16 marzo 2010

Una mina vagante

Ho visto Mine Vaganti. Un sabato sera. In un multisala pienissimo. Dopo aver cercato invano di andarci in uno dei cinema "di qualità" più famosi e grandi di Bologna. E in effetti il nuovo film di Ozpetek ha tutti gli ingredienti per piacere: una storia originale, una commedia/tragedia che parla dell'Italia di oggi e che affronta sì argomenti forti (il coming out di due fratelli dell'alta borghesia leccese) ma in maniera abbastanza patinata e leggera, con due attori come Scamarcio e Preziosi nella parte dei protagonisti, da poter piacere a tutti, o meglio, piacere un po' a tutti.
Io l'ho visto e ho avuto una sensazione un po' controversa.

La sceneggiatura ha alcuni aspetti un po' farseschi e forzati, qualche siparietto caricaturale di troppo, e un'alternanza tra commedia e tragicommedia che non sempre funziona. L'intreccio ha tutti, tutti, tutti, gli elementi che ci aspettiamo da Ozpetek: la saggezza degli anziani, la morte come unico vero elemento di cambiamento (non l'amore, non il dolore, non la verità, ma la morte!), il mescolarsi della situazione del presente con una backstory che affonda le radici nel passato remoto, la contrapposizione tra la famiglia "d'origine", motore di miseria e costrizione e menzogna, e quella amicale, libera, solidale, vera. C'è persino una rappresentazione esagerata e oleografica di una distesa di dolciumi, come ne La finestra di fronte. E ovviamente ovunque cibo, pranzi, cene, al centro della scena, e canzoni, ascoltate, cantate, al cui ritmo la vita continua e i personaggi si muovono.

Si ride. Molto. Alcune gag sono irresistibili. La recitazione di protagonisti e comprimari è eccellente, soprattutto delle interpreti femminili.
Ozpetek, ancora una volta, esce dal binario del cinema italiano nazionalpopolare ed esplora il mondo parallelo in cui ogni amore è possibile, in cui uomini e donne possono e vogliono amare chi gli pare, subendo o reagendo alle costrizioni della morale e della famiglia. E questo filo lega assieme più generazioni, quelle mine vaganti che si ostinano a cercare una libertà del cuore, quegli zucconi che non imparano mai la lezione e continuano ostinatamente a seguire i loro sentimenti.

E che alla fine camminano assieme, nel passato e nel presente, con i loro amici e parenti, vicini e abbracciati, oppure solo uno al fianco dell'altro, guardandosi in sottecchi, per le strade barocche di Lecce o per le vie del mondo. Camminano.

 



1 commento:

Luca Tremolada ha detto...

Mi hai convinto