26 febbraio 2006

Fuggitivi...


Week end molto tranquillo e allo stesso tempo movimentato quanto basta. Venerdì pomeriggio sono andato a Milano per un appuntamento di lavoro, uno di quelli che possono essere forieri di progetti fantastici oppure dei totali buchi nell'acqua. Purtroppo per ora non saprò mai di cosa si trattava, dal momento che un gigantesco ingorgo al casello di Milano mi ha fatto arrivare con due ore di ritardo e annullare il meeting. Almeno sono riuscito a cenare da una famiglia di amici di Bologna, ormai milanesi da un paio d'anni. Chiacchiere fino a notte fonda, e al mattino colazione e breve giro per la città. Ho comprato in una fornitissima edicola un cofanetto DVD che aspettavo da tempo, Tutto Bozzetto (o quasi), con dentro i film d'animazione che hanno segnato la mia infanzia e il mio immaginario più di qualsiasi film Disney (da dove pensate che venga la mia passione per i super eroi se non da Vip, mio fratello superuomo?)
Tornato a Bologna, sono andato come sempre in campagna, a dilettarmi in lunghe camminate, animal-watching, ma mi sono anche sfangato una pila di fumetti Marvel arrivati in redazione di recente.
I più hot, i miei preferiti (DD, Cap, FF, New Avengers, Ms Marvel) me li ero divorati in Slovenia la scorsa settimana, mentre stavolta sono andato in fondo su tutto il resto, in ordine sparso. La cosa che più mi ha colpito sono stati i numeri 9-12 della seconda serie di RUNAWAYS. Davvero mozzafiato, con disegni... perfetti, praticamente, e una sceneggiatura da applauso. Mi ha così colpito che ho scritto la presentazione di un prossimo numero di UOMO RAGNO dedicandola tutta a RUNAWAYS. Ve la anticipo per vostro diletto...
Ci sono serie Marvel che è molto facile valutare. Uno legge NEW AVENGERS o ULTIMATE FANTASTIC FOUR e capisce subito che si tratta di collane forti, coinvolgenti, adatte a un ampio pubblico. Oppure vede 1962 o SHANNA, e per motivi diversi colloca immediatamente queste miniserie nell’olimpo del fumetto USA di alto livello, anche se privo di personaggi noti alle masse, e quindi destinato in maniera naturale a prestigiosi volumi per libreria. Il caso di RUNAWAYS (“i ragazzi scappati di casa”) è decisamente a parte, e sfugge a questa categorizzazione. La serie è nata in America nel 2003, nel periodo finale della gestione come presidente di Bill Jemas, e doveva essere una delle tante collane della divisione Tsunami, fumetti nuovi per un nuovo pubblico, con un ammiccamento alle sensibilità dei manga e un target di ragazzini dai 14 ai 18 anni. Dentro Tsunami c’era invero un po’ di tutto, soprattutto nuove serie dedicate al rilancio di eroi storici, da HUMAN TORCH a MYSTICA, da EMMA FROST a NUOVI MUTANTI, da VENOM a NAMOR, per finire con INUMANI, ma anche concetti del tutto nuovi come SENTINEL e – appunto - RUNAWAYS. A questo punto entriamo nella categoria esistenziale dell’ “ironia della sorte”: le collane Tsunami dedicate a eroi noti falliscono tutte (salvo NEW MUTANTS), chi in 12 chi in 18 mesi, mentre quelle nuove continuano entrambe: SENTINEL in America si è vista dedicare una miniserie quest’anno, mentre il vero caso è RUNAWAYS. Osannato dalla critica, ristampato prima in tre albi pocket destinati ai più giovani e poi in un gigantesco cartonato, è ancora oggi protagonista di una serie regolare (la seconda, dopo una prima durata 18 mesi) e ogni numero che esce è una gioia per la mente e per gli occhi. I Runaways sono dei giovanissimi abitanti di Los Angeles che hanno in comune una peculiarità: i loro genitori sono supercriminali. E non parlo di cattivi da vaudeville come Boomerang o Stilt-Man: sono zar del crimine, assassini, così temuti dal resto della malavita che detengono il controllo assoluto sulla Costa Ovest. I loro figli, all’inizio, ignorano la vera identità dei genitori, da cui hanno ereditato super-abilità di diverso tipo, ma quando scoprono di essere figli di malavitosi decidono di… scappare di casa e di opporsi ai loro papà e alle loro mamme. Partendo da queste premesse, la serie si dipana con un colpo di scena dopo l’altro, con sviluppi continui, e una sceneggiatura (firmata dalla neo superstar Brian K. Vaughan) da lasciare a bocca spalancata: dialoghi imprevedibili e situazioni inattese, per una collana che si colloca volutamente ai confini dell’universo Marvel tradizionale (ma nella seconda serie USA iniziano ad apparire anche volti conosciuti, come Cloak & Dagger e i Nuovi Vendicatori). I disegni poi sono uno dei punti di forza. Adrian Alphona è un nuovo talento che miscela la tradizione dei comics con un tratto manga irresistibile. Mi è capitato di leggere e rileggere certi numeri, osservando le tavole più volte, e l’incredibile ricchezza di dettagli e di trama visuale mi hanno colpito moltissimo.

Ora, tornando alla distinzione iniziale, RUNAWAYS non cade purtroppo in nessuna delle due principali categorie di cui sopra. Forse è per questo che è rimasta nel cassetto tutto questo tempo, nonostante fin dall’inizio avessi pensato che meritava una degna collocazione (magari come appendice de L’UOMO RAGNO…). Adesso, finalmente, osiamo toglierla dalla naftalina, per proporvela in libreria, nella collana 100% MARVEL. Dieci euro per il primo arco narrativo, 144 pagine di pura beatitudine fumettistica, di personaggi che vi coinvolgeranno e vi faranno venire voglia di continuare a leggere le loro storie. Se vi fidate di me, questo è un volume da non perdere assolutamente.

22 febbraio 2006

Coups de foudre


Mi perdoni chi mi accusa di parlare di cose irrilevanti, ma un blog in fondo è una sorta di posto pubblico in cui parlare di tutto, di cose che hanno rilevanza in assoluto, di cose che sono invece del tutto insignificanti, oppure rilevanti solo per me e per qualche impallinato di comics o fiction...

Ora, in argomento, stasera mi sono visto due puntate di Clara Sheller, su FoxLife, serie francese in sei puntate da un'ora. E' una specie di versione transalpina di Will & Grace, ma più drammatica, più genere soap opera patinata, molto trasgressiva e imprevedibile, e con momenti esilaranti. Fotografia e colonna sonora sono iper-ruffiane, ma alla fine il risultato si fa godere appieno, con panorami mozzafiato di Parigi con ogni luce, clima e angolazione, e tutte le hit di musica elettronica degli ultimi due anni piazzate strategicamente nei momenti migliori. Ormai è quasi finita, ma se potete vedetevi venerdì la replica della penultima puntata, credo che sarete piacevolmente sorpresi.


Poi, chiaramente, mi sto godendo ogni minuto della terza stagione di Nip/Tuck, la serie USA sulla chirurgia plastica che va in onda a orario impossibile su Italia Uno il martedì. Mi sono invero perso due episodi (il quarto e il quinto, qualcuno di voi li ha?) ma il resto l'ho registrato e in gran parte visto: il serial si sta mantenendo ai livelli stratosferici delle prime due stagioni (ambedue edite in cofanetto su DVD), con l'aggiunta se volete di un tocco di erotismo e trasgressione in più, tra rapporti saffici, orge, transex, bisessualità di ogni genere. Chi ha visto Nip/Tuck non ha bisogno di essere convinto: la serie è davvero, come afferma il claim, "a disturbingly perfect drama". Chi invece non lo conosce, o magari pensa che sia semplicemente un "medical show", sappia questo:

Nip/Tuck è traducibile approssimativamente come "strizza e rincalza", espressione idiomatica per "operazione di chirurgia plastica
I protagonisti sono due amici. ambedue chirurghi plastici di successo a Miami, Christian e Sean. Il primo è un inveterato playboy, dal cuore di ghiaccio. Il secondo è un "bravo ragazzo", sposato e con due figli, un ragazzo adolescente, Matt, e una bambina piccola, Annie. In realtà, il "motore narrativo" di gran parte delle vicende è giocato sull'inversione dei ruoli tra i due, con il "buono" che finisce per fare il cattivo, e il "cattivo" che dimostra di avere nel fondo un lato positivo.
La serie segue le vicende personali dei due chirurghi, con colpi di scena di ogni genere, mescolandole ai loro casi professionali, che in qualche modo ci presentano un campionario di disperata umanità, alla ricerca di un cambiamento, di un aiuto, a volte di una redenzione.
Ogni puntata mostra in maniera cruda almeno un intervento di chirurgia plastica: la prima volta fa un po' impressione, poi si capisce che è solo un elemento strumentale, per "epater les spectateurs". Non sono mai più di uno-due minuti a puntata, che potete saltare se vi fa impressione.
Come nella migliore tradizione dei telefilm di ultima generazione, le vicende professionali fanno da sottofondo a quelle personali, e spesso ne sottolineano o enfatizzano gli aspetti paradigmatici. Per esempio, nella puntata iniziale della terza stagione, il "caso clinico" è quello di una donna obesa bloccata in una poltrona per tre anni, le cui carni si sono fuse con il tessuto del sofà, e nella stessa puntata i due amici sono giunti a un blocco nelle loro vite, e rischiano di rimanere intrappolati nella situazione personale in cui sono finiti.
I temi trattati nella serie sono i più diversi, senza censure. Praticamente abbiamo visto tutto, dal sesso alla droga, alla violenza, ai serial killer, ai cambiamenti di sesso, all'infibulazione, ai film porno, ma quello che colpisce maggiormente è lo sguardo disincantato e senza veli sui sentimenti: amore, amicizia, passione coniugale e amicale, desiderio di paternità e maternità, lutto, ricordo...
Gli attori della serie sono eccezionali, e spesso affiancati da guest star di altissimo livello. Da Vanessa Redgrave, la suocera di Sean, a Famke Jannsen, la Jean Grey di X-MEN, la mia rossa preferita, conturbante e imprevedibile life coach del figlio di Sean.

Insomma... se siete fan della fiction di qualità, Nip/Tuck è praticamente un appuntamento obbligato... Mi piace un filino meno di Six Feet Under, che trovo più "vero" e un filino più sofisticato, ma siamo sempre nell'olimpo della TV.

21 febbraio 2006

A piccoli pezzi...

A volte i megaprogetti che mi occupano per mesi vengono rivelati tutti in una volta, con un coup de theatre, come è successo per Corto Maltese per L'Espresso o per L'Enciclopedia Delle Strisce o per il lancio di Shamo o per le acquisizioni di Naruto o Full Metal Alchemist. Ma il mega-progetto manga più importante, che per oltre un anno ha ribollito dietro le quinte, viene e verrà rivelato un pezzettino alla volta. E il primo frammento è l'annuncio di Bleach, una delle principali serie shonen giapponesi, la prima di un ampio spettro di collane Shueisha che piano piano vi presenteremo nei prossimi mesi, le prime che pubblichiamo tramite accordo con Viz Media Europe, la nuova filiale olandese/californiana di Shueisha. Il passaggio della gestione diritti del colosso nipponico a questa nuova realtà più radicata nel mondo occidentale è una vera e propria rivoluzione copernicana per gli editori giapponesi, ancora molto tradizionali e restii a cambiare metodi di lavoro radicati nei decenni. Non potete immaginare il complesso e gradule meccanismo di approssimazioni successive che ha portato a questo cambiamento... sono le cose del mio lavoro più interessanti e intriganti, ma anche ironicamente quelle che mai o poi mai potrei divulgare.
Nei prossimi mesi, l'impatto dell'arrivo di Viz Europe e di un nuovo sviluppo nel marketing e nella diffusione dei titoli Shueisha si farà evidente, e magari tornerò a parlarne in un prossimo post...

Di Lubiana e altro


Due piccoli appunti in calce al resoconto del viaggio in Slovenia e al rientro al lavoro...
Tornando verso l'Italia, ci siamo fermati un paio d'ore a Lubiana. Sono rimasto affascinato da questa città, decisamente spettacolare. Non conosco bene l'est europeo, sono stato solo a Praga e a Mosca, e quindi immagino che Lubiana non sia nulla di speciale se paragonata a Cracovia o Budapest o Belgrado, ma devo dire che quello che ho visto mi è piaciuto. Ecco due foto in cui ho cercato di catturare un po' la magia della città, e la sua luce in un tramonto nuvoloso.



Al rientro al lavoro, ho scoperto nel giro di pochi minuti che ci hanno lasciati quasi simultaneamente Luca Coscioni, uno dei più coraggiosi liberi pensatori del nostro paesi, e Giovanni Gandini, il fondatore di Linus. Erano entrambi due miei "eroi personali", persone che ammiravo umilmente. Mi piace pensare che sono lassù da qualche parte, a discutere di Peanuts e delle traduzioni di Pogo, e dei poteri di Neutron, e di Wizard of Id. Eccetera eccetera...

20 febbraio 2006

Ma che bel castello...


All'ultimo momento, quasi a sorpresa, ho deciso di premiarmi per la fine di un periodo di lavoro particolarmente snervante, e di farmi una micro vacanza invernale. Mi sono diretto in Slovenia, con un paio di amici, per un lungo week end termale. Non ero mai stato nel paese slavo, ma da tempo meditavo di andare, spinto dai lusinghieri commenti di vari conoscenti, e dalla voglia di farmi qualche giorno di disintossicazione, massaggi, relax acquatico e altre amenità di wellness. Siamo partiti la mattina di venerdì, e dopo 450 chilometri eravamo già arrivati a Otocec, un'oretta dopo Lubiana, sull'autostrada che porta a Zagabria. Il viaggio è stato tranquillo, a parte una multa (42 euro) per mancanza di cintura di sicurezza posteriore allacciata, che ci è parsa un puro pretesto e una sorta di sopruso nei confronti di turisti italiani. Siamo quindi arrivati all'hotel con l'umore un po' sotto le scarpe. Per fortuna il posto che avevamo prenotato online era all'altezza delle aspettative: un vero castello del tredicesimo secolo su un'isoletta del fiume Krka, trasformato in hotel a cinque stelle. Avevamo prenotato un pacchetto week end a prezzi stracciati, 139 euro a persona per due notti in mezza pensione e ingressi illimitati nelle due terme nelle vicinanze. Certo, il kitsch era a livelli stratosferici, con camerieri in costume, lampadari a candelabro, tappezzerie varie, arazzi e drappeggi, ma comunque la location era splendida nel complesso, con un'ambientazione da film fantasy.
Nel corso del fine settimana più che stare nel castello abbiamo girato in macchina nella zona, visitando monasteri, mercati, chiese, paesini, in un'atmosfera rural-socialista-mitteleuropea assolutamente inedita per me, con queste casette in legno con i tetti ripidi, il fiume verdissimo con cigni in volo radente, il cielo con le nuvole in movimento rapido, la luce soffusa dei bei giorni d'inverno.
In assoluto la parte più bella è stata l'esperienza termale, a Dolenjske Toplice, un paese che sembra estratto da una favola: poche case, le montagne attorno, la Krka che attraversa il villaggio, con i suoi ponti in legno, l'osteria sulla strada, che esiste da 30 anni e serve menu completi luculliani a orario continuato e a 5.85 euro a persona. Ma soprattutto, le terme, alias il Balnea Wellness Center, in completo contrasto con il resto, un centro modernissimo, iper tecnologico, con tutti i ritrovati più moderni.
Una serie di piscine termali interne ed esterne, ricche di giochi d'acqua, in cui nuotare, rilassarsi, lasciarsi andare, persino prendere il sole, complici giornate davvero miti. Una zona massaggi tutta zen in cui farsi manipolare la schiena da efficienti e premurose massaggiatrici slave, iper professionali. Soprattutto, una zona relax, detta "Oaza", con bagno turco, bagno aromatico, sauna finlandese interna e esterna, bagno giapponese a 40 gradi, idromassaggi, lettini relax ad acqua. Tutto assolutamente misto e tutto assolutamente naturista, alla faccia di tante assurde terme italiche in cui si pretende il costume per saune e bagni turchi (e infatti gli unici impacciati erano i turisti italiani, i soliti repressi, che si ostinavano a tenere il costume, con i bagnini che li inseguivano per costringerli a spogliarsi...).
A Dolensjie ci siamo stati due volte, il sabato pomeriggio e la domenica mattina, ma in retrospettiva sarebbe valsa la pena dormire lì direttamente, e non è detto che non si faccia così, la prossima volta. Un posto del genere è un pezzettino di paradiso sulla terra, ed è così vicino che non aspetterà certo altri 40 anni per tornarci...

16 febbraio 2006

San Diego, cinque mesi prima

Ieri alle 18.00, ora italiana, si sono aperte le prenotazioni per gli hotel di San Diego, convenzionati con il Comicon di luglio. Alle 18.10 praticamente tutti gli hotel vicino alla convention erano sold out. Adesso, NESSUN hotel è più disponibile (almeno, con le tariffe della convention e vicino al convention center; andando un po' lontano si trova di tutto). Mi servivano quattro stanze, sono riuscito a prenotarne due, in hotel diversi. Per fortuna ho prenotato un mese fa anche quattro stanze a prezzo pieno via normale agenzia di viaggi... Mi sa che finiremo per usare quelle, a prezzi esorbitanti, ma almeno garantite. Non ho mai visto una simile corsa alla prenotazione in 15 anni di visite sandiegane (o dovrei dire sandieghine)? Se qualche utente del blog va a San Diego, fatevi vivi, andiamo a bere qualcosa in qualche bettola.
Per restare in tema convention, un po' più vicine... Non ho ancora deciso se andare a Napoli. Parteciperà Chris Claremont, e - credo - anche José Villarubia. Sarebbe carino, ma ho una serie infinita di fiere e viaggi pianificati a marzo, e aggiungerne uno non indispensabile un po' mi pesa. Vedremo. Sarò invece di certo a Cartoomics (ma solo venerdì e sabato) e poi alla Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna (con la solita overdose di lavoro, stile "polsi spezzati"). Sugli altri viaggi e impegni marzolini vi informerò strada facendo...

Altre spigolature di lavoro. Si è dimesso Giovanni Battistini, uno della squadra iniziale di Marvel Italia, uno dei sopravvissuti di Piazza Galileo. E' sempre stato una delle persone più creative, gentili e talentuose della struttura grafica, una marea di design, logo, spunti visivi dei nostri albi sono dovuti a lui. Ma dopo 12 anni facendo lo stesso lavoro, era arrivato per lui il momento di cambiare, così come l'anno scorso ci hanno lasciato Cinzia e Federica, due altre colonne portanti, matricola 1994, di Marvel Italia. Per quanto possa essere bello questo lavoro, l'elemento stress c'è sempre, e c'è un turn over inevitabile.
Inizia quindi ora la selezione per un nuovo grafico. Se siete grafici editoriali Mac esperti, fatevi sotto... (PS astenersi perditempo, utenti PC, o gente che pensa che Quark sia un formaggio molle tedesco).

13 febbraio 2006

Luna pienissima...


coldmoonlight2
Originally uploaded by quiksan.
Fine settimana con la luna piena, e inizio settimana più o meno nello stesso mood. Sono i giorni dell'inverno che preferisco: il sole, una luce incredibile, freddo ma non troppo. Sabato e domenica notte poi, la luna piena era così luminosa che in campagna si vedeva tutto, era come essere durante un'eclisse. Le colline. Il crinale della Flaminia Minor dall'altra parte della valle. Gli alberi.
La settimana lavorativa è iniziata davvero bene. Dopo quella passata, mezza influenza e mezza mega-kolossal-riunione-Panini, sono tornato a fare quello che preferisco... progettare, pianificare, ideare nuove proposte. Ho per me mani un progetto bellissimo in Brasile, dove Panini Comics è ormai il principale editore di fumetti USA e aspira a diventare il principale publisher in senso assoluto. Sto cercando di far decollare Panini Comics in Argentina, nonostante le difficoltà di questo paese così problematico. Sono alla stretta finale per un paio di contratti di DVD nipponici davvero importanti. Stiamo lavorando all'editing finale dei disegni di Saudade, la graphic novel di Wolverine firmata da Morvan e Buchet. Stiamo finalizzando la presenza a Cartoomics di un autore Marvel bravo e importante. E poi tante altre cose, piccole e grandi.

Adesso me ne sto qui, stanchissimo, a scrivere sul letto, con la luna che si vede fuori dalla finestra, la gatta che dorme ai miei piedi, DESPERATE HOUSEWIVES che prosegue in salotto (ma questa puntata l'ho già vista). E sorrido pensando che venerdì, scendendo dalla macchina, alla periferia di Bologna, alle diciassette circa, ho sentito per la prima volta quest'anno, chiarissimo, il profumo della primavera.

10 febbraio 2006

Arcangeli

A parte Parigi, e l'influenza, e gli sfoghi sul governo, sono giorni strani ed eccezionali sul lavoro, con tante cose nuove che si muovono. Sono stremato, stanco, quasi febbricitante, ma in fondo sono vivo e felice. E se mi sento dentro un'aria eccezionale, non può essere una coincidenza che oggi abbia comprato il nuovo CD del mio cantante preferito, in assoluto, di tutti i tempi. L'Arcangelo, di Ivano Fossati. Non sono obiettivo nella valutazione di un'opera del genere. Fossati è dal un quindicennio il mio cantante preferito, sopra ogni altro. Ogni disco è un evento. Ogni canzone me la imparo a memoria. Mi perdo in quel suo mondo di città notturne, di finestre sulla campagna, di donne bellissime, uomini divorati da passioni o malinconie, di caffè "allungati con l'acqua delle rose", di sveglie alle sei di mattina, di treni a vapore. Il nuovo disco, a parte due o tre canzoni che al primo ascolto paiono più ostiche, è geniale come sempre, ardito musicalmente e soprattutto liricamente, con un uso della lingua unico, con i suoi "marchi di fabbrica", i giri arditi, le assonanze, le finte rime e quelle vere.

Un evento eccezionale, per un momento eccezionale...

09 febbraio 2006

Tra amici...


... ci si può dire tutto, credo. Senza tabù, senza censure. Qui siete praticamente a casa mia, una casa di parole, una casa privata, non sponsorizzata e non ufficiale.
Voi siete gli invitati. Non dovete pagare nulla. Non vi offro the e pasticcini, ma immagini, parole, a volte notizie, spero sempre delle idee.
E voi non dovete fare nulla, solo leggere, lasciare due righe se avete voglia.
E a casa mia, con amici come voi, che avete idee come le mie, ma credo a volte anche molto diverse, se non posso essere me stesso ed esprimere con onestà e semplicità le mie idee, allora vuol dire che il mondo funziona a rovescio, che siamo finiti nell'orwellianità di una società impazzita, dove persone di diverse idee politiche non possono incontrarsi, non possono stimarsi e non possono stare assieme.

Ancora una volta, forse, uno dei principali orrori di questo "passage d'enfer".

08 febbraio 2006

Passage D'Enfer


Passage D'Enfer
Originally uploaded by Marco40134.
Tra pochi giorni finisce la legislatura, e in questi giorni ascolto su Radio Radicale la discussione in parlamento sull'ennesima legge truffa, quella che equipara cannabis a eroina, consumatori a spacciatori (infilata di soppiatto nel decreto legge sulle olimpiadi, e approvata a colpi di fiducia). Finisce la legislatura, e penso retrospettivamente a questi cinque anni d'inferno politico, culturale e sociali, a questo lustro di barbarie. In cui abbiamo visto insultata e calpestata la democrazia, la costituzione, il fair play, offesa la memoria della Resistenza, denigrata la nostra storia di Italiani e della nostra Repubblica.

Ho cercato di farmi mentalmente una hit parade delle cose più insopportabili viste e subite in questa legislatura. Come si dice... "è una gara dura".

Primo posto: l'imbarbarimento della politica. Cinque anni vissuti all'insegna della legge del più forte, con l'idea che "might makes right", che basta la maggioranza a rendere "giusta" qualsiasi cosa. Cinque anni di prepotenza, di arroganza, di demonizzazione dell'opposizione. Gridando, ma senza parlare. Decidendo, ma senza pensare.

Secondo posto: la perdita orwelliana del significato delle parole. Abbiamo avuto come ministro delle riforme istituzionali una persona che sulle istituzioni ci sputava, come ministro della giustizia una persona impietosa e ingiusta, come coalizione al potere una "casa delle libertà" che ha fatto tutto meno pensare alle nostre libertà. Abbiamo avuto al potere un gruppo che doveva essere "liberale" ma che ha potenziato solo monopoli e posizioni dominanti. Che ha supportato una guerra chiamandola missione di pace.

Terzo posto: una serie di leggi odiose, spesso assurde, volte o a rendere impossibile la vita alla povera gente, o ad arricchire certuni, o a togliere dagli impicci legali certi altri. La peggiore? Posso dire la legge sulla fecondazione assistita? Un puro, assurdo, crudele, esercizio di sadismo. Ma anche la riforma elettorale mi ha fatto particolarmente ribrezzo, perché ho giocato abbastanza in vita mia per capire che è moralmente ripugnante cambiare le regole durante la partita, solo perché si teme di perdere.

Si dirà che politica e morale non hanno molto in comune. Scusatemi, ma sono di "vecchia scuola" e credo ancora che l'etica debba essere la principale struttura portante di un qualsiasi cittadino, figuriamoci di un politico.

06 febbraio 2006

A proposito di Ron Mueck


Ron Mueck
Originally uploaded by Marco40134.
Non sono riuscito a trovare in rete un sito decente che faccia vedere le opere di Ron Mueck. Poi, ho ricordato di avere fatto io una foto a una delle sue statue più inquietanti, Boy, la scultura di apertura della Biennale di Venezia 2001, settore Arsenale. Eccola qua.
E a proposito di Biennale... uno dei primi post di questo bog è stato proprio relativo alla Biennale 2005, lo scorso luglio. In qualche modo, con questa foto si chiude un piccolo cerchio. Mai avrei pensato di poter diventare un blogger incallito... eppure... small wonders never cease.

Strane influenze


H5N1 "bird flu" virus
Originally uploaded by ibuzzo.
Sto avendo come ogni anno l'influenza. E come succede quasi sempre, invece di avere il classico febbrone che ti tiene a casa una settimana, da curare con gli antibiotici, ho questa sorta di virus isterico: mi viene mal di testa, mal di stomaco, mal di ossa. Sto a letto un giorno, prendo l'aspirina o l'oscillococcinum, la temperatura non supera 36,5, poi passa tutto e arriva un mal di schiena deflagrante, che con un po' di arnica passa in 24 ore. Per ben due volte è capitato questa stagione esattamente con lo stesso pattern. E poi... oggi sono andato a lavorare, stavo bene... ma alle 11.30 avevo 37 di febbre, e 37,5 dopo pranzo. Per essere uno che oscilla attorno ai 35,8 -36,3, è come avere un febbrone da cavallo. Sono quindi andato a letto, a riposare, curiosare sulla rete con l'iBook... insomma, vedere di riprendermi (domani ci sarebbe una mega-riunione Panini, con fucilazione per gli assenti).
Curiosando un po', ho analizzato bene i servizi di www.flickr.com, che permette di prendere foto di dominio pubblico (su quasiasi argomentoo e metterle nel proprio blog.
Fantastico (e no, non ho l'aviaria, è che questa era la foto migliore sul tema "virus").

04 febbraio 2006

Fois gras e cimiteri


Vado a Parigi spessissimo, molto più che in qualsiasi altra grande città. In fondo, è la capitale europea dei fumetti, e ci sono continue occasioni per andarci. Nel 2005, ci sono stato sette volte, di solito dalla mattina alla sera, o dormendo una sola notte.
Invece, quest'anno ho deciso di farmi un regalo e di fermarmi quattro giorni, post Angouleme, approfittando del week end e della chiusura della Panini il 30 e il 31 gennaio (per la festa di San Geminiano, patrono di Modena, oh increduli). Un amico mi ha gentilmente prestato il suo appartamentino vicino al Pere Lachaise, XXesimo arrondisment, e mi sono fatto una piccola vacanza, movimentata comunque da una serie di incontri lavorativi infilati nel mezzo.

Appunti e impressioni di questo soggiorno a Parigi:

Visitato il cimitero del Pere Lachaise. Inutile, è davvero uno dei posti più magici del mondo. Viali e viali di tombe monumentali, di gente famosa o di sconosciuti. Si tocca con mano la storia, ma anche il dolore di generazioni, ci si sente vicini alle anime di migliaia di persone che hanno lasciato qui le loro esperienze e i loro pensieri. Splendida la tomba di Oscar Wilde, con i baci di centinaia di anonimi ammiratori. Impressionante quella di Allen Kardek, il fondatore dello spiritismo, davanti alla quale piangeva un giovane che sembrava il clone del defunto (uno spunto per una storia a fumetti...). Poi quella di Marie Trintignant, piena di fiori. Soprattutto quelle dimenticate, abbandonate, coperte di muschio, con i gatti sopra, con i nomi un po' cancellati...
Era una giornata freddissima, ma di sole, perfetta in un certo senso per visitare un cimitero monumentale come questo.

Visitata la mostra di Ron Mueck, alla fondazione Cartier. Ragazzi, è in assoluto una delle più pazzesche mostre di arte moderna mai viste. Mueck realizza statue iper-realistiche, o giganti o minuscole, di una precisione strabiliante. Soprattutto, riesce a dare una forma fisica all'inquietudine, alla follia. Le sue statue sembrano suggerire qualcosa, esprimono un racconto, forse chiedono aiuto, lanciano invettive.

Cenato in una serie di ristoranti molto buoni, che confermano il buco nero in cui è caduta l'Italia ma soprattutto Bologna (non è possibile che mangiare a Parigi costi in proporzione meno che da noi...). Segnalo l'ottimo Square Trousseau vicino alla Bastiglia (Le Square Trousseau 1, rue Antoine Vollon, 12e, Mº Ledru-Rollin, tel: 01.43.43.06.00)(un fois gras da delirio) e sulla Rive Gauche davanti a Notre Dame il Café Panis, vicinissimo all'incrocio dei comics, quello tra Rue Dante e Boulevard St Michel (cibo da bistrot buonissimo).

Pranzato al Georges, il ristorante di design in cima al Centre Pompidou. Il cibo è ottimo ma smodatamente caro (un piatto + acqua minerale = circa 30 euro). Il posto e la vista però sono senza prezzo, per parafrasare una pubblicità.

Girato per il Marais, Montmartre, il quartiere dei Grandi Magazzini dietro Opera, sempre e comunque, nonostante il freddo.

Comprato formaggi, vino, pane per una settimana (non le baguette, ma il fantastico Pain Poilane).

Seguita la processione del Capodanno cinese sulla piazza dell'Hotel De Ville.

03 febbraio 2006

Cowboy e regine


Ho visto nel giro di pochi giorni due film a tematica gay, che mi sono piaciuti ambedue , in modo abbastanza diverso.
Brokeback Mountain è un film così visto e discusso che sarebbe inutile raccontarvene la trama. Confermo la vox populi: il film è un capolavoro, uno struggente inno all'amore e alla sua impossibilità, una di quelle storie che non solo ti coinvolge fino alle lacrime, ma che ti rimane dentro, come uno spettro, e continua a riemergere nei tuoi pensieri, anche settimane dopo averla vista. Ang Lee, che già con Tempesta di Ghiaccio era riuscito a dipingere le ansie dello spirito americano come solo uno straniero può avere la lucidità e il coraggio di fare, torna a dare vita a una storia profondamente americana, l'amore impossibile di due giovani mandriani nel "profondo Ovest" degli Stati Uniti, ma allo stesso tempo universale, che potrebbe essere trasposta praticamente in quasi tutti i paesi del mondo e in quasi ogni epoca. Credo che ogni spettatore reagisca in maniera differente a questo film: la coppia di anziani alla mia sinistra, ignara delle tematiche del film, è partita con commenti increduli e divertiti, ma alla fine aveva in mano i fazzoletti. Le ragazze lesbiche alla mia destra sono rimaste ipnotizzate dall'inizio alla fine. Io ho resistito senza piangere, fino all'ultimissima scena, quella tra Ennis Del Mar e sua figlia, quando inizia a cedere il muro tra il protagonista e l'accettazione dell'amore, quel muro che per tutto il film è stato il motore drammatico della vicenda. E ho continuato a piangere per un bel pezzo uscito dal cinema, con addosso una sensazione di perdita e di malinconia che da un pezzo non provavo.
A livello stilistico, Ang Lee coreografa tutto alla perfezione, con un gioco a sottrarre anziché ad aggiungere, con molto della storia raccontato tra una scena all'altra, da un silenzio più che da un dialogo. Eccezionali gli attori, non solo i due cowboy, ma anche le mogli, che recitano alla perfezione ruoli non facili.

Il secondo film di oggi è invece Reinas, commedia spagnola con tutti i "mostri sacri" della cinematografia iberica. E' la storia del primo matrimonio collettivo gay in Spagna, narrata attraverso le vicende di tre coppie di promessi sposi e - soprattutto - delle loro mamme, le "regine" del film, e in fondo le vere protagoniste. Avevo un pessimo presentimento su questo film, dopo aver letto recensioni non lusinghiere, e sono andato a vederlo a Parigi in spagnolo un pomeriggio di domenica, senza molta convinzione. E invece ho riso a crepapelle, ho trovato il tutto non male, una commedia classica in fondo assai carina. Ve lo consiglio caldamente, anche se devo dire che in italiano deve perdere sicuramente, dato che sono i diversi accenti del castigliano del film a dare spunto per sorrisi e caratterizzazioni.

01 febbraio 2006

Angouleme 2006 II



Angouleme si è trasformato negli ultimi anni da una fiera esclusivamente centrata sulla BD francobelga e i suoi protagonisti e autori, in un evento mondiale. In due giorni sono riuscito a fare quasi 15 incontri/appuntamenti, in alcuni casi “ampliati” da cene o pasti, riuscendo ad approfondire rapporti di lavoro che in fiere come Bologna o Francoforte sono relegati al massimo a 30 minuti o poco più. Dai principali editori francesi al principale publisher giapponese, passando per americani, italiani, spagnoli, si sono iniziati a comporre i primi tasselli (macro e micro) della programmazione del secondo semestre 2006 e – in certi casi – fino dell’inizio del 2007. Molto interessanti i contatti anche relativi alla nostra attività di vendita di diritti Marvel, con nuovi potenziali licenziati in Ucraina e Serbia pronti a lanciare al più presto, e due dei nostri tradizionali partner in Scandinavia, Egmont e Floy Studio, impegnati a discutere tutta una serie di nuovi lanci e iniziative per le terre del nord.

Con più tempo a disposizione, si riesce a scoprire che Claudio Villa è un idolo in Finlandia, quante librerie di fumetti ci sono in Danimarca (5), quanti abitanti in Groenlandia, quanto costano i fumetti in Ucraina, cosa succede nel settore manga in Spagna, come saranno programmate in Italia le prossime serie animate giapponesi, i turbinii che scuotono il comicdom europeo.
Come sempre, attorno agli incontri di lavoro c’è tutto uno sciamare di chiacchiere, strette di mano, gente intravista in un bar, birre, caffè e bicchieri di vino consumati con vecchi amici e nuove conoscenze.
Una scoperta, Olivier Coipel, artista Marvel francese al 100% e simpatico a dir poco. Un conferma, José Villarubia, che per due ore ci ha intrattenuto con chiacchiere e pettegolezzi incredibili sul mondo dei comics USA, dagli anni ’70 a oggi (domanda: quale mitico autore Marvel sostiene di essere stato rapito dagli alieni? E quale altro mitico autore pretende un milione di dollari a fondo perduto prima di iniziare a parlare di qualsivoglia progetto? Non vi rispondo, ma le risposte sono esilaranti).
Poi Jim Lee e signora, la first couple del fumetto mondiale, la giovanissima Federica Mandredi di Roma, neo-disegnatrice Marvel, gli amici di sempre Camuncoli, Dell’Otto e Bermejo (con cui ho bevuto Guinness discutendo di massimi sistemi). Infine, arrivato in camper dall'Italia, anche Paolo Cossi, un autore giovane e gentilissimo, che si sta segnalando per fumetti insoliti e politici e chi mi ha parlato di una sua opera sulle Brigate Rosse di imminente uscita, che non vedo l'ora di leggere.




Per tre giorni e tre notti sono stato immerso in questo brodo primordiale dei fumetti, brodo un po’ gelato (temperature polari), ma luminosissimo, con giornate sfolgoranti, il primo snodo dell’anno per il mondo della letteratura disegnata.