30 novembre 2005

Six feet afterwards


Lunedì sera si è conclusa su SKY la terza serie di SFU, che forse saprete essere una delle mie serie TV preferite (assieme a LOST, devo dire). Per chi non ha il satellite, il martedì alle 23.30 vanno in onda in chiaro gli stessi episodi, due alla volta, e credo che ci vorranno un paio di settimane per finire la serie. Se potete, non perdetele.
SFU è in assoluto una serie geniale. Mentre vedevo lo splendido e struggente episodio finale della terza serie, con il suo mix di vita e di morte, di amore e disperazione, di speranza e rimpianto, avevo letteralmente i brividi. Lo sceneggiatore-ideatore-regista è Alan Ball, quello di American Beauty, e la sua maestria è assoluta. Se vi devo dire di cosa parla SFU, vi direi che parla della vita, delle disavventure terribili che la plasmano, e dell'ostinata follia delle emozioni che ci permettono comunque di andare avanti. Tutta la serie procede a sistole e diastole, con i quattro protagonisti - una vedova, la figlia e due figli - che passano da speranza a disperazione, da felicità a tristezza, da lucidità a follia... in due parole, dalla vita alla morte, a ritmo continuo, inplacabile, incessante. Il tutto con ironia, assurdità, soluzioni MAI banali, e risposte non facili a domande difficilissime.
Abbiamo diritto a essere felici? Come possiamo smettere di essere i peggiori nemici di coloro che amiamo? Chi muore, continua a esserci accanto? Ha un senso, la vita? Ha un senso, la morte? o forse, la vita e la morte si danno senso reciprocamente?
I quattro personaggi, tutti assolutamente "misfits", sono sublimi e assurdi, e fallaci al 100%. La madre cerca il sesso complusivamente. La figlia si mette nei guai con gli uomini. Un figlio lotta per mantenere assieme una relazione con un uomo conflittivo e un po' violento. L'altro figlio è combattuto tra un'amante ninfomane e una moglie ossessiva.

L'unica cosa che brucia è pensare che la proposta migliore della TV del momento viene programmata a mezzanotte sia sul satellite sia sul terrestre, come se chi organizza le programmazioni non si fidasse dell'intelligenza degli spettatori italiani, come se non potessimo anche alle 21.00 sentir parlare di amore, droga, arte, psicologia, sesso, morte. E adesso che la terza serie è finita, mi sa che prima di un anno la quarta non comincia... alla faccia del villaggio globale e del tempo reale dei media.

29 novembre 2005

Di inondazioni e altro


Nel fine settimana, mentre nel resto d'Italia pioveva o nevicava, in campagna da noi, a Bellisola, località Villa Sassonero/Monterenzio/BO, cadeva una sorta di mix di neve e di pioggia, in maniera battente. Il risultato giudicatelo voi, in questa foto dell'amico fotografo Clemens Kisselbach: il Santerno, che di solito si guada senza stivali passando da un sasso altr'altro, aveva questo aspetto assai poco rassicurante.
Noi di Bellisola ce ne stiamo restati al calduccio, davanti al caminetto, mentre davanti a casa venivano avvistati 1 volpe, 2 daini, 3 falconi (?). A parte parecchie ore passate a scrivere contratti e compilare previsioni di costo e di fatturato, mi sono letto i primi tre volumi della serie DC SHOWCASE. Sono tomi di 500 pagine in bianco e nero che ripresentano storie classiche della DC. Sono in pratica l'equivalente degli analoghi MARVEL ESSENTIALS, ma mentre i libri di quel tipo della Casa delle Idee non li leggo (beh, a parte quelli di serie minori dimenticate come MONSTER OF FRANKENSTEIN o MARVEL TWO IN ONE), gli SHOWCASE della DC me li sono tutti sciroppati. Sono infatti storie mai pubblicate in Italia, o pubblicate parzialmente in albi introvabili, e immergersi in 500 pagine di SUPERMAN di Boring-Swan-Plastino o LANTERNA VERDE di Gil Kane è un piacere inedito per molti versi. E leggendo tanto fior fiore di DC COMICS vintage, la differenza tra la Marvel degli albori e la DC di quegli stessi anni colpisce come un uppercut. Le storie DC del 1958-1965 erano ingenue e ripetitive, non ci sono discussioni. Quelle di Superman erano tutte che ruotavano sul segreto della doppia identità di Clark Kent. Quelle di Lanterna Verde avevano in pratica sempre due o tre nemici che si alternavano, l'elemento soap era costituito dal triangolo impossibile Lanterna Verde-Carol Ferris - Hal Jordan, e siccome nei fatti LV è invincibile, veniva tramortito da rami che cadevano, da cornicioni che spuntavano all'improvviso, da botte contro i sedili di un aereo. Insomma... anni luce lontano anche dalle prime storie di Lee, Kirby, Ditko, mille volte più smaliziate.
Detto questo, l'ingenuità DC hai i suoi pregi, e si legge con piacere, anche se arrivati a pagina 300 un po' il latte alle ginocchia inizia a venire... e magari si inizia a rimpiangere l'ESSENTIAL di Killraven o di Luke Cage: PowerMan.

25 novembre 2005

Misteri buffi

Una settimana per certi versi molto bella e per altri totalmente assurda, buffa, un po' di Ionesco nella mia vita. Ho iniziato dovendo radermi i peli del petto per l'elettrocardiogramma sotto sforzo, una sorta di epilazione asimmetrica e improvvisata, genere pulcino spennato. Ho avuto crampi allo stomaco e altre amenità gastriche, e le ho curate con cardo mariano e carciofo. Alle 6 di sera ho scoperto di aver perso le chiavi della macchina mentre ero al lavoro, per girare per due ore alla Panini (che non è propriamente piccola) alla loro ricerca, e per poi trovarle nel luogo più ovvio e inatteso (sul tavolo del mio capo). Mi sono trovato a gestire un'emergenza felina, con una gatta siamese costretta a rimanere all'aeroporto per mancanza di passaporto (dal 1° ottobre gli animali non possono espatriare senza, lo sapevate?), mentre la sua padrona partiva in lacrime per Barcellona. E adesso ci sarà da gestire l'emergenza, fare i documenti alla gatta, e trovare il modo di spedirla a 1100 chilometri di distanza... senza farle incontrare la mia, di gatta, alias Emma, che non potrebbe sopportare una rivale in casa. Sono andato in palestra dimenticando le scarpe. Ho dovuto vedere le nuove puntate di Desperate Housewives con i sottotitoli francesi sovrapposti a quelli italiani.
Al lavoro, è successo di tutto. Cose belle e importanti hanno iniziato a cagliare, altre che sembravano di lancio imminente si sono incagliate nelle secche delle diverse priorità cronologiche tra le parti in causa. Autori mitologici ci hanno chiesto di venire in vacanza in Italia a nostre spese. Personaggi apparentementi irraggiungibili si sono uniti ai nostri progetti. Si sono rifatti vivi la figlia di uno dei più grandi illustratori della storia e uno dei più misconosciuti autori di SF di tutti i tempo. Libri di cui avevate (avevo?) perso la speranza hanno rifatto capolino nel turbinio delle e-mail.

Mentre l'autunno cedeva il passo all'inverno e cadeva di tutto: pioggia, neve, ghiaccio, nevischio, piante sbattute a terra dal vento.

E adesso me ne sto qua a riflettere su come è strana e imponderabile la vita, mezzo guardando il felliniano El otro lado del corazon, sulla TV spagnola in spagnolo in salsa argentina. Un film nonsense a chiudere una settimana che sarebbe piaciuta a Lewis Carroll. Ma bella, sì. Nonostante tutto, bella.

22 novembre 2005

Varie ed eventuali


Nelle notti tra lunedì e martedì, subito dopo la fine di Six Feet Under su Sky, mi si trova spesso sul divano, con l'iBook poggiato su un tavolino, a redigere un post di inizio settimana. Avrete notato che sono vari giorni che non scrivo, un po' spaventato dai tanti commenti piovuti sul blog... commenti che un po' mi aspettavo, ma che mi hanno anche messo minimamente in imbarazzo. Una cosa è raccontare i fattacci miei ai redattori Panini Comics e a qualche amico, un'altra è mettersi a nudo davanti a diverse centinaia di utenti, che mi conoscono solo dalla lettura dei fumetti e non so fino a che punto sanno interpretare il mio miscuglio di auto-ironia e serietà, di narcisismo sfrenato e impietosa mancanza di autoindulgenza.

Beh, in qualsiasi modo, la frittata è fatta, il quarto muro è caduto del tutto, e quindi... we're stuck with each other, mates...

Eventi principali dal 16 novembre a oggi, in ordine sparso...

Letto: quasi tutto SABATO di Ian McEwan, uno dei miei 2-3 scrittori favoriti, da un po' di tempo scaduto nel manierismo. E anche questo libro, pur buono, è lezioso e accademico. Mi serve davvero leggere 10 pagine con descrizioni tecnicamente perfette di una partita a squash o di un'operazione chirurgica al cervello? Se non lo avete letto, andate a ripescarvi Bambini nel tempo, uno dei miei personali "top 10" letterari ... e capirete (oltre all'origine di tutta una serie di mie idee bizzarre sul tempo e la sua natura) anche di cosa è capace McEwan all'apice della forma.

Ri-letto: le storie di Fantastic Four attorno ai numeri 80-90 della prima serie. Lee e Kirby a livelli stratosferici. Si rimane a bocca spalancata. Non male anche, in tema FF, gli ultimi MARVEL KNIGHTS: 4 di Aguirre-Sacasa. Il numero in cui lo stesso Sacasa compare come protagonista non è niente male...

Consumato: in un venerdì di ferie, ho finalmente preso un nuovo cellulare (il mio quinto dal 1996 a oggi). A parte il primo Motorola, gli altri sono stati tutti Nokia, e non me ne pento (nessuno è paragonabile in qualità di interfaccia e software). Ho preso il N70, un UMTS con fotocamera integrata, che pare funzioni anche in Giappone. Molto soddisfatto!
Presi anche occhiali nuovi: ne "brucio" un paio ogni 18 mesi (graffio le lenti, perdo la vernice dalle stanghette). Devo essere biologicamente tossico... se lavorassi in una miniera di marmo probabilmente li cambierei meno spesso.

Mangiato: dopo almeno 5 tentativi, sono riuscito a prenotare al Caminetto D'Oro, uno dei ristoranti di tipo A (vedi post sul tema) che ha la fama di avere la miglior carne di Bologna. E in effetti... ho mangiato una fiorentina da brivido. Primo, secondo, dolce, vino ottimo ma scelto tra quelli di minor prezzo, il tutto per 48 euro a cranio, un regalo in questa città. Sigh e sic.

Sorpreso: un branco di otto daini che nella notte pascolava davanti alla casa di Bellisola, in una nottata impossibilmente luminosa, con la luna praticamente piena, due gradi sotto zero, la brina che incombeva, nell'aria l'arrivo delle prime giornata belle dopo un bel po' di grigiore.

Visto: Tutti i Battiti del Mio Cuore, al cinema, dopo un po' che non andavo. Girato molto bene, una riflessione sul peso dei nostri genitori e sulla difficoltà di scegliere la nostra strada, in un contesto noir francese serrato e impietoso.

Lavorato: come sempre intensamente e appassionatamente. Dopo un giorno di ferie, avevo 173 messaggi (ed era un venerdì).

Buona notte e buona settimana a tutti...

16 novembre 2005

Commenti ai commenti

Dopo quasi sei mesi di blog, praticamente senza commenti, eccone una dozzina tutti in una volta, segno che la citazione del blog su Comicus ha sortito i suoi effetti. E devo dire che non sono abituato a tornare a casa e trovare sei-sette commenti al blog tutti in una volta.

Non credo che risponderò uno a uno... mi sembrerebbe di essere in una sorta di perversa continuazione del lavoro in Panini e della gestione dei cento e passa messaggi che mi scodello ogni dì. Diciamo che in presenza di suggestioni interessanti userò i vostri contributi come base di partenza per successivi "post", ok?

Sui primi commenti ricevuti (grazie a tutti, tra parentesi...) devo anzitutto dire una cosa. Qua non mi vedrete mai discettare di cosa mettere dentro Marvel Monster o di come recuperare le storie perdute di Deathlok o Nova o i DP7. Sono indubbiamente un nerd dei comics, ma fino a un certo punto... e come spero avrete capito scrivo questo blog per divertirmi-comunicare-esercitarmi nella scrittura (per il mio futuro romanzo di 500 pagine, ovviamente), e soprattutto per SVAGARMI da un lavoro che adoro ma che spesso è molto/troppo/insopportabilmente assorbente e alienante. Quindi "il mondo dei fumetti e l'altra faccia della luna" resta il motto del blog, come l'ultimo post credo abbia confermato.

Seconda cosa: come mai ho tempo libero per il blog, mentre non mi avventuro nei forum se non una volta ogni tanto? Beh, partecipare a un forum è continuare a lavorare, alla fine. Questo è divertimento, ragazzi...

Buona notte a tutti...

15 novembre 2005

Metti una sera a cena


Sabato scorso siamo stati a Imola. Abbiamo mangiato in centro città, in un locale tipico, il Parlaminté, che miscela la tradizione romagnola con piatti di pesce originali e creativi. Insalata di gamberi, pesce non di allevamento con tortino di melanzane e cacao, un ottimo Anima delle cantine Marramiero. Totale in due: 57 euro, un rapporto qualità/prezzo ottimo, e una riflessione: che ormai l'impossibilità di mangiare bene a Bologna è diventato un luogo comune così condiviso che noi Bolognesi ci siamo rassegnati al 100%. Esatto.
Chi non conosce bene Bologna si immagina una città "grassa" dove si mangia bene ovunque. La triste realtà è un'altra: le centinaia di migliaia di studenti e avventori di fiere e congressi (una vera folla di decine e decine di migliaia di persone che ogni giorno irrompe in città per quasi otto mesi l'anno) ha snaturato la domanda di ristorazione in città, e miscelando questo fatto con una sorta di arrogante delirio di onnipotenza di moltissimi ristoratori si ottiene una città dove ruotano tra riffe e raffe 500.000 persone al giorno che si sono arrese a non mangiare fuori o a mangiare fuori a prezzi incredibili e/o sotto gli standard qualitativi che ci aspetteremmo.
In pratica, a Bologna si mangia o in pizzeria (almeno 12-15 euro per pizza -spesso deludente -birra-caffé) o in ristoranti etnici (cinesi, giapponesi, indiani, messicani, argentini, gli ultimi 4 tipi solitamente carissimi, anche oltre i 30 euro a testa). Fatte salve queste tipologie, a Bologna si trovano...

a) ristoranti da "nota spese", destinati a vari Zii Paperone della zona o a coloro che mettono il tutto a carico dell'azienda. Fanno la loro fortuna con le Fiere, e spendere meno di 50 euro è un'utopia. Ce ne sono alcuni ottimi, per esempio Il Cambio, il mio favorito, ma in grandissima percentuale sono un po' dei bluff. Basta vedere le guide culinarie che analizzano i migliori ristorante della regione o d'Italia: raramente troverete punteggi altissimi per ristoranti bolognesi. E anche isolando i cinque-sei migliori della categoria, non sono certo una soluzione per mangiare fuori quotidianamente.

b) ristoranti medi "tipici": a differenza di altre città, in cui il ristorante di cucina locale a medio prezzo e di buona qualità è una costante, qua da noi semplicemente credo che non ce ne sia NESSUNO. Se si vuole rimanere nella fascia 15-20 euro e sulla tipologia di cucina tipica bolognese... si trovano solo dei "pacchi", per usare il nostro slang. C'è sempre qualcosa che non funziona: il servizio, il cibo, le materie prime, i sapori... tutto è salato, unto, poco gradevole. Potrei fare molti nomi, ma meglio stendere un velo pietoso. Anche i 2-3 che un poco si salvano (il Pontelungo, per esempio, o Amedeo in via Saragozza) sono a dir poco ondivaghi. Un classico di sempre, il Meloncello, è ormai fuori target come prezzo. Insomma, un disastro.

c) ristoranti medi "creativi": recentemente si sono affermati una piccola squadriglia di ristoranti gestiti da chef giovani e creativi, che mescolano carne e pesce, elementi etnici e altri locali, cucina del territori con suggestioni di altre terre e altre latitudini. Sono buoni, pur con qualche cedimento. Il problema? Nascono con le migliori intenzioni, ma appena superano una minima soglia di popolarità diventano iper affollati, il servizio inizia a cedere di tanto in tanto, ma soprattutto i prezzi si gonfiano e pian piano si fa strada la tentazione di dare una spallata ai prezzi e di entrare nella categoria "a". Cito un po' a braccio alcuni dei migliori della categoria: Scacco Matto, Casa Monica, Godot, Pane e Panelle, Divinis, e ultimamente una passione personale, dove ho appena cenato, il C.Bo all'interno della Sala Borsa, un ottimo rapporto qualità/prezzo e un'ottima cucina creativa.

Pensierini del lunedì sera


La terza stagione di Six feet Under (FOX) sta finalmente decollando. Le prime puntate erano troppo aride e claustrofobiche. Adesso si torna a respirare aria di buona TV, con conflitti finalmente esplosi in maniera forte e drammatica. Clap clap clap.

Tra qualche ora parto con Franz (Meo) in missione in Italia, sulle tracce dei diritti di un grande autore del nostro paese. Di più non dico. Abbiate pazienza. Tra un paio di mesi, incrociando le dita, saprete tutto.

Sto trattando un manga che davvero mi emoziona molto. Lo pensavo perduto, era uno dei miei favoriti, dopo averne letto parecchi volumi in francese, ma adesso pare - pare - pare - che si possa pubblicare noi in Italia. Stavolta le dita le incrocio io. Se ci riusciamo, champagne per tutti.

E' uscito tra mille ritardi il 100% di PANTERA NERA. Non c'è che dire. 144 pagine di Romita JR inedito e in piena forma non si trovano tutti i giorni. Un gran bel volume, mi auto-complimento.

Ho visto anche il volume TIRAMOLLA di Repubblica. Forse non il volume più trendy, ma una chicca per i nostalgici.

Si è fatto tardi, meglio andare a dormire. Ho in preparazione un post lungo sui ristoranti di Bologna, ma mi serve tempo per scriverlo.

Buona notte, miei prodi.

12 novembre 2005

L'Algebrista


Sto leggendo il nuovo romanzo di fantascienza di Iain Banks, The Algebraist. Se non conoscete questo autore scozzese, vi perdete sicuramente uno dei più originali romanzieri di lingua inglese, nonché uno dei più schizofrenici. Alterna infatti romanzi di narrativa "standard" (uno per tutti, l'ottimo The Wasp Factory, alias La Fabbrica degli orrori, fattomi scoprire da Daniele Brolli eoni fa), con romanzi di centinaia di pagine di fantascienza pura e bizzarra, tra le più sconvolgenti e evolute sulla piazza. Dopo aver letto L'Arma finale (Against a dark background) in italiano, sono stato attratto dal titolo e dalla copertina del nuovo romanzo di SF del nostro. Da matematico "dentro" come sono, come potevo resistere a un titolo come "L'Algebrista", che ricorda la professione che avrei voluto fare un tempo, prima di decidere di fare l'analista e poi il fumettista (non molto lineare il tutto, ma chi l'ha detto che la vita è una retta in uno spazio quadridimensionale?).
The Algebraist è un libro di fantascienza modernissimo e epico, uno di quegli affreschi galattici in cui l'autore inventa un universo di infinita complessità e alienità.
In un futuro remoto, la razza umana convive con tutte le altre e si è diffusa nel cosmo, in un enorme reticolo di mondi connessi da tunnel spaziali. Tuttavia secoli prima dell'inizio del libro i tunnel si sono chiusi e ora ogni sistema stellare è scollegato dagli altri. Sul sistema di Ulubis stanno convergendo le forze dell' "impero" galattico (la Mercatoria) e quelle dei "cattivi" (l'Arcimandrita Luseferous e compagnia). Il motivo? Sul pianeta gassoso Nasqueron, dove vivono i semi-immortali alieni a forma di carriola chiamati "Dimoranti", è nascosta la mappa segreta di una rete di tunnel spaziali alternativa, conosciuta solo a loro. Il protagonista del romanzo, Fassin Tak, è un "veggente", un umano cui è stato concesso di studiare i Dimoranti, l'unico che ha una traccia per trovare la mappa e che può muoversi sul pianeta gassoso alla ricerca di informazioni per le quali l'intero universo pare disposto a fare qualsiasi cosa...

Ecco, in poche righe ho riassunto un romanzo non-riassumibile, in cui ogni riga è un'orgia di invenzioni lessicali e di idee di fantapolitica, fanta-scienza, fanta-tecnologia...

E infilate nel mezzo, alcune geniali e sarcastiche trovate in puro stile Iain Banks.
Tipo la descrizione del cattivo Luseferous, che sembra il super-villain di tanti albi Marvel, un uomo qualunque catapultato dalla sua perfidia al rango di dominatore cosmico. Il quale osserva come la gente comune si sforzi di essere sincera col prossimo, mentre nel contempo inganna alla perfezione se stessa. Mentre invece... "La vera forza veniva da una massima perfettamente semplice: sii completamente onesto con te stesso; inganna solo e sempre tutti gli altri"

Cinicamente geniale, non c'è che dire.

11 novembre 2005

Galatea

Sto apparendo ora su Galatea. Rai2. Non sono venuto benissimo... ma tant'è.

08 novembre 2005

Novembre, andiamo


Ho una sorta di paura ad alternare post come gli ultimi, squisitamente fumettistici, con altri molto più personali. Dopo tutto, le segnalazioni del blog apparse in due o tre posti hanno presubilmente aumentato il numero dei miei lettori, e se chi mi conosce bene si può divertire a vedere le mio foto alle mucche o a leggere le recensioni di libri, chi ha in testa solo i comics potrebbe restare... basito, davanti all'Emmemmelle in chiave simil personale. Comunque... aggiornamento su quel che mi passa per la testa.
Sto lavorando come sempre in maniera iper-intensa. E' la stagione dei budget, cioé della programmazione dell'anno seguente. Ogni dipartimento della Panini comunica all'ufficio amministrazione (per la precisione al "controllo di gestione") le previsioni del 2006. Noi per esempio comunichiamo il piano editoriale di massima (oltre 3000 pubblicazioni) che si è concordato con gli uffici marketing degli altri paesi. Passiamo quindi il costo editoriale previsto per ogni albo. Altri uffici passano le vendite previste, i costi tipografici, quelli del personale, quelli di gestione tipo trasporti, cancelleria, macchine etc. Il controllo di gestione frulla tutto, lo mette dentro un software creato per la bisogna e "sputa" fuori il "bilancio preventivo" del 2006.
Quindi il tutto viene sistemato e ritoccato per ottenere i risultati desiderati, e a partire da fine ottobre il nostro "top management" incontra ogni responsabile e studia e commenta/approva/revisiona il budget di sua competenza. Sembra una cosa pesantissima... e lo è. La mia parte di budget l'ho fatta solo a metà, perché devo nel contempo mandare avanti dozzine di nuovi progetti. Si va da proposte per micro-serializzazioni a serie di decine di volumi, per non parlare delle iniziative di autoproduzione (e dopo il nostro annuncio del volume di Faraci e Villa, un secondo progetto, Wolverine di Morvan - Buchet, è addirittura uscito sui siti USA).
A parte il lavoro così intenso sto passando forse troppe serate in casa, a trafficare con il Mac, vedere CSI su SkyCrime o Will&Grace su FoxLife, giacendo sul divano con la gatta sui piedi come adesso. Per fortuna riesco ancora ad andare in palestra a nuotare o fare esercizi vari, e ovviamente il fine settimana lo passo in campagna, davanti al camino o camminando nella bruma alla ricerca di mucche e paesaggi da fotografare. Ma il mese prossimo, una volta finita la stagione dei budget, viaggi e vacanze a go-go. Giuro!

04 novembre 2005

Lucca in pratica - 3


Domenica a Lucca è un po' la fotocopia del giorno prima, quindi non so se ammorbarvi con il racconto iterato delle stesse cose del sabato. Come unica differenza, facciamo DUE conferenze, anziché una: una sulla Marvel (HOUSE OF M(ML)) e una sull'animazione. Ri-annuncio l'arrivo di FULLMETAL, e una serie di chicche Marvel, tra cui il volume di Daredevil e Capitan America firmato Faraci e Villa (alla base del cui plot c'è un'idea del sottoscritto... la prima storia Marvel di cui si potrà dire "da un'idea di Marco M. Lupoi"). Il tempo continua a essere spettacolare. Si vendono fumetti come se piovesse. Ho alcuni interessanti incontri con il mio ex-capo della Star Comics (dio, sono passati 12 anni...), con amici della Lizard, della Disney, della Rainbow, della Pegasus, e anche dei Kappa, presso il cui stand faccio manbassa di novità editoriali (tra cui un ottimo manga lesbico che consiglio a tutti).
L'atmosfera è così piacevole ed elettrica, che tra di noi allo stand ci chiediamo perché mai non si fa Lucca ogni sei mesi, anziché ogni 12. Ma verso sera la fiera chiude questo suo secondo giorno, e io chiudo anche questo spazio lucchese ormai sfasato temporalmente. Prossimo giro... ritorno al presente...

02 novembre 2005

Lucca in pratica - 2


Il sabato mattina ci muoviamo in fretta. Per esperienza, so che arrivare anche pochi minuti dopo l'apertura significa incontrare enormi problemi di parcheggio, anche se si ha il pass per il parking degli espositori. Alle 9.45 io e Andrea entriamo nei padiglioni della fiera, un quarto d'ora prima dell'arrivo del pubblico. Fa freddo, ma fuori c'è il sole, in controtendenza rispetto agli ultimi due anni, iper-piovosi. Inizia ad arrivare il pubblico, e io mi dedico al mio sport preferito: mi piazzo in una zona dello stand a fare da cassiere. Parlo con tutti, ringrazio, consiglio, chiedo, rispondo alle domande più diverse. Alcuni mi riconoscono, altri no. Chi mi sorride, chi mi fa un sacco di domande, chi mi chiede autografi, chi (saggiamente) mi ignora. Imparo un sacco di cose. Che titoli che reputo fortissimi nessuno se li fila, che altri da noi sottovalutati finiscono nelle mani di un avventore su cinque. Le ragazze prendono tutte o NANA o LUI IL PRIMO AMORE o HOT GIMMICK o una combinazione dei tre. Se prendono solo uno o due dei tre, sempre suggerisco quello che manca. Alle più coraggiose suggerisco HIKARU NO GO (che poi nella notte leggo, e mi conquista...).
I ragazzi prendono BERSERK COLLECTION e L'IMMORTALE. Tantissimi anche WORST. Come avrete capito, mi sono messo nella zona delle novità manga. Potrei stare anche tra le novità Marvel, ma mi interessa capire meglio il pubblico dei manga fan, mentre dopo 20 anni quello dei marvelliti penso di conoscerlo.
Ogni tanto vado a fare un giro, a salutare amici e colleghi. Ma sono brevissimi intermezzi, anche perché il pubblico incalza e muoversi tra gli stand è un'agonia.
Pranziamo con la solita "spread" di cibo freddo acquistato all'EsseLunga. Panini alla Panini, con salumi, tonno, maionese, stracchino, cioccolata...
Alle 16.00, l'incontro sui manga, che quasi coincide con la "prima" del cartone di Rat-man. Per fortuna i pubblici dei due eventi non coincidono del tutto, e anche da noi non manca la gente. Annunciamo un sacco di nuovi titoli, tra cui l'acquisizione di Fullmetal Alchemist, sommo titolo giapponese, il che manda in visibilio il pubblico.
A seguire, altre chiacchiere con i lettori, e un paio di incontri di lavoro molto interessanti, di cui relazionerà se e quando diverranno cose più concrete.
Que mas?
Beh, Leo Ortolani è l'unico a essersi ricordato dei 20 anni di carriera del sottoscritto, e passa con la moglie allo stand portandomi la splendida vignetta che vedete come illustrazione di questo post. Chapeau!

La sera: cena da Leo (nessuna relazione con Ortolani) con un sacco di gente, tra cui Franz, Giorgio Lavagna, Lee Bermejo, Cammo e Gabriele dell'Otto con rispettive signore. Si propone una birra nella piazza dell'anfiteatro, andiamo fin lì ma sono esausto dopo dieci ore a vendere fumetti e me ne torno in camera con Matteo e Gianni del marketing (e il primo mi annuncia che sta per diventare padre... complimenti...).

Fine della seconda puntata