20 maggio 2009

Finale di stagione (spoiler warning applies)

Se LOST stagione quinta si è congedato a maggio in USA, qua da noi ci vorrà un po' per vedere su Sky l'episodio 16/17,


SPOILER WARNING

SPOILER WARNING

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che ancora una volta sconvolge le carte in tavola, rimette tutto in gioco, ci fa capire che non abbiamo, forse, capito nulla, o solo in parte, di quello che rappresenta l'isola, il suo destino, e quello delle persone che oggi e dall'inizio della storia, pare, ci finiscono sopra, per giocare un gioco celestiale. E la quinta stagione, che si conclude per la prima volta con un whiteout anziché un blackout, ci ha veramente portato in una nuova fase narrativa, usando il tema dei viaggi nel tempo col tutta la potenza emozionale che comporta rivivere il proprio destino, incontrarlo, nel bene o nel male, sia trovando un genitore perduto, o rivivendolo nella maniera più crudele.
Insomma, un finale al cardiopalma, che rielabora tutto quello visto finora, aprendo lo spazio ancora a un nuovo livello, come se ad ogni stagione si salisse un po' più su, a volo d'uccello, passando da un primo anno tutto concentrato sui protagonisti e il loro passato, passando poi all'esplorazione degli altri abitanti e luoghi dell'Isola, per poi affrontare il mondo esterno, il futuro, e poi un futuro ancora più avanti, e poi il passato, e adesso, chissà, magari le realtà parallele o i conflitti che da secoli vedono l'Isola come campo di battaglia.
La cosa più drammatica è che per la prima volta l'idea di COME si aprirà la sesta (e ultima) stagione di LOST è completamente imprevedibile. Potremmo tornare all'inizio della serie, subito dopo il primo incidente aereo, con la realtà "riscritta" dagli eventi di questa ultima puntata. Unico problema: come far ringiovanire gli attori e riportarli al loro look del 2004?
Oppure potremmo ritrovarci un minuto dopo la fine di "The Incident", con tutti i protagonisti che convergono in un unico punto dello spazio e del tempo, pronti per lo scontro finale tra le forze di Jacob e della sua oscura nemesi mutaforma.
A pelle, scommetto fortemente nella seconda ipotesi, anche se i creatori della serie ci hanno insegnato di essere imprevedibili, e una terza (o una quarta, o una quinta) possibilità sono assolutamente all'ordine delle cose.
Stay tuned, come si dice, anche se aspettare il gennaio 2010 sarà luuungo....

 

16 maggio 2009

Peppino

Il fumetto di "non fiction", quello giornalistico, ha trovato negli ultimi anni una casa tutta sua in Italia, l'editore Becco Giallo, piccola realtà produttiva del Veneto che si è specializzata in un formato/concept tutto suo: volumetti in bianco e nero di 112-144 pagine, dedicati alla biografia di persone famose o famigerate, o alla narrazione a fumetti di fatti di cronaca. Spesso si tratta di libri dalla grafica di copertina scarna, dalla narrazione dolorosa e schematica, intrisa della difficoltà dell'adattare al fumetto la narrazione di un evento, di un delitto, di uno degli orrori della storia contemporanea, permeato di dolore, di ineluttabilità, e quindi facile a cadere nel didattico o nel didascalico.
Il volume appena uscito, Peppino Impastato, di Rizzo e Bonaccorso, fin dalla copertina, elaborata, illustrata, colorata, vuole forse segnalare uno stacco dalla tradizione della casa editrice, e all'interno la storia del giornalista ucciso dalla Mafia si consuma in un toccante lirismo: rimane protesa tra il passato e il presente, altalenante su diversi piani temporali, uniti da un lirismo struggente, sia nel ricordare la vis polemica e creativa di Impastato, sia nel descriverne senza pudori il martirio, l'insabbiamento della giustizia, lo strazio della famiglia.
Rizzo si dimostra autore sensibile e disposto a mettersi in gioco, e i disegni di Bonaccorso, a volte minimalisti a volte aperte in suggestive "splash page" che donano ritmo al volume, sono decisamente un punto di forza.
Per chi ama il fumetto verità, o vuole scoprirlo, è sicuramente da acquistare.



13 maggio 2009

To boldly go, una recensione di STAR TREK

Sono un "trekkie" molto anomalo. Ho visto tutti gli episodi di Next Generation, uno per uno, uno al giorno su Italia Uno durante un memorabile "run" durato un annetto (lo chiamo ancora "my Star Trek year"). Ho visto tutto Deep Space Nine, e gran parte di Voyager. Ma non ho mai. Mai. Visto una puntata della serie classica, e a malapena conosco i nomi dei protagonisti del primo equipaggio dell'Enterprise.

Faccio questa premessa, prima di dire due cose due sul film STAR TREK di J.J.Abrams, non un remake della serie originale di Roddenberry, ma un "re imagining", un ripensamento, che lo rielabora visivamente, stilisticamente, narrativamente.

Organizzato come un "prequel", come un film che spiega cosa è successo a Cecov e compagnia subito dopo il varo dell'Enterprise, il film pare abbia fatto impazzire i Trekkie di mezzo mondo ma a me, onestamente, è parso solo un film divertente, due ore piacevoli, ma niente di particolare. La trama piena di buchi, un tentativo di ringiovanimento del cast a volte patetico (come per allontanarsi da una franchise percepita "vecchia" ci si è buttati su un cast di pseudoadolescenti alla High School Musical), e in generale un film che entusiasma poco. A me sono piaciuti gli scorci di spazio, la sensazione di uscire finalmente dall'atmosfera di "fiction da camera" delle serie TV, e ovviamente Uhura, alias Zoe Saldana, una delle migliori del cast, assieme a Zachary Quinto/Spock, ma poco tutto il resto. Peccato.



 



07 maggio 2009

Papi boom


star papi
Inserito originariamente da Tunguska.RDM

Non voglio infierire sulla questione Berlusconi-Lario-divorzio etc (il mio unico commento è stato che magari Silvio ne approfitterà per accorciare le tempistiche del divorzio da 3 anni a 3 mesi, beneficiando non solo se stesso ma tutta la società).

La cosa che più mi ha colpito nella confessione-sproloquio di Berlusconi a Porta a Porta, che in qualsiasi altro paese civile sarebbe inammissibile, è stata questa ricostruzione della famosa partecipazione alla festa di compleanno della sua giovane fan. "Avevo un'ora libera, sono andato alla festa di compleanno della figlia di una persona che conoscevo, che mi voleva parlare di due proposte di candidati"

L'idea incredibile è che un uomo come Berlusconi possa avere "un'ora libera". Parlo per me, che sono solo un normale lavoratore con una vita personale "standard": trovare "an hour to kill", un'ora da ammazzare, è un evento. Come può il primo ministro avere un "buco" nella sua scaletta... E SOPRATTUTTO ANDARLO A RIEMPIRE IN UNA FESTA DI COMPLEANNO DI UNA DICIOTTENNE.
A Napoli non ci sono ospedali da visitare, siti per i rifiuti da andare a vedere, magistrati che lottano contro la camorra da andare ad incoraggiare, lavoratori in cassa integrazione che hanno bisogno di risposte? E se proprio non si poteva fare nulla di tutto questo, non ci sono chiamate da fare, collaboratori da sentire? Con un paese messo come questo, un'ora del primo ministro andrebbe dedicata alla collettività, non al compleanno di una bionda diciottenne, di nome Noemi, simbolo di un'Italia superficiale, asservita al potere, acritica, e purtroppo, per ora, forse per generazioni a venire, assolutamente dominante.



06 maggio 2009

Una frase, un rigo


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Inserito originariamente da benno78

La lettera è arrivata per posta. Assieme alla bolletta del gas.
Non si riceve ormai più nulla di personale, che una lettera con la sua busta chiusa, il francobollo, l’indirizzo e il mittente scritti a mano, è qualcosa di quasi sconvolgente, una singolarità nel flusso della comunicazione quotidiana. Ma il nome l’ho riconosciuto subito. Claudia. La mia migliore amica. In prima e seconda elementare, circa 1972-1973.
Claudia da cui andavo a giocare quasi tutti i pomeriggio, con la quale genitori e maestra mi avevano messo in coppia, dal momento che io ero estroverso e lei timida, timidissima, e si pensava che mettere assieme due estremi avrebbe aiutato entrambi. Claudia. Una bambina magra con gli occhi e i capelli neri, a cui piacevano le bambole, la musica classica, la danza. Certo che me la ricordo, certo che mi ricordo quei pomeriggi, di un’altra epoca, un’altra vita, forse, ma ancora miei, ancora nostri.
E incredibilmente anche Claudia li ricorda, mi ricorda. E mi scrive. Una vera lettera, che mi commuove molto. Che parla di un passato che passato non è, e che miracolosamente vive ancora. Di due vite che si sono separate oltre trent'anni fa e procedono in parallelo, nella stessa città, senza mai toccarsi.
Con un unico filo che unisce lei a me. Un filo che passa da questo blog, che Claudia tutte le mattine controlla, per vedere se nella notte ho scritto qualcosa, se avrò parlato di qualcosa di nuovo, su di me, sui fumetti, sul cinema, o sull’altra faccia della luna, quella che non si vede mai dalla terra, ma che lassù, da qualche parte, inevitabilmente, c’è.

Claudia che ha un lavoro, su una torre che affaccia sulla tangenziale, sotto la quale passo ogni giorno andando a Modena, io sul mio binario, lei sul suo, due binari che si sono toccati, per poco, in quell'altro mondo di pomeriggi di bambole, soldatini e matite per colorare, e che oggi ancora si toccano, virtualmente, per posta e per interposta persona virtuale, quasi una metafora del cyberspazio che tutti ci connette, pur mantenendoci tutti nel nostro binario, nel nostro personale, intoccabile, universo.