31 dicembre 2005

Felice 2006


Ultimo post del 2005. Come l'anno scorso, aspetto l'anno nuovo in campagna, a Bellisola, con un piccolo gruppo di amici. Fa freddo (-2 oggi) ma ci sono due camini, il riscaldamento con il bombolone, uno stabilimento termale a 4 chilometri in cui immergersi nell'acqua a 34 gradi, l'iPod attaccato allo stereo pieno di nuova musica, la gatta che ronfa, e circa due mesi di fumetti americani arretrati da leggere (ieri mi sono fatto una prima dose di una quarantina di Marvel recenti, a presto la recensione...). E poi tanto cibo buono da cucinare in compagnia (vedi foto)...

Non mi piace fare i consuntivi di fine anno, e quindi ve li risparmio (mi piace di più fare i buoni propositi (adesso ci penso e poi ve li sciorino in un prossimo post).
Tuttavia, nel numero di XL in edicola oggi, ho scoperto con mia somma sorpresa che su 10 fumetti "must" del 2005, quattro sono nostri, e che su 10 DVD dell'anno... ci siamo piazzati tra i primissimi con Ghost in the shell.
Come direbbe qualcuno: "We must be doing something good".

Buon anno a tutti... e auguri!

Macroprogetto n. 1


Finalmente è stato annunciato uno dei tanti macroprogetti che mi ha tenuto impegnato (ossessionato?) negli ultimi mesi. L'Espresso ha annunciato la collana in 10 volumi dedicata all'integrale di Corto Maltese, e indovinate chi sarà il partner editoriale dell'iniziativa? Proprio noi di Panini Comics. Dopo una gestazione durata sei mesi, e dopo un turbinio di lavoro che vi risparmio, ecco arrivare "l'integrale" di Corto, tutto ma proprio tutto l'archivio fumettistico di questo personaggio mitico, in una edizione unica al mondo. Onore e glora a Francesco, Sara, Simon, i tre redattori dell'opera, che hanno sfornato un prodotto eccellente vincendo un'incredibile corsa contro il tempo.
Questo è solo il primo dei famosi "macroprogetti" di cui vi accenno da mesi. Per i prossimi, abbiate pazienza... ve ne basterà poca.

26 dicembre 2005

E i manga?

Si tranquillizzino i manga fan... non ho intenzione di ignorare nel blog i temi relativi a fumetti e animazione giapponese, cioé i motivi veri che mi hanno spinto in pieno dicembre a fare la mia versione di Bill Murray e di perdermi in translation tra jet lag e dispepsie varie, peraltro senza Scarlett Johanson o equivalenti nei paraggi, ma solo in compagnia dei magnifici Sebastien Dallain e Walter De Marchi.

Come sempre, a Tokyo ho passato in rassegna tutti o quasi i nostri partner nipponici tradizionali, con qualche nuovo incontro relativo soprattutto alle serie animate. Diciamo che in generale gli affari sono andati molto, molto bene, e che nel 2006-2007, in Italia ma non solo, andremo a proporre "cose" molto interessanti, davvero. Come sapete, più di questo non posso dire. C'è solo una serie, cui già avevo accennato in queste pagine, che mi sta molto a cuore, che pensavo di aver perso di vista, ma che è tornata in ballo e che potremmo annunciare tra 4-6 settimane, per poi uscire a metà anno. Diverrà - ne sono sicuro - la vostra serie manga favorita, al pari di Berserk o MPD Psycho. Di più non dico, fidatevi...

Posso invece dilungarmi sul lato "ludico" di questo viaggio. Con il Natale alle porte, Shueisha ha organizzato come sempre una "Jump Festa", una specie di fiera di due giorni dedicata ai personaggi della sua rivista, Shonen Jump. La "festa" si teneva a Maruhari, un centro fieristico alla periferia di Tokyo (a un'oretta di treno, tanto per gradire), e per l'occasione Shueisha ha convocato un bel po' di editori da tutto il mondo. Mi sono ritrovato quindi a Tokyo contemporaneamente a rappresentanti di Glenat, Dargaud, Tokyopop, J'Ai Lu e DC Comics.
Non sono quindi mancati, prima della festa, gli appuntamenti mondani.

Il mercoledì abbiamo iniziato con il gala di Tuttle Mori, la principale agenzia che si occupa di diritti manga. Nel salone da ballo del Tokyo Prince Hotel c'era mezza editoria mondiale del fumetto, e ci siamo trovati a sorseggiare champagne e mangiare sushi assieme a Jim Lee e ai rappresentanti di tantissimi editori, giapponesi ed europei.
E nelle serate successive, cena brasiliana organizzata dalla DC Comics (ospite d'onore, il simpaticissimo autore di Togari, Natsume Yoshinori, seguita dalla cena Shueisha (sempre con Jim Lee ospite, nonché Yasuhiro Nightow di Trigun e Nobuhiro Watsuki di Rurouni Kenshin (che nonostante siano due star assolute hanno dimostrato di essere più timide e schive del 99% degli autori che conosco).
Nella foto che vedete di fianco, scattata da Walter, vedete il sottoscritto con Sebastien, Jim Lee e signora e infine Mr Yoshinori, in un locale di Omote Sando, alle prese con una serie di caipirinhas di fine serata.

Alla fine della settimana, finalmente ha avuto inizio la "festa", una sorta di mini convention con 55.000 ragazzini urlanti, stand dedicati solo agli eroi di Shonen Jump e al loro merchandising, e un servizio catering solo minimamente migliore di quello di Lucca (avete presente come possono essere gli Hot Dog in Giappone?). Comunque, è servito a capire meglio le tendenze del genere shonen, quello per ragazzini, tanto per indenderci. Un genere sicuramente difficile in Italia, ma diffusissimo all'estero, nel quale siamo e saremo sempre più impegnati, per la gioia (presumo) più dei vostri fratellini che vostra...

25 dicembre 2005

Memoirs of a gaijin


Il Giappone è, sotto tutti gli aspetti, un trip. Prendi l'aereo, rimani 12 ore in aria a 10.000 metri sorvolando l'Austria, la Polonia, la Russia, la Siberia, la Cina, e poi atterri nel posto che più di ogni altro ti fa pensare di essere non in un altro paese, ma in un altro pianeta. Quando ho visto Lost in translation, la cosa che più mi ha stupito è che la Coppola ripende tutti i "miti" del turista in Giappone, uno a uno, nessuno escluso... e che tutti questi "miti" sono veri, verissimi, così veri che quasi non ci si crede.

La città sterminata, la gente che brulica, sciamando come formiche e che ti ignora, il senso di spaesamento di essere così diverso da tutti gli altri, così unico e in fondo così solo in mezzo a 12 milioni di persone basse almeno 30 centimetri più di te, che si arrabattano freneticamente tra metro, lavoro, cibo, alcol, metro, aspirando a chissà quali cose e sognando chissà quali sogni

Gli hotel occidentali, così perfetti e freddi, un rifugio dal mondo esterno, ma allo stesso tempo una piccola trappola terribile, in cui rimani solo con te stesso, con la tua insonnia che non dà tregua, con la TV che trasmette cose incomprensibili a ogni ora, con la città che si stende ai tuoi piedi, così piatta sotto ai 30 piani da cui la osservi, con la sua essenza antica ed impietosa, le strade piene solo di taxi, vuote dopo mezzanotte, e tu pensi a quanto ogni cosa da qui appaia lontana, dall'altro lato del mondo, in un altro pianeta, forse.

Il cibo onnipresente, modulare, minimalista, buonissimo e rivoltante. Crudo, cotto, da cuocere, sminuzzato e polverizzato, da afferrare in punta di bacchetta e da succhiare facendo il massimo rumore possibile. Da annegare nella birra, nel saké, magari anche nel vino. Seduti per terra, con i piedi sotto il sedere, oppure a tavola, facendo lo shabu shabu, cioé cuocendosi la carne da sé nel pentolone di brodo che spumeggia davanti, questa carne così bianca, di mucche allevate a birra e massaggiate affinché il grasso sia uniformemente miscelato al magro.

I treni che vanno implacabili, affollati all'inverosimile o mezzi vuoti con la gente che dorme sulle poltrone, con le stazioni che vengono annunciate da voci di donna che sembrano cantare, e annunciano "Akasaka Mitsuke" o "Omote Sando" mettendo un accento su ogni sillaba, come una cantilena. La rete di metro che si incrocia con quella dei treni, con queste stazioni labirintiche, con dozzine di uscite segnalate in giallo, ognuna che porta a un punto diverso del quartiere, spesso dentro palazzi o grandi magazzini, in modo che il fuori, il dentro, il sopra, il sotto, l'esterno e l'interno si mescolano, mentre sempre e comunque la fiumana della gente ti accompagna o ti ostacola, e tua la guardi, a bocca spasmodicamente aperta.

E poi la città, con queste giornate di inverno impossibilmente terse e perfette, senza una nuvola in cielo, con sei-sette gradi fuori e trenta in quasiasi posto al chiuso, tutto un togliersi e rimettersi il giaccone. E poi la città, con i suoi viali e le sue straduzze, la tangenziale che gira in mezzo ai palazzi, che dal taxi si vede dentro le case. La città con i suoi parchi e i suoi giardini, e la sua tour Eiffel, il suo Golden Gate, la sua Statua della libertà. Con Omote Sando, alias i suoi Champs Elysees, e i bar, i ristoranti, i centri commerciali. Tutto frenetico, brulicante, mozzafiato.

E i giapponesi. Di solito tutti uguali, anche quando cercano disperatamente di essere diversi, vestiti in giacca e cravatta o con il tailleur, oppure tutti colorati con impossibili capelli e "mise" improbabili. Con i loro modi gentili, ma in fondo enigmatici. Loro non guardano me, ma io guardo loro. Sempre. Cerco di capire a cosa pensano, cosa vorrebbero ricevere per Natale, quali sono le loro aspirazioni. Cosa sanno del mondo fuori dal loro ciclo casa-lavoro-ristorante-casa. Li guardo, e un po' mi piacciono, un po' mi intrippano, un po' mi fanno paura. Ma sono così gentili e pronti ad aiutarmi, che gli perdono tutto. E gli sorrido.

24 dicembre 2005

'twas the night before Christmas...

Spero non siate troppo delusi dal mio silenzio... il viaggio in Giappone mi ha lasciato fisicamente a pezzi, e sono "crollato" ogni sera attorno alle 22. Persino la sera della cena di Natale di Panini Comics ero in forma pessima. Nei prossimi giorni, riposato e rinfrancato da tortellini della migliore tradizione emiliana e fritti nella migliore tradizione laziale, posterò a raffica su Giappone, manga, fumetti, Natale, musica, romanzi, padri e figli... Nel frattempo, auguri a tutti coloro che leggono in diretta, e una "chicca": il disegno d'auguri che mi ha fatto la redazione Panini Comics, con un testo esilarante scritto da Stefano Munarini, perfida e ficcante parodia di questo blog (ingrandite l'immagine e leggete il testo: merita...).

Ancora auguri!

20 dicembre 2005

I'm back...


Vi sono mancato, vero? Volevo postare dal Giappone, ma ero troppo di corsa e/o troppo "jet-laggato" per riuscirci. E adesso mi si chiudono gli occhi mentre ascolto Ballarò e la gatta si lecca sul divano. Appena ho un minuto e sono sveglio, vi racconto tutto. Giuro!

06 dicembre 2005

Uncanny Tuesday


Che emozione... non mi aspettavo che fosse oggi, ma è bastato collegarmi al sito Panini per trovare la news sul trailer di X-MEN 3.
Un clic, un attimo di attesa, e poi sul mio iBook è comparso il trailer del film più atteso dagli appassionati di mutanti. E che trailer! Davvero bello, bellissimo, non dico di più, dovete precipitarvi a vederlo. Persino Tempesta sembra convincente... E i miei favoriti, Wolverine e Jean Grey: che spettacolo.
Ma basta fare il fanboy...
Qualche aggiornamento da Viale Emilio Po.
E' iniziato dicembre, e il lavoro rallenta un po'. Se non fosse per i 4-5 progetti "macro" che mi continuano a tenere occupatissimo, non c'è molta carne al fuoco. Il programma 2006 in generale è definito, il budget è chiuso... per fortuna lunedì prossimo vado in Giappone per una settimana, a seguire gli sviluppi nipponici ultimi e a cercare nuovi interessanti aggiunte per Planet Manga e Panini Video. Sicuramente cercherò di fare dei reportage in diretta, anche se riservatezza richiederebbe un totale black out informativo (persino il nome degli editori che vedo o la sequenza in cui lo faccio potrebbero essere definite "informazioni sensibili"). Vedrò come riuscire a darvi degli spunti curiosi senza violare la "privacy professionale".

Que mas?

Beh, oggi uno dei migliori giovani talenti del fumetto USA mi ha proposto un fumetto spettacolare da lui creato. Fosse per me, lo pubblicherei subito, ma di certo saremo in molti a conterdecelo. Comunque sia, chiunque lo pubblicherà, sarà da leggere assolutamente: era un bel pezzo che non sentivo un "pitch" così originale (e se non sapete cos'è un pitch, andatevelo a vedere sul sito n. 1 per ogni traduttore, www.onelook.com).

02 dicembre 2005

10 things I learned this week


1) Prima dei quarant'anni, ognuno ha la faccia che gli hanno dato i suoi genitori. Dopo, ognuno ha la faccia che si merita.

2) Stanno già doppiando la quarta e la quinta stagione di Six Feet Under. Informazione da fonte certissima.

3) Posso resistere a STAR WARS non oltre 25 minuti, prima di cadere addormentato come un sasso.

4) Se la riunione di budget dura oltre nove ore senza interruzioni nemmeno per mangiare, all'inizio della sesta ora non so se devo svenire, vomitare o inghiottire un tubetto di tylenol.

5) Il sottotesto simbolico dei super eroi americani sono i miti dei profeti giudeo cristiani. I super eroi islamici saranno ispirati ai 99 attributi di Allah.

6) Il nuovo Dottor Who ha una faccia irresistibile e un sorriso da cavallo. La sua assistente sembra una delle Spice Girls.

7) "Ogni volta --- ogni maggese che ritorna a dar vita a un seme --- sarà vita nuova anche per me..."

8) In Birds of Prey (su Canal Jimmy), l'unico personaggio vagamente uguale al suo equivalente a fumetti è Barbara Gordon alias Oracolo alias l'ex Batgirl.

9) Daria Bignardi è l'unica donna della TV italiana che vorrei conoscere.

10) Le cose che si fanno non importano. Sono solo, solamente, sovrastruttura.

30 novembre 2005

Six feet afterwards


Lunedì sera si è conclusa su SKY la terza serie di SFU, che forse saprete essere una delle mie serie TV preferite (assieme a LOST, devo dire). Per chi non ha il satellite, il martedì alle 23.30 vanno in onda in chiaro gli stessi episodi, due alla volta, e credo che ci vorranno un paio di settimane per finire la serie. Se potete, non perdetele.
SFU è in assoluto una serie geniale. Mentre vedevo lo splendido e struggente episodio finale della terza serie, con il suo mix di vita e di morte, di amore e disperazione, di speranza e rimpianto, avevo letteralmente i brividi. Lo sceneggiatore-ideatore-regista è Alan Ball, quello di American Beauty, e la sua maestria è assoluta. Se vi devo dire di cosa parla SFU, vi direi che parla della vita, delle disavventure terribili che la plasmano, e dell'ostinata follia delle emozioni che ci permettono comunque di andare avanti. Tutta la serie procede a sistole e diastole, con i quattro protagonisti - una vedova, la figlia e due figli - che passano da speranza a disperazione, da felicità a tristezza, da lucidità a follia... in due parole, dalla vita alla morte, a ritmo continuo, inplacabile, incessante. Il tutto con ironia, assurdità, soluzioni MAI banali, e risposte non facili a domande difficilissime.
Abbiamo diritto a essere felici? Come possiamo smettere di essere i peggiori nemici di coloro che amiamo? Chi muore, continua a esserci accanto? Ha un senso, la vita? Ha un senso, la morte? o forse, la vita e la morte si danno senso reciprocamente?
I quattro personaggi, tutti assolutamente "misfits", sono sublimi e assurdi, e fallaci al 100%. La madre cerca il sesso complusivamente. La figlia si mette nei guai con gli uomini. Un figlio lotta per mantenere assieme una relazione con un uomo conflittivo e un po' violento. L'altro figlio è combattuto tra un'amante ninfomane e una moglie ossessiva.

L'unica cosa che brucia è pensare che la proposta migliore della TV del momento viene programmata a mezzanotte sia sul satellite sia sul terrestre, come se chi organizza le programmazioni non si fidasse dell'intelligenza degli spettatori italiani, come se non potessimo anche alle 21.00 sentir parlare di amore, droga, arte, psicologia, sesso, morte. E adesso che la terza serie è finita, mi sa che prima di un anno la quarta non comincia... alla faccia del villaggio globale e del tempo reale dei media.

29 novembre 2005

Di inondazioni e altro


Nel fine settimana, mentre nel resto d'Italia pioveva o nevicava, in campagna da noi, a Bellisola, località Villa Sassonero/Monterenzio/BO, cadeva una sorta di mix di neve e di pioggia, in maniera battente. Il risultato giudicatelo voi, in questa foto dell'amico fotografo Clemens Kisselbach: il Santerno, che di solito si guada senza stivali passando da un sasso altr'altro, aveva questo aspetto assai poco rassicurante.
Noi di Bellisola ce ne stiamo restati al calduccio, davanti al caminetto, mentre davanti a casa venivano avvistati 1 volpe, 2 daini, 3 falconi (?). A parte parecchie ore passate a scrivere contratti e compilare previsioni di costo e di fatturato, mi sono letto i primi tre volumi della serie DC SHOWCASE. Sono tomi di 500 pagine in bianco e nero che ripresentano storie classiche della DC. Sono in pratica l'equivalente degli analoghi MARVEL ESSENTIALS, ma mentre i libri di quel tipo della Casa delle Idee non li leggo (beh, a parte quelli di serie minori dimenticate come MONSTER OF FRANKENSTEIN o MARVEL TWO IN ONE), gli SHOWCASE della DC me li sono tutti sciroppati. Sono infatti storie mai pubblicate in Italia, o pubblicate parzialmente in albi introvabili, e immergersi in 500 pagine di SUPERMAN di Boring-Swan-Plastino o LANTERNA VERDE di Gil Kane è un piacere inedito per molti versi. E leggendo tanto fior fiore di DC COMICS vintage, la differenza tra la Marvel degli albori e la DC di quegli stessi anni colpisce come un uppercut. Le storie DC del 1958-1965 erano ingenue e ripetitive, non ci sono discussioni. Quelle di Superman erano tutte che ruotavano sul segreto della doppia identità di Clark Kent. Quelle di Lanterna Verde avevano in pratica sempre due o tre nemici che si alternavano, l'elemento soap era costituito dal triangolo impossibile Lanterna Verde-Carol Ferris - Hal Jordan, e siccome nei fatti LV è invincibile, veniva tramortito da rami che cadevano, da cornicioni che spuntavano all'improvviso, da botte contro i sedili di un aereo. Insomma... anni luce lontano anche dalle prime storie di Lee, Kirby, Ditko, mille volte più smaliziate.
Detto questo, l'ingenuità DC hai i suoi pregi, e si legge con piacere, anche se arrivati a pagina 300 un po' il latte alle ginocchia inizia a venire... e magari si inizia a rimpiangere l'ESSENTIAL di Killraven o di Luke Cage: PowerMan.

25 novembre 2005

Misteri buffi

Una settimana per certi versi molto bella e per altri totalmente assurda, buffa, un po' di Ionesco nella mia vita. Ho iniziato dovendo radermi i peli del petto per l'elettrocardiogramma sotto sforzo, una sorta di epilazione asimmetrica e improvvisata, genere pulcino spennato. Ho avuto crampi allo stomaco e altre amenità gastriche, e le ho curate con cardo mariano e carciofo. Alle 6 di sera ho scoperto di aver perso le chiavi della macchina mentre ero al lavoro, per girare per due ore alla Panini (che non è propriamente piccola) alla loro ricerca, e per poi trovarle nel luogo più ovvio e inatteso (sul tavolo del mio capo). Mi sono trovato a gestire un'emergenza felina, con una gatta siamese costretta a rimanere all'aeroporto per mancanza di passaporto (dal 1° ottobre gli animali non possono espatriare senza, lo sapevate?), mentre la sua padrona partiva in lacrime per Barcellona. E adesso ci sarà da gestire l'emergenza, fare i documenti alla gatta, e trovare il modo di spedirla a 1100 chilometri di distanza... senza farle incontrare la mia, di gatta, alias Emma, che non potrebbe sopportare una rivale in casa. Sono andato in palestra dimenticando le scarpe. Ho dovuto vedere le nuove puntate di Desperate Housewives con i sottotitoli francesi sovrapposti a quelli italiani.
Al lavoro, è successo di tutto. Cose belle e importanti hanno iniziato a cagliare, altre che sembravano di lancio imminente si sono incagliate nelle secche delle diverse priorità cronologiche tra le parti in causa. Autori mitologici ci hanno chiesto di venire in vacanza in Italia a nostre spese. Personaggi apparentementi irraggiungibili si sono uniti ai nostri progetti. Si sono rifatti vivi la figlia di uno dei più grandi illustratori della storia e uno dei più misconosciuti autori di SF di tutti i tempo. Libri di cui avevate (avevo?) perso la speranza hanno rifatto capolino nel turbinio delle e-mail.

Mentre l'autunno cedeva il passo all'inverno e cadeva di tutto: pioggia, neve, ghiaccio, nevischio, piante sbattute a terra dal vento.

E adesso me ne sto qua a riflettere su come è strana e imponderabile la vita, mezzo guardando il felliniano El otro lado del corazon, sulla TV spagnola in spagnolo in salsa argentina. Un film nonsense a chiudere una settimana che sarebbe piaciuta a Lewis Carroll. Ma bella, sì. Nonostante tutto, bella.

22 novembre 2005

Varie ed eventuali


Nelle notti tra lunedì e martedì, subito dopo la fine di Six Feet Under su Sky, mi si trova spesso sul divano, con l'iBook poggiato su un tavolino, a redigere un post di inizio settimana. Avrete notato che sono vari giorni che non scrivo, un po' spaventato dai tanti commenti piovuti sul blog... commenti che un po' mi aspettavo, ma che mi hanno anche messo minimamente in imbarazzo. Una cosa è raccontare i fattacci miei ai redattori Panini Comics e a qualche amico, un'altra è mettersi a nudo davanti a diverse centinaia di utenti, che mi conoscono solo dalla lettura dei fumetti e non so fino a che punto sanno interpretare il mio miscuglio di auto-ironia e serietà, di narcisismo sfrenato e impietosa mancanza di autoindulgenza.

Beh, in qualsiasi modo, la frittata è fatta, il quarto muro è caduto del tutto, e quindi... we're stuck with each other, mates...

Eventi principali dal 16 novembre a oggi, in ordine sparso...

Letto: quasi tutto SABATO di Ian McEwan, uno dei miei 2-3 scrittori favoriti, da un po' di tempo scaduto nel manierismo. E anche questo libro, pur buono, è lezioso e accademico. Mi serve davvero leggere 10 pagine con descrizioni tecnicamente perfette di una partita a squash o di un'operazione chirurgica al cervello? Se non lo avete letto, andate a ripescarvi Bambini nel tempo, uno dei miei personali "top 10" letterari ... e capirete (oltre all'origine di tutta una serie di mie idee bizzarre sul tempo e la sua natura) anche di cosa è capace McEwan all'apice della forma.

Ri-letto: le storie di Fantastic Four attorno ai numeri 80-90 della prima serie. Lee e Kirby a livelli stratosferici. Si rimane a bocca spalancata. Non male anche, in tema FF, gli ultimi MARVEL KNIGHTS: 4 di Aguirre-Sacasa. Il numero in cui lo stesso Sacasa compare come protagonista non è niente male...

Consumato: in un venerdì di ferie, ho finalmente preso un nuovo cellulare (il mio quinto dal 1996 a oggi). A parte il primo Motorola, gli altri sono stati tutti Nokia, e non me ne pento (nessuno è paragonabile in qualità di interfaccia e software). Ho preso il N70, un UMTS con fotocamera integrata, che pare funzioni anche in Giappone. Molto soddisfatto!
Presi anche occhiali nuovi: ne "brucio" un paio ogni 18 mesi (graffio le lenti, perdo la vernice dalle stanghette). Devo essere biologicamente tossico... se lavorassi in una miniera di marmo probabilmente li cambierei meno spesso.

Mangiato: dopo almeno 5 tentativi, sono riuscito a prenotare al Caminetto D'Oro, uno dei ristoranti di tipo A (vedi post sul tema) che ha la fama di avere la miglior carne di Bologna. E in effetti... ho mangiato una fiorentina da brivido. Primo, secondo, dolce, vino ottimo ma scelto tra quelli di minor prezzo, il tutto per 48 euro a cranio, un regalo in questa città. Sigh e sic.

Sorpreso: un branco di otto daini che nella notte pascolava davanti alla casa di Bellisola, in una nottata impossibilmente luminosa, con la luna praticamente piena, due gradi sotto zero, la brina che incombeva, nell'aria l'arrivo delle prime giornata belle dopo un bel po' di grigiore.

Visto: Tutti i Battiti del Mio Cuore, al cinema, dopo un po' che non andavo. Girato molto bene, una riflessione sul peso dei nostri genitori e sulla difficoltà di scegliere la nostra strada, in un contesto noir francese serrato e impietoso.

Lavorato: come sempre intensamente e appassionatamente. Dopo un giorno di ferie, avevo 173 messaggi (ed era un venerdì).

Buona notte e buona settimana a tutti...

16 novembre 2005

Commenti ai commenti

Dopo quasi sei mesi di blog, praticamente senza commenti, eccone una dozzina tutti in una volta, segno che la citazione del blog su Comicus ha sortito i suoi effetti. E devo dire che non sono abituato a tornare a casa e trovare sei-sette commenti al blog tutti in una volta.

Non credo che risponderò uno a uno... mi sembrerebbe di essere in una sorta di perversa continuazione del lavoro in Panini e della gestione dei cento e passa messaggi che mi scodello ogni dì. Diciamo che in presenza di suggestioni interessanti userò i vostri contributi come base di partenza per successivi "post", ok?

Sui primi commenti ricevuti (grazie a tutti, tra parentesi...) devo anzitutto dire una cosa. Qua non mi vedrete mai discettare di cosa mettere dentro Marvel Monster o di come recuperare le storie perdute di Deathlok o Nova o i DP7. Sono indubbiamente un nerd dei comics, ma fino a un certo punto... e come spero avrete capito scrivo questo blog per divertirmi-comunicare-esercitarmi nella scrittura (per il mio futuro romanzo di 500 pagine, ovviamente), e soprattutto per SVAGARMI da un lavoro che adoro ma che spesso è molto/troppo/insopportabilmente assorbente e alienante. Quindi "il mondo dei fumetti e l'altra faccia della luna" resta il motto del blog, come l'ultimo post credo abbia confermato.

Seconda cosa: come mai ho tempo libero per il blog, mentre non mi avventuro nei forum se non una volta ogni tanto? Beh, partecipare a un forum è continuare a lavorare, alla fine. Questo è divertimento, ragazzi...

Buona notte a tutti...

15 novembre 2005

Metti una sera a cena


Sabato scorso siamo stati a Imola. Abbiamo mangiato in centro città, in un locale tipico, il Parlaminté, che miscela la tradizione romagnola con piatti di pesce originali e creativi. Insalata di gamberi, pesce non di allevamento con tortino di melanzane e cacao, un ottimo Anima delle cantine Marramiero. Totale in due: 57 euro, un rapporto qualità/prezzo ottimo, e una riflessione: che ormai l'impossibilità di mangiare bene a Bologna è diventato un luogo comune così condiviso che noi Bolognesi ci siamo rassegnati al 100%. Esatto.
Chi non conosce bene Bologna si immagina una città "grassa" dove si mangia bene ovunque. La triste realtà è un'altra: le centinaia di migliaia di studenti e avventori di fiere e congressi (una vera folla di decine e decine di migliaia di persone che ogni giorno irrompe in città per quasi otto mesi l'anno) ha snaturato la domanda di ristorazione in città, e miscelando questo fatto con una sorta di arrogante delirio di onnipotenza di moltissimi ristoratori si ottiene una città dove ruotano tra riffe e raffe 500.000 persone al giorno che si sono arrese a non mangiare fuori o a mangiare fuori a prezzi incredibili e/o sotto gli standard qualitativi che ci aspetteremmo.
In pratica, a Bologna si mangia o in pizzeria (almeno 12-15 euro per pizza -spesso deludente -birra-caffé) o in ristoranti etnici (cinesi, giapponesi, indiani, messicani, argentini, gli ultimi 4 tipi solitamente carissimi, anche oltre i 30 euro a testa). Fatte salve queste tipologie, a Bologna si trovano...

a) ristoranti da "nota spese", destinati a vari Zii Paperone della zona o a coloro che mettono il tutto a carico dell'azienda. Fanno la loro fortuna con le Fiere, e spendere meno di 50 euro è un'utopia. Ce ne sono alcuni ottimi, per esempio Il Cambio, il mio favorito, ma in grandissima percentuale sono un po' dei bluff. Basta vedere le guide culinarie che analizzano i migliori ristorante della regione o d'Italia: raramente troverete punteggi altissimi per ristoranti bolognesi. E anche isolando i cinque-sei migliori della categoria, non sono certo una soluzione per mangiare fuori quotidianamente.

b) ristoranti medi "tipici": a differenza di altre città, in cui il ristorante di cucina locale a medio prezzo e di buona qualità è una costante, qua da noi semplicemente credo che non ce ne sia NESSUNO. Se si vuole rimanere nella fascia 15-20 euro e sulla tipologia di cucina tipica bolognese... si trovano solo dei "pacchi", per usare il nostro slang. C'è sempre qualcosa che non funziona: il servizio, il cibo, le materie prime, i sapori... tutto è salato, unto, poco gradevole. Potrei fare molti nomi, ma meglio stendere un velo pietoso. Anche i 2-3 che un poco si salvano (il Pontelungo, per esempio, o Amedeo in via Saragozza) sono a dir poco ondivaghi. Un classico di sempre, il Meloncello, è ormai fuori target come prezzo. Insomma, un disastro.

c) ristoranti medi "creativi": recentemente si sono affermati una piccola squadriglia di ristoranti gestiti da chef giovani e creativi, che mescolano carne e pesce, elementi etnici e altri locali, cucina del territori con suggestioni di altre terre e altre latitudini. Sono buoni, pur con qualche cedimento. Il problema? Nascono con le migliori intenzioni, ma appena superano una minima soglia di popolarità diventano iper affollati, il servizio inizia a cedere di tanto in tanto, ma soprattutto i prezzi si gonfiano e pian piano si fa strada la tentazione di dare una spallata ai prezzi e di entrare nella categoria "a". Cito un po' a braccio alcuni dei migliori della categoria: Scacco Matto, Casa Monica, Godot, Pane e Panelle, Divinis, e ultimamente una passione personale, dove ho appena cenato, il C.Bo all'interno della Sala Borsa, un ottimo rapporto qualità/prezzo e un'ottima cucina creativa.

Pensierini del lunedì sera


La terza stagione di Six feet Under (FOX) sta finalmente decollando. Le prime puntate erano troppo aride e claustrofobiche. Adesso si torna a respirare aria di buona TV, con conflitti finalmente esplosi in maniera forte e drammatica. Clap clap clap.

Tra qualche ora parto con Franz (Meo) in missione in Italia, sulle tracce dei diritti di un grande autore del nostro paese. Di più non dico. Abbiate pazienza. Tra un paio di mesi, incrociando le dita, saprete tutto.

Sto trattando un manga che davvero mi emoziona molto. Lo pensavo perduto, era uno dei miei favoriti, dopo averne letto parecchi volumi in francese, ma adesso pare - pare - pare - che si possa pubblicare noi in Italia. Stavolta le dita le incrocio io. Se ci riusciamo, champagne per tutti.

E' uscito tra mille ritardi il 100% di PANTERA NERA. Non c'è che dire. 144 pagine di Romita JR inedito e in piena forma non si trovano tutti i giorni. Un gran bel volume, mi auto-complimento.

Ho visto anche il volume TIRAMOLLA di Repubblica. Forse non il volume più trendy, ma una chicca per i nostalgici.

Si è fatto tardi, meglio andare a dormire. Ho in preparazione un post lungo sui ristoranti di Bologna, ma mi serve tempo per scriverlo.

Buona notte, miei prodi.

12 novembre 2005

L'Algebrista


Sto leggendo il nuovo romanzo di fantascienza di Iain Banks, The Algebraist. Se non conoscete questo autore scozzese, vi perdete sicuramente uno dei più originali romanzieri di lingua inglese, nonché uno dei più schizofrenici. Alterna infatti romanzi di narrativa "standard" (uno per tutti, l'ottimo The Wasp Factory, alias La Fabbrica degli orrori, fattomi scoprire da Daniele Brolli eoni fa), con romanzi di centinaia di pagine di fantascienza pura e bizzarra, tra le più sconvolgenti e evolute sulla piazza. Dopo aver letto L'Arma finale (Against a dark background) in italiano, sono stato attratto dal titolo e dalla copertina del nuovo romanzo di SF del nostro. Da matematico "dentro" come sono, come potevo resistere a un titolo come "L'Algebrista", che ricorda la professione che avrei voluto fare un tempo, prima di decidere di fare l'analista e poi il fumettista (non molto lineare il tutto, ma chi l'ha detto che la vita è una retta in uno spazio quadridimensionale?).
The Algebraist è un libro di fantascienza modernissimo e epico, uno di quegli affreschi galattici in cui l'autore inventa un universo di infinita complessità e alienità.
In un futuro remoto, la razza umana convive con tutte le altre e si è diffusa nel cosmo, in un enorme reticolo di mondi connessi da tunnel spaziali. Tuttavia secoli prima dell'inizio del libro i tunnel si sono chiusi e ora ogni sistema stellare è scollegato dagli altri. Sul sistema di Ulubis stanno convergendo le forze dell' "impero" galattico (la Mercatoria) e quelle dei "cattivi" (l'Arcimandrita Luseferous e compagnia). Il motivo? Sul pianeta gassoso Nasqueron, dove vivono i semi-immortali alieni a forma di carriola chiamati "Dimoranti", è nascosta la mappa segreta di una rete di tunnel spaziali alternativa, conosciuta solo a loro. Il protagonista del romanzo, Fassin Tak, è un "veggente", un umano cui è stato concesso di studiare i Dimoranti, l'unico che ha una traccia per trovare la mappa e che può muoversi sul pianeta gassoso alla ricerca di informazioni per le quali l'intero universo pare disposto a fare qualsiasi cosa...

Ecco, in poche righe ho riassunto un romanzo non-riassumibile, in cui ogni riga è un'orgia di invenzioni lessicali e di idee di fantapolitica, fanta-scienza, fanta-tecnologia...

E infilate nel mezzo, alcune geniali e sarcastiche trovate in puro stile Iain Banks.
Tipo la descrizione del cattivo Luseferous, che sembra il super-villain di tanti albi Marvel, un uomo qualunque catapultato dalla sua perfidia al rango di dominatore cosmico. Il quale osserva come la gente comune si sforzi di essere sincera col prossimo, mentre nel contempo inganna alla perfezione se stessa. Mentre invece... "La vera forza veniva da una massima perfettamente semplice: sii completamente onesto con te stesso; inganna solo e sempre tutti gli altri"

Cinicamente geniale, non c'è che dire.

11 novembre 2005

Galatea

Sto apparendo ora su Galatea. Rai2. Non sono venuto benissimo... ma tant'è.

08 novembre 2005

Novembre, andiamo


Ho una sorta di paura ad alternare post come gli ultimi, squisitamente fumettistici, con altri molto più personali. Dopo tutto, le segnalazioni del blog apparse in due o tre posti hanno presubilmente aumentato il numero dei miei lettori, e se chi mi conosce bene si può divertire a vedere le mio foto alle mucche o a leggere le recensioni di libri, chi ha in testa solo i comics potrebbe restare... basito, davanti all'Emmemmelle in chiave simil personale. Comunque... aggiornamento su quel che mi passa per la testa.
Sto lavorando come sempre in maniera iper-intensa. E' la stagione dei budget, cioé della programmazione dell'anno seguente. Ogni dipartimento della Panini comunica all'ufficio amministrazione (per la precisione al "controllo di gestione") le previsioni del 2006. Noi per esempio comunichiamo il piano editoriale di massima (oltre 3000 pubblicazioni) che si è concordato con gli uffici marketing degli altri paesi. Passiamo quindi il costo editoriale previsto per ogni albo. Altri uffici passano le vendite previste, i costi tipografici, quelli del personale, quelli di gestione tipo trasporti, cancelleria, macchine etc. Il controllo di gestione frulla tutto, lo mette dentro un software creato per la bisogna e "sputa" fuori il "bilancio preventivo" del 2006.
Quindi il tutto viene sistemato e ritoccato per ottenere i risultati desiderati, e a partire da fine ottobre il nostro "top management" incontra ogni responsabile e studia e commenta/approva/revisiona il budget di sua competenza. Sembra una cosa pesantissima... e lo è. La mia parte di budget l'ho fatta solo a metà, perché devo nel contempo mandare avanti dozzine di nuovi progetti. Si va da proposte per micro-serializzazioni a serie di decine di volumi, per non parlare delle iniziative di autoproduzione (e dopo il nostro annuncio del volume di Faraci e Villa, un secondo progetto, Wolverine di Morvan - Buchet, è addirittura uscito sui siti USA).
A parte il lavoro così intenso sto passando forse troppe serate in casa, a trafficare con il Mac, vedere CSI su SkyCrime o Will&Grace su FoxLife, giacendo sul divano con la gatta sui piedi come adesso. Per fortuna riesco ancora ad andare in palestra a nuotare o fare esercizi vari, e ovviamente il fine settimana lo passo in campagna, davanti al camino o camminando nella bruma alla ricerca di mucche e paesaggi da fotografare. Ma il mese prossimo, una volta finita la stagione dei budget, viaggi e vacanze a go-go. Giuro!

04 novembre 2005

Lucca in pratica - 3


Domenica a Lucca è un po' la fotocopia del giorno prima, quindi non so se ammorbarvi con il racconto iterato delle stesse cose del sabato. Come unica differenza, facciamo DUE conferenze, anziché una: una sulla Marvel (HOUSE OF M(ML)) e una sull'animazione. Ri-annuncio l'arrivo di FULLMETAL, e una serie di chicche Marvel, tra cui il volume di Daredevil e Capitan America firmato Faraci e Villa (alla base del cui plot c'è un'idea del sottoscritto... la prima storia Marvel di cui si potrà dire "da un'idea di Marco M. Lupoi"). Il tempo continua a essere spettacolare. Si vendono fumetti come se piovesse. Ho alcuni interessanti incontri con il mio ex-capo della Star Comics (dio, sono passati 12 anni...), con amici della Lizard, della Disney, della Rainbow, della Pegasus, e anche dei Kappa, presso il cui stand faccio manbassa di novità editoriali (tra cui un ottimo manga lesbico che consiglio a tutti).
L'atmosfera è così piacevole ed elettrica, che tra di noi allo stand ci chiediamo perché mai non si fa Lucca ogni sei mesi, anziché ogni 12. Ma verso sera la fiera chiude questo suo secondo giorno, e io chiudo anche questo spazio lucchese ormai sfasato temporalmente. Prossimo giro... ritorno al presente...

02 novembre 2005

Lucca in pratica - 2


Il sabato mattina ci muoviamo in fretta. Per esperienza, so che arrivare anche pochi minuti dopo l'apertura significa incontrare enormi problemi di parcheggio, anche se si ha il pass per il parking degli espositori. Alle 9.45 io e Andrea entriamo nei padiglioni della fiera, un quarto d'ora prima dell'arrivo del pubblico. Fa freddo, ma fuori c'è il sole, in controtendenza rispetto agli ultimi due anni, iper-piovosi. Inizia ad arrivare il pubblico, e io mi dedico al mio sport preferito: mi piazzo in una zona dello stand a fare da cassiere. Parlo con tutti, ringrazio, consiglio, chiedo, rispondo alle domande più diverse. Alcuni mi riconoscono, altri no. Chi mi sorride, chi mi fa un sacco di domande, chi mi chiede autografi, chi (saggiamente) mi ignora. Imparo un sacco di cose. Che titoli che reputo fortissimi nessuno se li fila, che altri da noi sottovalutati finiscono nelle mani di un avventore su cinque. Le ragazze prendono tutte o NANA o LUI IL PRIMO AMORE o HOT GIMMICK o una combinazione dei tre. Se prendono solo uno o due dei tre, sempre suggerisco quello che manca. Alle più coraggiose suggerisco HIKARU NO GO (che poi nella notte leggo, e mi conquista...).
I ragazzi prendono BERSERK COLLECTION e L'IMMORTALE. Tantissimi anche WORST. Come avrete capito, mi sono messo nella zona delle novità manga. Potrei stare anche tra le novità Marvel, ma mi interessa capire meglio il pubblico dei manga fan, mentre dopo 20 anni quello dei marvelliti penso di conoscerlo.
Ogni tanto vado a fare un giro, a salutare amici e colleghi. Ma sono brevissimi intermezzi, anche perché il pubblico incalza e muoversi tra gli stand è un'agonia.
Pranziamo con la solita "spread" di cibo freddo acquistato all'EsseLunga. Panini alla Panini, con salumi, tonno, maionese, stracchino, cioccolata...
Alle 16.00, l'incontro sui manga, che quasi coincide con la "prima" del cartone di Rat-man. Per fortuna i pubblici dei due eventi non coincidono del tutto, e anche da noi non manca la gente. Annunciamo un sacco di nuovi titoli, tra cui l'acquisizione di Fullmetal Alchemist, sommo titolo giapponese, il che manda in visibilio il pubblico.
A seguire, altre chiacchiere con i lettori, e un paio di incontri di lavoro molto interessanti, di cui relazionerà se e quando diverranno cose più concrete.
Que mas?
Beh, Leo Ortolani è l'unico a essersi ricordato dei 20 anni di carriera del sottoscritto, e passa con la moglie allo stand portandomi la splendida vignetta che vedete come illustrazione di questo post. Chapeau!

La sera: cena da Leo (nessuna relazione con Ortolani) con un sacco di gente, tra cui Franz, Giorgio Lavagna, Lee Bermejo, Cammo e Gabriele dell'Otto con rispettive signore. Si propone una birra nella piazza dell'anfiteatro, andiamo fin lì ma sono esausto dopo dieci ore a vendere fumetti e me ne torno in camera con Matteo e Gianni del marketing (e il primo mi annuncia che sta per diventare padre... complimenti...).

Fine della seconda puntata

31 ottobre 2005

Lucca in pratica - 1


A Lucca ci arrivo di venerdì. Lascio l'ufficio alle 16.30 e faccio la Cisa, dal momento che sul sito della Società Autostrade non vengono segnalati incidenti. Ignoro però che la A15 NON FA parte della S.A. e quindi mi becco una coda di 11 chilometri per lavori. Due ore a passo d'uomo, nell'appennino parmense, senza sapere nulla (le radio non prendono) e senza poter chiedere info a nessuno (il numero delle infomazioni della A15 è collassato per il troppo traffico). All'inizio la prendo con calma, ascolto Moby, leggo L'Espresso. Poi, all'inizio della seconda ora di attesa mi inizio a innervosire. Penso a quelle storie terribili che si sentono alla TV di code che durano tutta la notte e per le quali arriva la protezione civile a portare i viveri. Maledico la A15, il sistema viario italiano, e i lavori in corso che nessuno pensa di sospendere in coincidenza con i ponti. Medito anche di uscire, ma l'appennino in quel punto è a strapiombo, vertiginoso, ostile. Mi vedo perduto, nonostante il satellitare, a guidare senza meta nella notte. Poi pian pianino, super il punto critico (un "banale" restringimento di carreggiata, ma disposto in modo che occorre quasi fermarsi per poter passare) e la marcia riprende regolare. Entro a Lucca alle 20.45, oltre quattro ore dopo la partenza, dopo aver percorso poco più di 200 chilometri. Mezza Italia è in viaggio, e si è visto...
Non passo neppure in hotel, vado alla fiera, dove lo staff Panini e Pan sta allestendo uno stand enorme, il più grande finora...
Ci sono Matteo e Gianni del marketing, Andrea, e un bel po' di ragazzotti della Pan, conosciuti o meno, capitanati come sempre da Alex Bertani. Non visito i padiglioni, ma mi sembra tutto colossale, e noto che nel nostro ci sono proprio tutti: Star, Kappa, il Giornalino, Disney, Bonelli, Free Books, Lizard, Coconino, la Play, la Magic, la Yamato, la Shin, la Dinyt, la D-Visual, Rainbow, Alta Fedeltà... In alcuni casi, alleati di sempre, in altri, nemesi storiche o dell'ultima ora, e in altri ancora simpatici colleghi di questo pazzo pazzo mondo del fumetto.
Senza passare dall'hotel, andiamo tutti a cena, da Buralli, dove ritroviamo Simone e famiglia, e dove in seguito ci raggiunge Giuseppe Camuncoli. Come sempre, io, Simone e Alex ci estraniamo in un angolo a parlare del mondo dei comics passato presente e futuro. Anche se lavoriamo tutti e 3 a Modena, lo facciamo da tre edifici distinti, e non capita spesso che si possa stare due ore faccia a faccia a scambiare pettegolezzi, idee e impressioni. Ceno con un "farrotto alle melanzane" (o meglio, il meno dice "risotto di farro", ma mi pare una contraddizione in termini). Poi pollo fritto con verdure fritte (una delusione) e macedonia per terminare.
Sono troppo stremato per restare fuori a bere, e me ne vado in hotel, al Celide, nostro storico albergo lucchese, dove veniamo sempre trattati con una gentilezza e una disponibilità che hanno pochi paragoni. Quest'anno non divido la camera come spesso succede con Francesco Meo, ma per la prima volta con il mio vice Andrea Rivi, e restiamo un po' alzati a parlare dei nostri argomenti preferiti (i fumetti e la politica, il compromesso storico versione XXIesimo secolo). Poi si crolla, e la vigilia di Lucca finisce...

30 ottobre 2005

La teoria di Lucca


Lucca non è bella: è bellissima. E' dal 1978 che ci vengo, quando mi portò mia madre da ragazzino, e la fiera era solo sotto il tendone verde in piazza Napoleone e mi tremavano le gambe davanti allo stand dell'editoriale Corno. Poi ci sono andato come studente liceale nel 1982, insieme al mio compagno di liceo e di avventure fumettistiche Andrea Nepoti, e quindi nel 1984 e 1986 per Fumo di China, già dentro il Palazzetto dello sport, quando si dormiva in ostello senza riscaldamento e si gelava e non c'era l'acqua calda e con Zambotto siamo stati una settimana intera senza lavarci (giuro!), e hanno dato lo Yellow Kid alla carriera a Will Eisner e quasi crollava il teatro dagli applausi, e ho intervistato Miller e Sienkiewicz, che nessuno o quasi sapeva chi fossero. Poi gli anni di "buco", e il passaggio nel 1990 da manifestazione biennale a evento semestrale, con gli appuntamenti Star Comics durati fino al 1993, e manifestazioni incredibili con John Romita e John Byrne ospiti. Nel marzo 1994, Lucca è stata la sede prescelta per il lancio della nostra casa editrice, e da allora, pur nell'attuale veste annuale, è ancora straordinariamente e inconfutabilmente la principale mostra del paese. Se ne sono accorti tutti. Tutti hanno capito che non ci sono Roma o Milano o Napoli che tengano. Lucca è per il fumetto italiano quello che è Angouleme per la Francia o Barcellona per la Spagna. E' LA Fiera del Fumetto "par excellence", cui partecipano tutti gli autori, tutti gli editori, tutti i giornalisti. Ci stai due giorni, e li vedi passare al completo, vecchi e nuovi, rampanti e cariatidi, mummie e VIP del momento. Non si può non andare, anche solo per poche ore. La logistica, va ammesso, è un inferno. Alle 9.30 già i parcheggi sono finiti (e non si può dire comodo andare in treno, data la scarsità della rete Trenitalia in zona). I bagni sono repellenti toilette chimiche al cui interno sostano i ricordini dei 1000 visitatori che ti hanno preceduto. Code chilometriche per un caffé (o per entrare, se non si hanno i pass da espositore). Un caldo incredibile nei padiglioni, da soffocare. Una calca e una ressa da stadio. Probabilmente quest'anno si supereranno i 70.000 visitatori, e Lucca così come è ora NON E' equipaggiata logisticamente per accogliere queste moltitudini. Si parla da tempo di una nuova sistemazione in una vera area fieristica, ma nessuno sa come e quando avverrà il trasferimento.
DETTO QUESTO Lucca è un piacere unico per me, mi sento veramente a casa, e anche se arrivo a sera con le gambe che tremano dalla stanchezza, e senza voce, non rinuncerei a venirci per nulla al mondo. I motivi sono essenzialmente due...
Mi piace L'HUMUS della nostra "industry", vedere e sentire colleghi, autori, redattori, conosciuti e sconosciuti, ed eliminare per poco la "virtualità" delle altre 51 settimane dell'anno in cui ci si connette solo per mail o per telefono (anche se ce ne sono cinque o sei - di persone del settore - che, se cambiassero mestiere e andassero a vendere piastrelle, sarebbe un bene per l'umanità).
Mi piace però sostanzialmente stare a contatto con il pubblico. Il 90% del tempo lo passo allo stand a fare il commesso e a chiacchierare con lettori e lettrici. Rispondo alle domande, ma faccio io a mia volta domande. Mi prendo un settore dell'enorme stand che abbiamo sempre, e mi piazzo per ore di fila a vendere fumetti, a fare conti e a dare resti, a imbustare le copie nei sacchetti, a dire "grazie 1000", "ottima scelta" o "buona lettura". Concedo sconti, più o meno a tutti quelli che spendono oltre 20-25 euro, a volte a simpatia, lo confesso. Cerco di piazzare titoli che secondo me sono appropriati per la persona che ho di fronte. Mi sforzo di capire il perché di certi mix (tipo WORST assieme a HOT GIMMICK, oppure L'IMMORTALE assieme allo SHOJO di EVANGELION). Se finisce la moneta, faccio il mio numero ben sperimentato, la famosa formula "la moneta vale doppio", in cui per 15 minuti chiunque paghi con denaro metallico si vede raddoppiare il valore delle somme che spende. Insomma, una specie di mini show utilissimo per capire tante cose, per tastare il polso di un pubblico mai variegato come adesso.

Questa è Lucca, in teoria. Quanto alla pratica di QUESTA LUCCA, delle cose dette e fatte nei giorni che sono stato alla fiera... beh, sono le 23.39, scrivo dal letto, muoio di sonno... e devo per forza dire.... CONTINUA!!

27 ottobre 2005

Pensierini del giovedì sera


Lucca è alle porte. Domani, a metà giornata, mi dirigerò verso la Capitale dei Comics, per evitare la ressa del sabato mattina. Ho molta voglia di partecipare, quest'anno. A starsene sempre isolati al secondo piano della redazione di Viale Emilio Po si perde un po' il "feeling" del pubblico, e non ho pazienza per seguire i forum che probabilmente mi darebbero un "insight" più o meno dello stesso tipo. Quindi, grande voglia di Lucca, dove passerò due giorni, senza mai lasciare lo stand, mangiando panini con la mortadella e il tonno in scatola. Sarà la Lucca dei grandi annunci. Annunceremo le graphic novel Marvel disegnate da due dei principali disegnatori italiani. La Lucca dove annunceremo l'acquisizione di una delle principali serie d'animazione giapponese. Dove infileremo un sacco di news freschissime sui programmi 2006... Insomma, una super-Lucca.

Pre-Lucca, appunti sparsi...

- Sto lavorando come un matto per budget e progetti nuovi. Un minuto sono lì che controllo che software compriamo o quanto spendiamo per i doppiaggi dei cartoni o per le uscite su pellicole del lettering dei manga. L'altro scrivo proposte per manga e comics di ogni tipo e colore... oggi per esempio ho fatto un'infornata di shojo nuovi da far tremare i polsi.

- ho letto Molecole Instabili, all'interno del MONSTER dei FQ. Incredibile, pazzesco. Una delle cose più mature della Marvel, in assoluto stile Vertigo. I fantastici quattro come puri archetipi della società americana degli anni 50... Il ragazzino con la testa calda, un po' otaku e un filino gay. La sorella che si sente abbandonata e invisibile. Il fidanzato scienziato con la testa tra le nuvole. L'amico boxeur un po' ottuso e sotto sotto innamorato della donna dell'amico. Insomma, tutte le pulsioni segrete dei FQ, raccontate nella maniera più inattesa. Un must. Peccato non averlo potuto proporre in una formula meno costosa, ma da solo, senza costumi e senza nomi di spicco, non avrebbe venduto una copia...

- ho scoperto che Sergio Algozzino, simpaticissimo e bravissimo disegnatore siculo che per noi ha fatto Piccoli Brividi qualche tempo fa, ha un suo blog. Ve lo consiglio... Sergio sta lavorando come colorista per Red Whale, e presto... beh, non voglio fare anticipazioni pre Lucca.

- a Lucca ci saranno Bermejo, Camuncoli, Dell'Otto. Fantastico!

- Celentano è lento. Vespa è lento. Cofferati è rock. E io? Mah! A seconda dei giorni e delle influenze di Saturno...

24 ottobre 2005

Cronache marziane-2

- giovedì mattina inizio ad avere i sintomi della classica "malattia di Francoforte". In pratica, il corpo è così stremato che vorrebbe dire alla testa "basta" e andarsene in tilt. Basta però un'aspirina e mi riprendo subito. Ci sono colleghi che per default prendono un'aspirina ogni mattina dopo colazione, e mi rendo conto che forse non è una tattica da sottovalutare. Salute a parte, giovedì è la giornata giapponese. In pratica, passo in rassegna uno dopo l'altro tutti i nostri licensors nipponici. Titoli ce ne sono tanti, anche se mancano forse un po' quelli "adulti" che da sempre sono il pezzo forte di Panini, quei Berserk, Blame, L'Immortale, Gantz, Akira che costituiscono il forte fascino di Planet Manga per i lettori maggiorenni e non solo. Per fortuna ci sono tanti shojo nuovi e interessanti, per la gioia delle nostre lettrici, e con un po' di fortuna contiamo che la seconda metà del 2006 sia interessante come i mesi attuali per tutte le appassionati del genere "rosa" o, come preferisco io, "rosa dolce-amaro".
Nel pomeriggio iniziano le partenze. Chi ha già fatto i meeting più importanti torna a casa, e resta solo un gruppetto di Panini Comics, io, Walter, Andrea, Sebastien, Montse e Marco R. Finisco la giornata da Wormland, un negozio di abbigliamento da uomo accanto a Hauptwache, dove da anni mi rifornisco di camicie e pullover. Questa mia scelta suscita spesso incredulità, ma la verità è che in Italia raramente ho tempo per andare a fare shopping. Mi riesce più facile trovare un'ora per fare acquisti a Barcellona, Londra, Francoforte o New York che a Modena o a Bologna, dove il lavoro mi fagocita durante gli orari di apertura (e dove il sabato ormai da un anno e passa me ne vado in campagna lontano da ogni tentazione consumistica). Non dimentichiamo inoltre che ormai l'Italia è più cara di quasi qualsiasi altro paese. Una camicia Boss in Germania mi costa 64.90 euro, e se avessi tempo potrei acquistare un abito Boss attorno ai 300. Un paio di scarpe da abito Kenneth Cole a New York costano 160 dollari...alias 133 euro... e la lista potrebbe essere infinita. Purtroppo quest'anno ho solo una mezz'ora di tempo e mi compro due camicie, una grigio asfalto e una marrone cangiante, veramente molto belle.
Per cena ci dividiamo in due gruppi. Alcuni vanno a mangiare la carne cotta sulla pietra ollare, una delle esperienze più caotiche e rumorose possibili qua a Francoforte. Io, Walter, Andrea e Montse siamo a caccia di tranquillità e ci dirigiamo invece verso una tranquilla e ottima kneipe in pieno centro, dove scopriamo che un piatto gigantesco di carne nella città più cara della Germania costa 8 euro (da noi a malapena ci si fa una pasta o un antipasto). Alle 22.00 siamo in albergo, stanchi, esausti e senza voce. Ma ormai il peggio è alle nostre spalle...
- venerdì ci sono gli incontri più "sfiziosi", tipo la Rainbow di Winx, i francesi, qualche americano, un italiano cui cui potrebbe scapparci una collaborazione inattesa e interessantissima per il pubblico dei più piccini. Riesco persino a ritagliarmi una mezz'ora libera, la prima volta negli ultimi sei-sette anni. Mi basta a malapena per visitare due corsie del padiglione dei libri d'arte, e mi rendo conto di quanto sia interessante questa fiera, al di là degli aspetti di business che mi assorbono totalmente. Mi compro anche un souvenir, un mega poster con la classificazione di tutti i pesci di acqua salata, tipo quelli che si vedono nelle pescherie, da sempre un mio pallino.
Alle 17.00, prendiamo un autobus noleggiato da Panini, e ci dirigiamo verso l'aeroporto di Hahn, dove ci attende il volo Ryanair Hahn-Forlì. Costo del biglietto: 0,01 euro + tasse aeroportuali. Il volo è impeccabile, all'arrivo Andrea mi accompagna a casa in auto. Nel tragitto, ambedue ricordiamo le nostre prime volte a Francoforte, l'inesperienza dei primi appuntamenti, il mio con la DC, cercando inutilmente di prendere i diritti DC per la Star Comics, il suo con Dupuis. Alle 22.30 sono a casa, sotto la doccia, con addosso l'ammasso di stanchezza accumulata in questi sei giorni, e che dovrò assolutamente cercare di smaltire nel fine settimana.

23 ottobre 2005

Cronache marziane-1


Riepilogando la settimana:
- domenica sera alla 20 son partito verso Cannes in auto. A Reggio ho preso con me Luca Ficarelli, che è il coordinatore editoriale di Panini Video, e ci siamo diretti verso Genova, in una notte tranquilla e luminosa, senza nebbia, vento o intemperie (a differenza del 90% dei precedenti viaggi a Cannes, sempre turbati da qualche forma di maltempo). Abbiamo fatto tappa a Varazze a mezzanotte, per spezzare il viaggio, in un bell'albergo sul mare (grazie, Guida del Gambero Rosso).
- lunedì mattina siamo arrivati a Nizza e abbiamo preso all'aeroporto Tony Verdini, in arrivo da Pisa, e finalmente siamo entrati a Cannes e nel nostro albergo verso le 12.30. Dopo una "quiche" a pranzo, abbiamo affrontato un pomeriggio di incontri con licensors di animazione presenti e - speriamo - futuri. Alla sera, abbiamo cenato noi tre con il resto dello staff Panini in un ottimo ristorante di pesce davanti alla Croisette, consigliatomi dall'amico Friderico Gatti della Rainbow (quelli di Winx).
- martedì mattina secondo round di appuntamenti al MIP. Di cose nuove interessanti da comprare non ce ne sono tantissime, e sulle due-tre migliori che vediamo ci sarà di certo la solita calca di compratori che si contendono i diritti per somme superiori anche al 200% del loro valore (è questo l'aspetto più incredibile del licensing dell'animazione, a differenza del mondo dell'editoria dove difficilmente è concepibile pagare qualcosa più di quanto vale...). Nel pomeriggio, Luca accompagna me e Tony con la mia macchina all'aeroporto di Nizza, dove noi ci imbarchiamo per Francoforte. Luca si tiene la mia auto e me la riporterà a Modena alla fine del MIP. Con un viaggio breve e senza intoppi arriviamo in Germania e scendiamo all'hotel che da parecchi anni ci accoglie nella città sul Meno, il Mercure Wings del sobborgo di Raunheim, un bell'hotel a 4 stelle, teutonicamente confortevole.
- mercoledì mattina ritroviamo in hotel il resto della gang Panini, arrivata nella notte. Ci sono i managing director di varie filiali, il nostro inossidabile DG, oltre a Sebastien Dallan da Nizza, Montse Samon da Barcellona, e da Modena un nutrito team di Panini Comics: Simone Airoldi, Andrea Rivi, Walter de Marchi, Marco Ricompensa, Elisa Panzani, Annie Dauphin.
Gli incontri previsti alla fiera sono così numerosi che adottiamo una strategia diversa dal solito. Io andrò solo a circa 7-8 meeting al giorno, anche di 1 o 2 o anche 3 ore di lunghezza, mentre Annie, Marco e Andrea si divideranno gli altri 7-8 di ogni giornata. Elisa, che segue i manga, accompagnerà me oppure i ragazzi della Germania o della Francia negli incontri con i Giapponesi, che tradizionalmente vogliono vederci divisi su base geografica e non come gruppo internazionale.
Questa suddivisione permette di approfondire i discorsi (in mezz'ora di rado si riesce a combinare qualcosa) e di focalizzare le priorità. Mi concentro soprattutto nei meeting di "licensing in", quelli di acquisizione diritti, incontrando sia partner storici di Panini, sia nuovi ed aspiranti (e promettenti) licensors.
Alla sera del mercoledì, cotto e stracotto dopo otto ore e mezza di "talks" ininterrotte, prendo la metro con Annie e Marco R e andiamo verso Sachenhausen per la tradizionale cena Panini, in un ristorante italiano bello, buono e stylish al punto giusto (o "stiloso" per preferite un neologismo alla moda). ...

22 ottobre 2005

I'm back

...sono tornato dal tour de force MIP+BUCHMESSE, in pratica una "giornata lavorativa" iniziata domenica scorsa alle 20.00 e terminata qualche ora fa, venerdì alle 22.30, al rientro a casa. Ho una "crisi di astinenza" dal blog, che non sono riuscito a fare in trasferta (onestamente, ero troppo "cotto" alla sera per pensare di mettermi a scrivere). Nel fine settimana rimedio, non preoccupatevi. See you soon...

13 ottobre 2005

Seriously, though...


.. non avevo davvero intenzione di scivolare sul politico, in questo blog, anche se la politica è una delle mie passioni da sempre, ce l'ho nel sangue, quando sono nato mia madre era nella giunta comunale di Bologna, al tempo del mitico sindaco Dozza, e ho respirato politica fin da neonato (da qualche parte ho persino il telegramma di felicitazioni ai miei di Nilde Iotti, per la mia nascita)...

...ma per tornare ad argomenti più soliti in questo blog...

Sto continuando a vedere le puntate americane di LOST, sono arrivato alla terza. Davvero spettacolari, questa è al livello della prima, e si iniziano a capire finalmente un po' di cose. Anche il buon Andrea Rivi è contagiato, e ormai ci contendiamo i CD.

Sto seguendo con interesse HOMUNCULUS, uno dei nostri manga. Particolarmente bello il primo volume, l'approccio tra un giovane senza casa e un aspirante chirurgo, deciso a svolgere una perforazione del cranio e scatenare così un "sesto senso" nella sua cavia. Bizzarria delle bizzarrie: l'hotel in cui dormono i protagonisti era quello in cui ho soggiornato nel mio ultimo viaggio a Tokyo, e ricordo benissimo lo stuolo di senza tetto che stazionavano nel parco dietro l'albergo, gli stessi di HOMUNCULUS. Quando la realtà e la fiction si sfiorano.

Manca pochissimo alla settimana prossima, quella del MIP di Cannes e della Buchmesse. Saranno sei giorni del terrore, con 14-15 appuntamenti di lavoro al giorno, e stress così intenso che alle 11.00 del mattino si è quasi senza fiato. Non so se riuscirò a "postare" durante la settimana, ma ci proverò, dovrebbe essere interessante. Hasta la vista!

12 ottobre 2005

Pensierini del mercoledì sera


Sto passando troppe ore in auto, colpa di un malefico cantiere in corrispondenza del casello di Modena Nord che ha "espanso" la duata del mio viaggio BO-MO mattutino da 35 minuti a 70-80 o 90. E preso da una sorta di masochismo nel masochismo, ho la radio sintonizzata fissa su Radio Radicale per sentirmi in diretta in dibattito in parlamento sulla legge elettorale.
Trovo sconvolgente che una maggioranza ormai allo stremo usi la forza dei numeri per far passare una legge strumentale il cui unico scopo, dichiarato, è non farle perdere le prossime elezioni, o fargliele perdere di meno di quanto succederebbe con il "mattarellum". E l'arroganza del loro silenzio, la voce di Casini che dice "la camera respinge" alla bocciatura di ogni emendamento, con la soddisfazione nella voce di chi sta facendo un buon lavoro per il suo "capo"(da cui sarà ricompensato riccamente, magari con il Quirinale o la nomina a Premier...). Insomma, come dico sempre, ho letto troppi fumetti di super eroi per non saper riconoscere i Kingpin e i Luthor tra di noi, e l'arroganza della cosiddetta "Casa delle Libertà" (quale libertà? non certo la mia) è superiore a quella di qualsiasi super-villain dei fumetti. Di solito non mi espongo così sulle mie idee politiche, ma davanti a un vero e proprio "golpe legale" come questo, il silenzio sarebbe davvero colpevole.
Nuff' said!

09 ottobre 2005

Fumo di China in CuorediChina

Altra anteprima... il pezzo per UR che apparirà a metà novembre.
Tra parentesi, il FdC in uscita in quel periodo parlerà anche di questo blog, con tanto di indirizzo. Da quel momento, non sarà più una chiacchierata tra amici... nel bene e nel male. Non penso di mettere sul sito www.paninicomics.it il link a questo blog, sarebbe sicuramente eccessivo.
Ecco a voi.


Ho recentemente rilasciato un'intervista a Fumo di China, una delle poche riviste specializzate sul fumetto ancora in circolazione. Con FdC ho una relazione molto particolare, dal momento che ho collaborato per le sue colonne all'epoca in cui era "solo" una fanzine, una pubblicazione amatoriale stampata in 500 copie a San Giovanni in Persiceto e impaginata con fotocopie e una macchina da scrivere. Anno di grazia 1982, seconda liceo al Galvani di Bologna, una passione per i fumetti e la voglia di scriverne, la coincidenza di conoscere l'amico di uno dei guru di FdC, tale Andrea Plazzi... e tutto iniziò così. Da allora Fumo di China è passato attraverso diverse metamorfosi, fino a diventare una pubblicazione da edicola edita da Rimini, e anche se le nostre strade si sono separate al finire degli anni '80, ho continuato a tifare per lei e a seguirla. Certo, le rimprovero a volte una certa mancanza di interesse per il nostro tipo di fumetto, e un'attenzione un po' troppo monocorde per autori italiani e francesi, ma di certo FdC resta un punto di riferimento imprescindibile. L'intervista di cui sopra è stata condotta da Sergio Rossi, una delle voci più attente della rivista, e soprattutto un passaggio mi è sembrato interessante e meritevole di esservi riproposto: perché Panini Comics non gode quasi mai del plauso della critica specializzata italiana, quasi che fossimo "invisibili" per l'intellighenzia fumettologica del nostro paese? La teoria di Rossi, per certi versi giustificata, è che il nostro "peccato originale" è di non essere dei creatori di fumetti, ma solo dei "packager", che prendono fumetti editi all'estero e li ripropongono in italiano. In qualche modo, ci si aspetta da noi una maggiore disponibilità a realizzare da zero dei fumetti... e finché non entreremo in questo agone non potremo avere gli stessi riconoscimenti di editrori come Bonelli, Astorina e tanti altri che hanno fatto della creazione dei fumetti la loro bandiera. Vi lascio leggere da soli in che modo ho ribattuto a questa osservazione durante l'intervista. A integrazione di quanto detto, mi viene da aggiungere che per certi versi è nel nostro DNA essere dei "confezionatori". Siamo nati infatti come Marvel Italia, come la casa destinata a tradurre e ristampare nel Belpaese le gesta di Spider-Man e soci. E per certi versi anche se poi nel decennio trascorso ci siamo dedicati a manga, comics indipendenti etc, siamo rimasti sempre nello stesso solco, come mentalità, come modello aziendale e come modalità di lavoro. C'è qualcosa di male in questo? Se si lavora con passione e con serietà, anche se non ci si può "fare belli" più di tanto per le opere proposte, ci si può sempre sentire orgogliosi per aver fatto conoscere autori, storie, avventure, destinate per lettori di altri continenti e che sono invece riuscite a conquistare pubblico anche da noi. E poi, diciamoci la verità, non abbiamo forse contribuito con la proposta RAT-MAN a promuovere anche un fumetto italiano nuovo, un "classico moderno", per così dire. Per non parlare poi delle tante proposte di autoproduzione che sono in cantiere, tra cui... ah, no, scusate, di questo non posso ancora parlare...

07 ottobre 2005

Canzoni della sera

If I could kiss you now
I'd kiss you now again and again
till I don't know where I begin
And where you End

Ero così convinto fosse una canzone dei REM, ma poi Google implacabile mi ha rivelato che era Moby...WHERE YOU END, da HOTEL.

Per citarvi i REM (che sto ascoltando in loop da un paio d'ore), ecco uno dei miei pezzettini favoriti (da MAKE IT ALL OKAY).

If you offered me your world, did you think I'd really stay?
If you offered me the heavens, I would have to turn away

Personalmente la musica "rock" non è forse il mio genere, ma i REM...beh, ci sono periodi in cui ascolterei solo loro, le loro città bagnate dalla pioggia, i marciapiedi degli addii, la musica che si ferma, New York che bisogna lasciare, gli scarabocchi con il tappo di sughero sulla tovaglietta di carta del ristorante, i vulcanici cambiamenti di opinione, le convinzioni che si perdono... una vita meno che ordinaria in bilico tra il crepuscolo e la notte, con una malinconia che si strugge e ci strugge.

05 ottobre 2005

Lost in lost


Mentre in Italia RaiDue decide misteriosamente di postporne la messa in onda, negli States LOST è tornato con la sua seconda stagione. Dopo essere diventato del tutto "addicted" a questa serie in seguito al passaggio su Sky, mi sto vedendo in semi-diretta gli episodi ancora inediti da noi, grazie a un amico smanettone che se li scarica rapidamente dalla rete in perfetta qualità digitale, con tanto di sottotitoli in italiano.
E' davvero sconcertante che nel mondo dell'interattività e della globalità i diritti "broadcast" siano ancora gestiti in questa maniera barbara: perché non posso ricevere anche io la ABC e vedere in tempo reale le stesse cose che vedono gli americani? Anche pagando un canone, ovvio...
Sinceramente, preferirei avere dentro Sky Italia la ABC, la CBS, la FOX americana, la HBO, la BBC, i canali spagnoli e francesi, anziché la paccottiglia dei canali minori del nostro caro e monopolista Murdoch... Chi se ne frega di Toonerang e Alice Channel, voglio la NBC e Channel 4...

Tornando a Lost, se non lo avete mai visto, è la storia di una quarantina di sopravvissuti a un disastro aereo che si ritrova su un'Isola sperduta tra l'Australia e Los Angeles. Pensate sia la versione fiction de L'isola dei famosi? Sbagliato... L'isola è un mosaico di pericoli e di orrori, e tra i sopravvissuti ce ne sono 14 le cui vite prima del disastro erano collegate tra loro da microscopici fili, insolite circostanze a volte borderline con il sovrannaturale. Man mano che la vita dei sopravvissuti procede, tra pericoli che vengono sia dalle loro interazioni personali sia da elementi esterni, ogni puntata ci racconta flashback sui 14 protagonisti principali, veri e propri "film dentro il film", spesso più avvincenti o sconvolgenti degli stessi avvenimenti sull'isola.
E dopo il doppio "cliffhanger" della puntata finale della prima serie, la seconda si apre con una sequela di colpi di scena serrati, e assolutamente, inquietantemente, la migliore e più geniale sequenza di apertura mai vista in televisione da molto tempo a questa parte.

E perché non si dica che non parlo mai di fumetti, uno degli sceneggiatori di LOST è stato assoldato dalla Marvel per scrivere ULTIMATE WOLVERINE VS HULK, prossimamente edito in Italia da Panini Comics. Oh, yeah, baby, one more time...

03 ottobre 2005

Pensierini del lunedì sera


Sto lavorando come un matto per quattro progetti così riservati e top secret che non posso neppure dire in maniera vaga di cosa si tratta. Chiamatemi paranoico, però l'idea di rivelare anche un minimo aspetto di qualcosa di importante e di delicato non è nelle mie corde. Ma togliendo i dettagli su questi progetti "hush hush", se voglio descrivere una giornata come questa mi resta poco da dire. Ho compilato il budget dei costi editoriali di Panini Brasile, preparato il comunicato con cui annunciamo che il coordinamento del licensing manga del Brasile verrà gestito da una collega spagnola, Montserrat Samon. Ho risposto a qualche decina di mail, e fatto un paio di telefonate che hanno sbrogliato un paio dei progetti di cui sopra. Ho salutato Marie Paule, che ci lascia dopo qualche anno di lavoro in redazione, e che ha deciso di continuare a collaborare da casa come free lance. Ho mangiato una zuppa di zucca al self service Ghirigoro, in mezzo agli operai del gas di Modena. Il tutto sotto un cielo grigio, uggioso, grigio metallico, con la temperatura che si è dimezzata, e costringe al primo golfino di lana della stagione, al climatizzatore dell'auto messo sui 22 gradi, soffio dell'aria sui piedi, grazie.

Poi, alla sera, dopo l'ultima mail, alle otto, mentre il resto della città cena, mi sono dilettato per la seconda volta in quindici anni in una lezione di yoga, scoprendo di essere capace di fare la posizione del loto, con le gambe doppiamente intrecciate, e il diaframma contratto verso l'interno. E alle 23.40 mi aspetta Six feet under, per un'altra dose di respiro che si spezza, di TV in apnea, glottide chiusa, bocca spalancata.

Parliamo di fumetti - 3


Prima di passare di nuovo a parlare di un mix di cose... fumetto e non fumetto... la faccia visibile e quella invisibile della luna... ecco una primizia. Il pezzo sul mio "ventennale" di attività, che a breve uscirà su L'UOMO RAGNO. Appositamente sul blog. Per voi.

------------

Permettetemi di ricordare un anniversario personale. Giorno più, giorno meno, vent’anni fa il sottoscritto iniziava a lavorare professionalmente nel campo dei fumetti. Avevo a mia volta vent’anni compiuti da poco, frequentavo il secondo anno di università, dai tempi del liceo scribacchiavo sui comics in una fanzine bolognese, Fumo di China, e una o due volte alla settimana facevo da consulente sulle uscite americane per un negozio importatore di albi USA, Alessandro Distribuzioni.
In un sabato pomeriggio di ottobre, anno di grazia 1985, attraverso i proprietari di AD, Alessandro e Marina, conobbi il mio primo editore, Carlo Racanicchi, della Labor Comics, che da poco aveva ripreso a pubblicare gli albi Marvel, dopo un intermezzo di vuoto assoluto seguito al fallimento dell’editoriale Corno. Parlammo tutto il pomeriggio, mi permisi di dare una serie di consigli e osservazioni su quello che pubblicava la Labor, e come, e tornai a casa con il mio primo incarico, scrivere le prefazioni della linea di Graphic Novel edite dalla Labor. Tutto iniziò così, con la prefazione di KILLRAVEN, poi la traduzione e la cura editoriale di DIO AMA, L’UOMO UCCIDE, il progetto editoriale di MARVEL (rivista mensile.. durata due mesi), e tutta una serie di altri pezzi e supervisioni. Poi, fallita la Labor nell’estate 86, il lungo periodo Star Comics, che vide il ritorno trionfale di Spider e soci in Italia, sette anni in cui il mio ruolo si evolse da traduttore/editor a redattore/factotum/gestore dei diritti. Fino al lancio di Marvel Italia nel 1994, con la mia poi diventata il settore editoriale di Panini S.p.A. e infine mutata in questo secolo definitivamente in Panini Comics, con una presenza internazionale in una decina di paesi, oltre 3500 pubblicazioni, e un parco di personaggi che va da Naruto a Spider-Man, dai Simpson a Superman.
Come direbbe un cantante rock “It’s been a wild, wild ride”… E’ stata una cavalcata selvaggia. Vista dall’interno, vi mentirei se dicesse che è stata tutta rose e fiori. Come tutte le grandi passioni, ogni momento di delusione è stato vissuto con scoramento e ogni vittoria con esaltazione. Ci sono stati anni di montagne russe, altri di percorrenza liscia e senza particolari eventi. Giorni di sole, altri uggiosi. Vent’anni sono tanti. Credo che una bella porzione di chi mi legge non fosse neppure nata nel 1985, negli anni in cui non c’erano neppure i fax, gli articoli si battevano a macchina e poi venivano ricopiati da un fotocompositore. Gli anni in cui il lettering si scriveva con il pennino, sul foglio delle pellicole. Gli anni in cui le fumetterie erano pochissime, si doveva vendere in edicola, e tanto, per sopravvivere. In cui era impensabile quasi pubblicare libri a fumetti a tema Marvel, in cui l’uscita di uno speciale era un evento, in cui scrivere un articolo su un computer portatile e poi spedirlo in ufficio con una connessione bluetooth dal mac al cellulare, e poi GPRS dal cellulare al server di posta, era, assolutamente, pura fantascienza.
It’s been a wild, wild ride. Vent’anni di fumetti, che probabilmente messi uno dietro l’altro collegherebbero Bologna a Oslo o anche oltre…
Buon anniversario a me stesso, quindi, e buona lettura a voi…

02 ottobre 2005

Parliamo di fumetti - 2

E' iniziato ottobre, e questo 2005 non è un mese che possa passare
inosservato. Infatti, VENT'ANNI FA, quasi per caso, è iniziata la strada professionale che mi ha portato, due decenni dopo, qua alla Panini, a fare il direttore editoriale che gioca a Risiko con i fumetti, anzi, a una sorta di sudoku, in dieci paesi, otto lingue,tremila giornalini etc etc etc.
Non pensate che sia entusiasta di questo anniversario: come ho scritto 1000 volte, ho un problema di "percezione appiattita del tempo", per cui a me pare che il 1985 fosse ieri, e che non siano passati nel frattempo 7305 giorni, un numero astronomico di pagine, infinite gioie, un bel po' di nevrotici momenti, colleghi, capi, amici, assistenti, disegnatori, inchiostratori, agenti, redattori, grafici, e un numero anch'esso ciclopico di lettori, fan e detrattori. Insomma, un po' di vertigine, mi viene, un bel po' di vertigine...


Uno degli aspetti più incredibili di questi 20 anni sono stati i rapporti con i licenzianti. In pratica, il 99% di quel che pubblico
viene da altri editori, che ci concedono in licenza i loro personaggi e le loro storie, in cambio di una somma di denaro (solitamente, una percentuale del prezzo di copertina). Capirete quindi che il licensing è il "pane" di cui di nutre la Panini (pun not intended), e che il fulcro di tutto quello che faccio consista in pratica nel gestire, contattare, soddisfare, un esercito di licenzianti (oltre cinquanta). E i licenzianti si possono collocare in diverse categorie. Quelli interessati solo ai soldi VS quelli interessati solo alla qualità (e tutte le sfumature nel mezzo); quelli che mi cercano sempre e quelli che vedo una volta l'anno; quelli che controllano anche che i grassetti del lettering dell'edizione italiana combacino con quelli dell'edizione originale (verbatim) e quelli che secondo me non aprono neppure le scatole delle campionature che gli spediamo. Quelli che vogliono leggere il curriculum dei nostri traduttori e quelli che pensano che la Sicilia e la Sardegna siano dei paesi a parte dall'Italia. Quelli che devi spiegargli cos'è l'IVA e quelli che non vogliono pagamenti in Euro perché "non crediamo nella vostra valuta". Insomma... un vero zoo umano e culturale, nel mezzo del quale spicca il tipo di licenziante più odiato (da me): quello che te lo fa "cascare dal pero", che non ti risponde mai, che sembra che ti faccia un favore a ricevere i tuoi
soldi e a far pubblicare i suoi fumetti in decine di migliaia di copie... Sono pochi, ma ce ne sono anche così: beati loro!

29 settembre 2005

Parliamo di fumetto - 1


Oggi ho nuotato per quasi un'ora. Pensavo, prima di iniziare a frequentare il centro sportivo in cui vado adesso, che nuotare fosse un'attività noiosa, ripetitiva. In realtà, dopo i primi minuti in cui il corpo si abitua alla respirazione, alla mancanza di peso, alla temperatura dell'acqua, si entra in uno stato di percezione quasi alterato, in cui è facile immergersi non solo nell'acqua, ma anche nei pensieri, e vagare nelle varie dimensioni della propria esistenza.
Fino a qualche tempo fa, nuotando pensavo spesso che mi sarebbe piaciuto scrivere un romanzo, un racconto, e magari mi facevo tutto un viaggio sul titolo, la trama, i colpi di scena. Più di recente, lo confesso, nuotando penso spesso a questo blog. Diciamo che il blog è la maniera istantanea e in pillole di soddisfare quel bisogno di scrivere, di raccontare, di "delirare", se volete. E oggi, ho pensato che in effetti, se questo blog deve essere "sui fumetti e l'altro lato della luna"... in quattro mesi sono sempre stato "on the other side", e di fumetti ho parlato poco.... no, pochissimo. Ma di fumetti VORREI parlare, e di cose ne avrei da raccontare... Solo che, diciamoci la verità, proprio perché sono il direttore di un casa editrice come Panini Comics, proprio in virtù di quello che faccio e di quello che sono, parlare di fumetti è un percorso a ostacoli.
Non posso:

a) parlare di progetti futuri e non ancora ufficiali (e il 99% di quel che faccio riguarda albi che vedrete o vedranno in qualche paese del globo tra 3-4 mesi o anche - ahimé- 3-4 anni).
b) parlare male di nessuno, amici o nemici, titoli miei o altrui

E diciamoci la verità, un blog che parla solo di cose già uscite o parla solo bene di qualsiasi cosa... sarebbe una noia, no?
Ma le sfide mi piacciono. Nella prossima entry:

- vi parlerò (senza farvi capire nulla) dei 3-4 progetti principali a cui sto lavorando
- vi parlerò delle cose e delle persone che meno sopporto in questa "industria"

Promise!

26 settembre 2005

La gatta sul letto che scotta


Da ragazzino mi regalarono Come vivere con un cane nevrotico, un libro esilarante che ancora si trova in italiano edito da Rizzoli. Era una crudele parodia dei cani, descritti nei loro aspetti più nevrastenici. Stamattina, alle 6.30, quando Emma Guay mi ha per l'ennesima volta gettato per terra gli occhiali, ho pensato che dovrei andarmi a comprare l'analogo Come vivere con un gatto nevrotico.
Vedete, Emma Guay è la mia gatta da quasi 11 anni, ed ha una serie di comportamenti bizzarri oltre misura. In primis, Emma non miagola. Mai. Non che sia muta, semplicemente pensa che miagolare sia una cosa volgare, da gattacci del quartierino. Lei, la sofisticata, fa le fusa in maniera molto rumorosa, invece di miagolare. E quando ha fame, dalle 6.00 della mattina in poi, si posiziona sulla mia schiena, sulla mia pancia, e in altre zone meno decorose, e inizia il suo concerto. Il punto è che dopo tanto tempo il sistema non funziona più, e riesco a dormire anche davanti ai suoi più ribollenti concerti. Nuova strategia: buttare a terra gli occhiali dal comodino. Non so come le sia venuto in mente, non so neppure come sia riuscita ad INTUIRE una cosa del genere, ma di certo sentire i miei occhiali di Philip Stark che volano per terra quando fuori è ancora buio riesce sempre a farmi balzare in piedi. Mi incavolo, le caccio un urlo, ma poi remissivo vado in cucina e la sfamo, pensando al prossimo paio di occhiali da comprare.
Non vi basta? Emma non mangia mettendo il muso nella ciotola, come ogni gatto che si rispetti. Emma crede di essere umana, e afferra il cibo con le zampe, si infila nelle unghie i dadini di carne e se li porta alla bocca. Chiaramente, dopo ogni pasto, l'angolo della cucina a lei dedicato sembra uno stadio dopo il passaggio degli ultras.
Ci sono poi i comportamenti nevrotici "normali", che si sentono su molti gatti: l'amore per i pisolini nel cestino della biancheria sporca, la mania di nascondersi nel guardaroba, col rischio di rimanere chiusa per ore o - come è successo - per un giorno, il voler salire sulla tastiera quando scrivo al computer, il sedersi sul giornale mentre lo sto leggendo. Eccetera. Eccetera. Eccetera.
Questo non inficia perà l'amore assoluto per Emma. Emma che è sempre alla porta quando entro in casa, che ovunque sia mi accompagna, che si mette sulla mia parte del letto per tenermelo caldo prima del mio arrivo, che sa mordicchiarmi la mano senza farmi male, che capisce quando le giornate sono "no" e mi si mette sulla pancia, con le sue fusa che sono una serenata, un volermi dire "Io ci sono. Io resto."

24 settembre 2005

Walking on the moon


Questi fine settimana di passaggio tra l'estate e l'autunno sono particolarmente godibili: fa già fresco, qua sul lembo dell'Appennino, ma il sole splende e se ci si mette come le lucertole si prende un bel tepore che scalda le ossa e può persino far sudare. Dopo un po' che non lo facevamo, siamo andati a fare un po' di trekking serio qua sulle colline in riva al Sillaro, restando quasi sempre sui sentieri, ma terminando con un "fuori pista" in discesa, sul greto secco di un torrente, che ha abbastanza spezzato le gambe al sottoscritto (ahimé, il tapis rulant in palestra non serve davvero a farsi dei polpacci d'acciaio).
Sembra incredibile, ma in quattro ore d'escursione si riescono a vedere a pochi metri cerbiatti, fagiani, stormi di poiane, un bellissimo airone cinerino, e ovviamente le mie amatissime mucche romagnole, anche loro spaparanzate sotto il sole. Nel pomeriggio, inevitabile dormire qualche ora, un piacere assoluto, almeno per me. Basta poco per cadere in un sonno profondo, mentre fuori c'è la luce, mentre nella casa si sentono passi, voci, musiche, e si precipita in un buio assoluto, più intenso di quello notturno, perché è solo della mente, e in pochissimo ritempra.

Poi, verso sera, ho iniziato a dar fondo all'ultima pila di fumetti Marvel in originale arrivati in ufficio.
Assolutamente brillante: DAREDEVIL/FATHER (siamo nei pressi del capolavoro), ma anche i capitoli finali del WOLVERINE di Millar e di ASTONISHING X-MEN di Weadon/Cassaday. IRON MAN di Ellis e Granov lascia a bocca spalancata.
Ci sono anche altre cose che si leggono senza particolari punti esclamativi (e qui inizio a sentirmi nell'imbarazzo di non poterne davvero parlare... dopo tutto - ho deciso - da inizio novembre il blog andrà "in chiaro" per i lettori Panini Comics, e quindi potrebbe essere politicamente scorretto criticare le stesse storie che in futuro dovrò professionalmente promuovere, no matter what...).

Dulcis in fundo: per la 100esima volta ho riletto il volume di Altan dei CLASSICI DEL FUMETTO SERIE ORO. L'ho letto in collettiva, con tutta la "balotta" della casa di Bellisola, declamando le battute più belle ("Cara, mi si è indurito il coso!" "Tieni duro, che prendo la Polaroid") ("Mi vengono in mente opinioni che non condivido") ("Poteva andare peggio". "No").

Dizionario slang bolognese/italiano, parte 1:
balotta = compagnia, gruppo di amici con cui si bivacca, si tira tardi, si esce assieme

19 settembre 2005

Inondazioni



Una domenica di pioggia ininterrotta ha dato seguito a un lunedì pazzesco, nel quale avrei fatto meglio a rimanere a letto... Purtroppo non posso in un blog pubblico parlare di nessun aspetto "concreto" del mio lavoro (men che meno uno di questo tipo), ma vi assicuro che se potessi parlare, non ci sarebbe nulla di divertente.

Vediamo se salvo qualcosa di questa giornata... Beh, sono le 23.20 e tra venti minuti mandano in onda su FOX la terza puntata della terza serie di una delle mie serie favorite, SIX FEET UNDER (o "Due metri sotto terra", come si chiama in Spagna). Vedere le gesta di una famiglia di becchini totalmente disfunzionali mi fa impazzire, e se esistesse la famiglia Fisher farei di tutto per farmi invitare a cena da loro almeno una volta alla settimana.

Ma se proprio devo restare in ufficio e dirvi una cosa positiva di oggi... beh, ho visto il primo numero di AKIRA COLLECTION ed è una bellezza. Un bel mattone di carta, a soli 8 euro. Prevedo un esaurimento ISTANTANEO dalle librerie. Come direbbe Sebastien Dallain, "Il a de la main" ("Ha della mano"), per dire che ha una bella sostanza.

Infine, la foto che illustra questa "entry" è opera di un fotografo famoso, Matt Shonfeld, che ha voluto fare un reportage sul mondo dei comics passando in redazione una giornata. Se andate sul suo sito e digitate Panini nel box "search", potrete vedere tutte e 46 le foto della redazione, alcune delle quali illustrano vari aspetti di come si lavora da noi, e il caos che (oggi dico "purtroppo") regna sovrano.

17 settembre 2005

Scusate se faccio il sentimentale...



Passo i primi tre giorni della settimana murato in ufficio (genere: dalle 9.00 alle 20.00) per preparare il complesso viaggio a Londra di giovedì e venerdì. Un tour de force indispensabile per i cruciali appuntamenti che mi aspettano nella capitale inglese.
Poi, finalmente, 15 settembre, volo BLQGTW delle 6.55, parto per Londra.
In ogni momento, lavorando o girando per la città, dopo quasi due anni che manco, penso a quanto mi piace, e quanti e quanto importanti e belli siano i ricordi che mi dà. Forse perché sono del Toro, o forse perché ho una sottile e personalissima vena nostalgica, sono incapace di camminare per una città, che sia Lucca o Bologna, o Londra o Francoforte, senza sentirmi vicino a tutti i miei io del passato, senza sentire il passaggio di un me stesso due, tre, dieci, venti anni più giovane, per quello stesso vicolo, in quello stesso bar, sotto quella stessa nuvola, o scroscio di pioggia, o raffica di vento. E se città come New York per esempio mi sommergono quasi sempre con ricordi a dir poco conflittivi, camminare per Londra è come fare l'amore con un corpo di cui si conosce ogni centimetro quadrato, ma non per questo meno attraente o portatore di ebrezza. In questa strada, a 12 anni, mi sono defilato dalla comitiva scolastica in cui ero intruppato, e ho girato da solo da un punto all'altro della città, a caccia di fumetti, per la prima volta in vita mia completamente solo ma completamente libero. In quella casa ho passato tanti bellissimi fine settimana. In quella libreria ho cercato libri rarissimi di matematica per la mia tesi di laurea. In quel palazzo ho conosciuto uno dei miei migliori amici, lo Stefano Gaudiano inchiostratore di Gotham Central e di Pulse. Vicino al fiume ho sostenuto il colloquio di lavoro più importante della mia vita, quando la Marvel mi ha assunto per dirigere Marvel Italia. E per la felicità mi sono andato a comprare un paio di stivali fatti a mano, ma ho sbagliato la taglia dall'emozione, non li ho mai portati, e li conservo come una reliquia.
In quel vicolo ho camminato con la neve fino alle ginocchia insieme allo storico dei comics Paul Gravett.
In quel ristorante ho intervistato Sidney Jordan, in compagnia di un grande amico del liceo, poi perduto nel diluvio della vita.
In quella piazza, in un tramonto di giugno impossibilmente luminoso e terso, ho avuto per la prima volta la consapevolezza di aver trovato l'amore della mia vita, in uno di quei momenti di chiarezza di sé assoluti rispetto ai quali può esserci nell'esistenza solo un "prima" e un "dopo".

E camminando oggi per Londra, 15 settembre 2005, mi sembra di continuare a sfiorare tutti questi miei sé del passato, ancora e perennemente vivi, e presenti al mio fianco.

11 settembre 2005

And on the 5th day...


Ho approfittato dell'ultimo week end utile prima dell'autunno per un salto di un paio di giorni all'isola d'Elba. Purtroppo è una pessima idea assentarsi dall'ufficio in periodi intensi come questo. Tra preparativi prima e smaltimento degli arretrati dopo, il prezzo che si paga in ore di lavoro e stress è decisamente troppo. E devo dire che mi sono portato sul traghetto tutte le idee, i progetti e i pensieri di questi mesi, senza riuscire davvero a staccare con la testa. Per fortuna mi hanno aiutato le 1000 e passa pagine de Il quinto giorno a staccare un po' e ad immergermi in un mondo di oceani, creature misteriori, scienziati stravaganti, teorie sull'origine della vita e del destino del mondo. Il Quinto Giorno è quella specie di mattone che occhieggia dagli scaffali delle librerie con una copertina nera e azzurra, al cui centro un'iride marina osserva lo stupito acquirente. Lo scrittore, il tedesco Frank Shatzing, scrive 1000 pagine che si leggono tutte d'un fiato (beh, persino io ci ho messo 4 giorni), zeppe di ricostruzioni gegrafiche, antropologiche, biologiche, fantapolitiche e scientifiche, davvero stupefacenti. Unico consiglio: non andate a guardarvi il sito. E' bello, ma ci sono i video di lui, Shatzing, che racconta in tedesco la genesi del libro, con una faccia da pesce lesso capace di smorzare ogni entusiasmo. Vi ho avvertiti!

05 settembre 2005

Senza una sola idea


La mia amica Laura dall'Idaho mi segnala la lettera aperta di Michael Moore a Bush, sul tema del disastro di New Orleans. Leggetela anche voi... Se non fosse una storia dell'orrore, ci sarebbe da ridere. L'espressione inglese "clueless" ("senza indizio", nel senso di "non avere un accidente d'idea di cosa fare") rende perfettamente il quadro del "povero" Bush, che non ha gli elicotteri per portare via la gente abbandonata a morire nella melma, tra le feci e i cadaveri. Non so voi, ma questa storia mi sconvolge, mi sembre più eccessiva del romanzo più cruento di Chuck Palahniuk, roba degna di numero bello forte di Hellblazer o di Punisher (bambine stuprate e fatti a pezzi? violentatori linciati dalla folla? serpenti portati dalle acque? formiche rosse assassine? gironi infernali dentro uno stadio?). Qua siamo oltre la linea Max, oltre la linea Vertigo, siamo in un orrore reale e quasi incredibile...