa della prima uscita, o forse anche più giovane, ironicamente più leggero di allora.
Pensare che lunedì e martedì andiamo in ritiro con tutti i redattori sull'appennino reggiano. Che giovedì prossimo vado a New York al Comicon, e poi a Mantova Comics. Ma che non cambierei nessun posto con questa casa, con le due torri che si intravedono luminose in lontananza, e la torre di ingegneria che sulle colline si vede sporgendosi sulla terrazza.

12 febbraio 2007

Windows of opportunity.


A volte bisogna essere pronti a muoversi in fretta. Abbiamo iniziato la ricerca per un editor. Esatto, cerchiamo un nuovo redattore per un lavoro full time a Panini Comics a Modena. Anche se diciamo "redazione tedesca", intendiamo la redazione tedesca all'interno della sede di Modena.
Requisiti: PERFETTA conoscenza dell'inglese (e - se possibile - almeno un'infarinatura di tedesco), conoscenza buona dei comics americani, residenza in zona Reggio-Modena-Bologna o immediata disponibilità al trasferimento. Per piacere, non scrivete a me, ma andate a vedere i dettagli dell'annuncio sul nostro sito a questa pagina.

Unici difetti del lavoro: sarò il vostro capo (il che nell'ordine cosmico delle cose non è poi malaccio) e i vostri colleghi sarà gente tipo quella della foto qua sopra...

Molto più banalmente, cerchiamo anche un collaboratore per un piccolo lavoro di compilazione database (in maniera continuativa, diciamo che è un lavoro che può occupare qualche ora alla settimana). E' indispensabile vivere vicino alla nostra redazione, e valgono per il contatto le stesse indicazioni di cui sopra.

09 febbraio 2007

Non so perché...


Barbapapà
Originally uploaded by Marco40134.
... ho scelto questa foto stasera.
Non so perché non sto ancora dormendo, dopo aver visto la prima puntata della V stagione di Six Feet Under in DVD (molto triste, troppo).
Non so se essere felice o infelice per la nuova legge sulle unioni di fatto, che troppi avversano per pura cecità e ignoranza, e che adesso, letta nelle anticipazioni sui siti web, sembra qualcosa sì di limitato, ma anche di così ovvio, forse banale, normale, qualcosa che dà qualcosa a tante persone, anziché togliere. E forse tante persone che si riempiono la bocca con la parola "famiglia" dovrebbero avere l'umiltà di accettare le famiglie degli altri, quelle che non sono stile Mulino Bianco, ma che hanno dentro più amore e accettazione e solidarietà di tante belle famigliole di cartapesta, tutte apparenza e niente sostanza.

Ecco, ho capito la scelta della foto, dettata dal mio inconscio. La mia famiglia preferita è quella dei Barbapapà, fatta di tanti individui strani e imprevedibili, che possono essere tutto e il contrario di tutto, colorati e un po' alieni, come coloro che abitano il mondo reale, e riempiono con le loro lacrime, le loro allegrie e il loro sudore, le vie misteriose degli uomini e delle donne.

05 febbraio 2007

Slovenia '07


Dragon bridge
Originally uploaded by Marco40134.
Anche quest'anno, la mini-vacanza invernale (che è mio costume concedermi praticamente da quando ho iniziato a lavorare) mi ha portato in Slovenia. C'ero stato l'anno scorso, e posso sottoscrivere tutto quanto detto nel post di allora: bei panorami, terme spettacolari, prezzi ridicoli, cibo discreto (a parte l'immangiabile filetto nella sperduta Gastlina Straus dove mi ha spedito Cristiano Grassi, sicuramente per assassinarmi e prendere il mio posto come direttore di Panini Comics --;-)).
Rispetto al 2006, quest'anno ho passato una notte a Lubiana, e al ritorno mi sono fermato a Trieste, che vedevo per la prima volta.
Lubiana è davvero una destinazione interessante, una piccola capitale mitteleuropea a poche ore dall'Italia, con bei ristoranti, una vita giovanile che non scherza, belle atmosfere mitteleuropee. Con i miei compagni di viaggio, siamo scesi all'Hostel Celica, una prigione circondariale trasformata in ostello di lusso. Ogni cella è trasformata in opera d'arte, con lavori di giovani artisti, i bagni sono comuni ma pulitissimi, e nella lobby sfila la meglio gioventu slovena. Un'esperienza da non perdere, al modico prezzo di 24 euro a persona a notte, per pernottamento e colazione.
La tappa a Trieste mi è anch'essa pia ciuta, anche se ho trovato le vie attorno a Piazza Unità d'Italia un po' derelitte.Tuttavia, passeggiando sulla piazza, penetrando nel porto sul molo, con le mantagne da sfondo, la folla che si accalca, il cielo terso, si sente il pulsare di questo remoto angolo d'Italia, se ne avverte tutta la storia, il suo essere nel nesso dei nostri destini nazionali. E' una bella emozione da provare, in una domenica pomeriggio d'inverno tiepida e assolata.

31 gennaio 2007

Pensierini del martedì



E' uscito in Spagna anche il quinto e ultimo cofanetto di Six Feet Under, anche questo con doppiaggio in italiano. Me lo sono fatto comprare e spedire, e rispondo a tutti coloro che mi hanno scritto per chiedere news che si può reperire nei siti spagnoli di vendita online, tra cui questo.

Sono arrivate le campionature di due volumi che aspettavo con ansia: 100% PUNISHER LA TIGRE e FIGLIE DEL DRAGO. Sono due di quei volumi che non sono per niente ovvi, ma che alla fine sono molto più interessanti di tanti altri. De LFDG mi ha fatto impazzire l'umorismo fuori dagli schemi, e un disegno dettagliato e intricato, davvero "forte". Di LA TIGRE mi piace più di tutto la storia THE CELL, un vero capolavoro. Forse il miglior volume di PUNISHER di sempre.

Domani è la festa di Modena e quindi niente lavoro. Non avete idea della gioia di poter passare a Bologna un giorno feriale facendo delle cose normali.

A febbraio su Jimmy inizia Babylon 5, la serie di culto scritta dal Marvel-scrittore Michael Straczinsky. La aspetto da anni, e anche se dubito che Jimmy abbia comprato tutte le varie stagioni, non vedo l'ora di vederlo.

30 gennaio 2007

Till Angouleme freezes over.


Prendete il Salone del Fumetto più prestigioso del mondo, con più di 100.000 visitatori, che si svolgeva nel cuore urbano di un'affascinante cittadina storica della Francia, in cima a un suggestivo altopiano.
Spostatelo dal centro città (per fare spazio a un contestato centro commerciale in odore di speculazione edilizia) e mettetelo in un prato sotto l'altopiano, il cui unico accesso è uno stretto vicolo. Senza nessun esercizio commerciale vicino, con solo qualche bagno chimico e due o tre choschi di panini.
Aggiungeteci il maltempo, con i marciapiedi ghiacciati, il vento sferzante, temperature polari, e un servizio di autobus di collegamento inadeguato per la mole di pubblico.
Il risultato è il Salon de la BD di Angouleme di quest'anno, decisamente il peggiore cui mi sia capitato di partecipare in quanto a logistica e a riuscita commerciale.
Mentre aspettavo al gelo l'autobus assieme al altre cento persone, o facevo la fila per prendere a due euro alla tazzina un caffé genere "spremuta di calzino", mi chiedevo come si può essere involuto così tanto il Salon de la BD nel giro di due anni: da fiera urbana, a due passi da piazze, negozi, bar, a fiera suburbana, con solo la baracchina delle crepes a fare da servizio catering, e un'impossibile camminata in salita di almeno due-tre chilometri su marciapiedi ghiacciati per andare in centro. Il cambiamento di location ha avuto impatto negativo sul successo della mostra: mancava pubblico, mancava traffico nell'area business, e ho proprio avuto l'impressione che si sia trattato di un'edizione minore. Addirittura, parlando con i tassisti e i colleghi francesi, si è sentito dire che sarebbe stata l'ultima Angouleme, e che dal 2008 il Salone si trasferirà in climi più miti e in città più attrezzate. Per tutta la manifestazione, dal giovedì mattina alla domenica, sono stato di un umore un po' down.
Ma come, in Italia finalmente il Salone di Lucca torna in città dopo oltre 15 anni di esilio vicino al Palazzetto (ma comunque, a due passi dal centro), e il Salone di Angouleme va in esilio in uno spiazzo periferico? Angouleme espelle dal suo corpo urbano la manifestazione che l'ha resa famosa, che era un simbolo per noi italiani provinciali di grandeur culturale e di perfetta logistica organizzativa gallica?
E di fronte all'ecatombe organizzativa, ti vengono in mente tutte le altre defaillances del Salone, che in qualche modo finora erano rese meno pesanti dalla bellezza dell'evento: gli hotel introvabili (per non dire inesistenti) che mi costringono a dormire in una specie di Bates Motel a due stelle con riscaldamento a singhiozzo; la mancanza di un aeroporto, l'incongruo timing a fine gennaio, la snobberia dei premi, che premiano solo le cose più elitarie e sconosciute. Etc etc etc.

Huff...

Ora che mi sono sfogato, e ho condiviso con voi la delusione di questo Angouleme, veniamo invece alle cose che in fondo hanno reso piacevole l'esperienza.
Anzitutto, lo staff Panini, tra collaboratori, dipendenti e autori, che hanno reso fantastico persino andare in giro sui marciapiedi gelati. Da Andrea, Francesco, Stefano, Enrico, Simone e Matteo, a Sophie, Walter ed Anna, per andare alle guest star Olivier Coipel, Tim Sale, Gabriele Dell'Otto e Niko Henrichon (di PRIDE OF BAGHDAD), e chiudere con Sebastien, Marjorie e Benoit dell'ufficio francese.
Poi, come sempre, è stato impagabile parlare con un sacco di operatori di mezzo mondo, e capire come si evolve il business dei comics:
la sensazione è che in Francia il formato franco/belga sia in una specie di cul-de-sac evolutivo, e cerchi nuove tematiche e formati;
la sensazione è che il manga sia oggi in Francia (e non solo) l'unico settore in ascesa vertiginosa (+27% nel 2006) e che questo renda difficilissima la competizione nel settore, con titoli che passano di mano a somme vertiginose per gli standard italici;
la sensazione è che noi di Panini si sia ormai giunti a una specie di bivio, con una crescita così impetuosa e un allargamento a settori di prodotto e geografici così forte che a volte mi/ci vengono quasi le vertigini.


PS: Mi ero già scritto nella testa questo post post-Angouleme, quando sul suo blog l'amico Foschini ha deciso di epater les lecteurs e congedarsi in maniera molto impattante. Che dire? Non scomparire, fratello di blog. Se hai compiuto 31 anni, non è la fine del mondo. Puoi sempre compierne 41, e poi vedi...

24 gennaio 2007

Vigilia di partenza


Domani parto per Angouleme, solito appuntamento di gennaio con la principale fiera di fumetto d'Europa. Non so quanto regolarmente riuscirò a postare, ho così tanti appuntamenti che portarmi dietro il PC portatile mi sembra inutile. Ma mi sa che alla fine prevarrà l'incapacità di staccare del tutto, e che alla fine il PC del lavoro me lo trascinerò da Bologna a Parigi via aereo e poi da Parigi ad Angoluleme via treno.
Le previsioni danno neve e tormenta e -12 di minima, quindi se finora mi/ci siamo lamentati delle temperature miti di questo inverno anomalo, mi sa che - almeno io e gli altri angoulemiani - ce ne pentiremo decisamente.

In questi giorni pre-partenza, i temi di lavoro sono intensi. Pare (pare) che un paio di progettini americani siano quagliati. I primi lanci Virgin Comics sono in allestimento per il 5 maggio. Un mega-progettone italico sta prendendo lentamente forma. Il settore DVD ribolle. Il programma di tutti i sette mesi di CIVIL WAR è quasi finito ed è una bomba. Stiamo decidendo il programma di un ennesimo nuovo paese Panini Comics. Sto preparando il viaggio a New York per il Comicon (olé). E ci sono un paio di progetti davvero macro, macro, macro, che più macro non si può...

In ambito letture, ho messo mano a una pila di albi USA arretrati che sembra la torre di Pisa. Sostanzialmente solo roba Marvel, e finora spicca su tutto il colossale NEW AVENGERS 26: per parafrasare Franz " il fumetto più adulto della Marvel da anni a questa parte".

In TV ho visto la prima puntata della IV serie di NIP/TUCK (forse un po' sotto tono, con la trama di Julia e della sua gravidanza decisamente un po' asfissiante), una spolverata di 4400 (che non mi convince, alla fine) e - per la seconda volta - il riuscitissimo MADAGASCAR.

E poi un po' di Firenze e un po' di Bellisola, cene al ristorante o in pizzeria, tante parole, tanta amicizia e tanto amore, in questo inverno finora dolcissimo.

Comunicazione di servizio


Lo scorso giugno vi ho parlato di un seminario di psicologia che ho seguito a Livorno, centrato sullo studio delle tipologie di carattere (gli "enneatipi").
Alcuni mi hanno chiesto notizie su questo genere di appuntamenti, e adesso ho finalmente le date del prossimo seminario sugli Enneatipi che si terrà in regione: 9-11 marzo, tra Bologna e Modena. Per informazioni, ecco il link.
A me, questo seminario ha un po' cambiato la vita, o almeno il modo di viverla e percepirla, quindi lo raccomando caldissimamente.

17 gennaio 2007

Il mare d'inverno


Lugares extraños II
Originally uploaded by Morganilla.
Sono in Catalogna per il tradizionale meeting di inizio anno con la redazione spagnola. Dato che sono venuto un po' in anticipo rispetto ad altri anni, l'unico albergo aperto della zona è a l'Estartit, una stazione balneare sulla Costa Brava, a sei chilometri dalla nostra sede. Ci ero venuto a giugno, un po' per lavoro e un po' per svago, e ricordo ancora la serata con tanti amici, qui sul lungomare, mentre l'Italia vinceva una partita dei Mondiali. Allora era caldissimo, il paese traboccante di gente, c'era voglia di pelle nuda, di sole.
Adesso il paese è deserto. Letteralmente. Se esiste qualcosa sotto la bassa stagione, ci siamo proprio dentro. Ho camminato un pezzo per andare da solo nell'unico ristorante aperto. Sul lungomare buio, con solo qualche cane, una macchina ferma sulla spiaggia, un uomo che parla al telefonino in lontananza, lo sciabordio delle onde, l'odore della salsedine. Devo dire che è stato un attimo magico, come essere dentro Il mare d'inverno cantato da Ruggeri o da Mia Martini. Ripercorrere i luoghi dello scorso giugno, ma stavolta intabarrato e con la mia cuffia di lana bianca. Settemesi che sono pochi, ma sembrano a volte un'eternità (e se leggete regolarmente il blog, intuite di cosa parlo).
Ho scritto un SMS a una cara amica, che ho conosciuto proprio qui, e le ho detto in 160 caratteri il sugo di quanto appena condiviso con voi. La sua risposta, merita di essere riportata:
"Visto che l'atmosfera è magica, evoca la vita che desideri nell'anno appena iniziato....poi la qualità che ti occorre per realizzarla... infine accetta con amore tutti i passi da compiere e le decisioni da prendere lungo la realizzazione".
Non so perché, ma non avrei saputo rendere con parole migliori le emozioni che ho dentro questa notte, mentre scrivo queste righe, in una camera d'albergo con i copriletti beige, i mobili anni '70, e fuori è notte, è inverno, è Catalogna, e i sogni e i ricordi continuano ad aggirarsi indisturbati e silenti nelle strade vuote.

15 gennaio 2007

Bisca reale


In un fine settimana di sole e di temperature che continuano a essere miti, sono stato finalmente a vedere il nuovo Bond. Da Goldeneye in poi non me ne sono perso uno, e anche se mi considero un bondiano di scarso spessore (preferisco i film recenti a quelli storici, cosa che sembra essere un anatema per i veri appassionati del genere) devo dire che una serata al cinema pizza+007 è ancora uno dei principali piaceri rimasti ai cinefili .
Di Casino Royale si è già detto e scritto un sacco, e concordo con le tante recensioni positive. A parte qualche punto stonato qua e là, è uno dei migliori Bond di sempre: rude, noir, vulnerabile, scontroso, antiromantico quanto basta. Daniel Craig, proprio perché tarchiato, con le orecchie sporgenti e il viso da pugile suonato, incarna la figura dell'agente segreto di umili origini, che impara a uccidere, ad amare, e a sopportare il dolore e il fallimento, in questa storia che sa di anni '50 e viene invece trapiantata nell'oggi, con PC portatili, cellulari, e ogni diavoleria possibile al fianco di improbabili partite a poker con poste di decine di milioni.
Incredibile - segno dei tempi - il rovesciamento del titillamento sessuale, con Bond stesso che diventa oggi oggetto del desiderio, e appare più nudo e seminudo qui che nei 20 film precedenti. Fantastica la scena nella rampa delle scale e quella nella doccia, quasi tarantiniane. Bravissimi tutti gli attori comprimari, da Judy Dench a Giannini. Immagino che la stragrande maggioranza di chi mi legge il film l'abbia visto, ma se aveste delle esitazioni, non perdetelo...

11 gennaio 2007

Wednesday at work


Anche se volessi dedicare il solito post di mezza settimana ad argomenti extra-fumetto, non saprei di cosa parlare, dato che da lunedì mattina sono totalmente assorbito dal frullatore del lavoro, e a parte yoga alla Vergin + Match Point su Sky lunedì, una polentata con gli amici martedì e un aperativo di 45 minuti stasera (Vodka Sour al Mandarino da Gamberini, ve lo consiglio), non sono riuscito praticamente a fare o pensare a nient'altro.
Qualche piacevole chicca...

Grazie al trio Franz/Mario/Simon si stanno chiudendo i lavori di preparazione della collana di Valentina che dal 20 gennaio sarà allegata al Corriere. Raramente abbiamo prodotto qualcosa di così raffinato. A me Crepax è sempre piaciuto, anche per quell'incongruo filone marvelliano (Neutron e i suoi super poteri, la razza segreta dei Sotterranei, una continuity spavalda, che a Tom Breevort gli fa un baffo) mescolato a un sano mix di erotismo milanese trasgressivamente borghese. La mia storia preferita è Moscacieca, se proprio volete saperlo, angosciante, perversa e mooolto sadomaso.

Ore e ore di discussione su quali sono le storie "assolute" dell'Uomo Ragno, per preparare una serie di progetti da libreria e/o da edicola, in mezza Europa, per festeggiare / celebrare Spider-Man nell'imminenza dell'uscita del terzo film. Avreste dovuto vedere la gara fra me e Franz nel citare a memoria titoli e numeri progressivi di tutti i numeri "chiave" di 45 anni di avventure. Tra le cose messe sul tappeto per l'Italia, una sarà anche l'inizio di un qualcosa che prometto ai lettori da tanti anni e che FINALMENTE decolla a partire da aprile/maggio (eh eh eh).

Lunghissimi approfondimenti sui manga, e sulla programmazione 2008 (non scherzo), tra shojo, shonen e seinen. Una spruzzata di DVD. Progressi su insoliti e - in certi casi - molto bramati titoli USA. Le questioni del Brasile. Le riviste per lettori sotto i sei anni. L'organizzazione per Angouleme e il NY Comicon... Insomma, nemmeno il tempo per pranzare.

E poi, seguire sulla rete le notizie sul mercato che ribolle, con annunci, progetti, il vedere che tutti quanti si stanno muovendo come falene un po' impazzite. Ho letto cose così bizzarre in certi casi che mi rifiuto di crederci, ma se verranno confermate magari un qualche post ironico sulla Distinta Competencia non me lo risparmio...

07 gennaio 2007

MML risponde

Emiliano, uno dei più assidui lettori di questo blog, mi ha spedito una lettera con una serie di domande... e per una volta dedico il blog alle risposte a questo "amico di penna"....


a) sono un vecchio di 32 anni che vorrebbe finalmente imparare l'inglese: mi sai indicare il metodo migliore?

Anzitutto sentir dire "vecchio" da uno che ha nove anni meno di me, mi fa venire i brividi... ma lasciamo perdere. Imparare l'inglese a 32 anni non è impossibile, basta averne voglia e convinzione. Il metodo migliore sarebbe per te avere una fidanzata inglese o irlandese o americana o canadese etc, dal momento che - si sa - le lingue si imparano a letto. In mancanza, consiglio un anno di corso intensivo in una scuola o con un'insegnante privata, seguito da vacanza studio senza rete in Inghilterra o Irlanda (senza rete significa "da solo", organizzandosi da solo viaggio, soggiorno, corso, e cavandosela da solo in tutto).
Dopo questo crash course, mettiti a leggere di tutto in inglese, vediti i confanetti dei serial in inglese con i sottotitoli in lingua sotto, e studia, studia, studia... altre scorciatoie non ce ne sono.

b) Prendendo spunto dai propositi del tuo blog, come si fa a diventare "affilato come un coltello" quando sei un insicuro/intimidito cronico, uno che fa tutte cose che non gli piacciono perché non sa quello che vuole e non ha nessun talento particolare?

Anzitutto non ti buttare giù. Almeno una cosa la sai fare, ed è riassumere in due righe la natura dei tuoi problemi, il che - quanto a lucidità e onestà intellettuale - non è poco, se pensi che la stragrande parte dell'umanità non ha alcuna consapevolezza di sé o del mondo. Poi, se vuoi davvero cambiare e uscire dal bozzolo dell'insicurezza e della timidezza, parti dalle cose elementari, tipo fare ogni giorno qualcosa che non hai mai fatto prima, anche solo respirare in modo diverso o mangiare qualcosa che ti sei sempre rifiutato di provare. E poi, chissà che il progetto di apprendimento dell'inglese di cui sopra non sortisca qualche altro benefico effetto secondario.


c) Lost, Desperate Housewives, Nip/Tuck, Six Feet Under, 4400 e Doctor House: da cosa iniziare ad acquistare i cofanetti dvd?

Dipende molto dai tuoi gusti personali nel settore della fiction. Se ami i comics, LOST è a tal punto correlato con l'universo dei fumetti USA che non può che essere la scelta numero uno. N/T, SFU e DH sono tutte e tre in pratica delle soap operas/telenovelas per adulti, una con l'aggiunta dell'elemento "chirurgia plastica", una con becchini e funerali, una con humor nero e trasgressivo. Per apprezzarle, devi essere un fan delle soap a un qualche livello, o almeno apprezzarne il meccanismo narrativo. Delle tre, DH è la più importante come fenomeno di costume, anche se secondo me la più trasgressiva e la meglio scritta rimane SFU e - un pelino più sotto - N/T. DOCTOR HOUSE è un po' un outsider, ma bisogna amare i medical drama per apprezzarla appieno, mentre 4400 resta forse la meno ambiziosa e - per certi versi - la meno riuscita delle serie che proponi.


d)Tra Keira Knightley e Scarlet johansson?

Scarlet, che domande.

e) Cosa ne pensi di Totti? (Aho',t'ha detto Babbo!!!!!!)

Sinceramente... non ho opinioni! Il mio calciatore preferito rimane Cannavaro...