01 febbraio 2011

Ogni cosa è illuminata (cit)


The view from my window
Inserito originariamente da Marco40134

Mentre il treno percorre la campagna francese, da Angouleme a Poitiers e poi oltre a nord, verso Parigi, con Ora di Lorenzo nelle orecchie. Guardo l’orizzonte e la leggera foschia dei giorni della merla, di un luminoso gennaio di inizio decennio , e penso e mi lascio guidare dalla musica e dalle parole.

Sono mesi che non bloggo. Il blocco del bloggatore. Eppure scrivo. Su twitter, soprattutto. Continuamente. Dico la mia, faccio la telecronaca dei miei passi, e duetto e cinquetto con amici e amiche virtuali e/o reali, o un po’ tutti e due le cose.

E se ci si abitua a dire tutto in 140 caratteri ti viene quasi il panico davanti al foglio di Word bianco, in cui di caratteri puoi metterne 1.000 o 10.000 o 100.000. Argomento: quello che vuoi tu. Scadenza di consegna; nessuna.

Oggi, nella pianura, a mille chilometri da casa, a trecento chilometri all’ora (e quanti al secondo?), cose e idee in ordine sparso.

Un periodo di lavoro intenso, un’onda di progetti che si espandono su ogni latitudine e tema, la sensazione di non avere abbastanza ore nel giorno per fare quello che devo e quello che voglio, e mi limito quindi a quello che posso, giostrandomi tra riunioni, chiamate, e-mail, presentazioni, proposte, business plan. Per un fumetto che diventa sempre più globale, trasversale, trans mediale.

Molto lavoro sui fumetti digitali, su quelli che scaricheremo da iTunes, o dalla rete, ed è un lavoro improbo e difficile. Il fumetto è un’esperienza totale, tattile, persino olfattiva. Tutti ci dicomo “go digital”, e ci si imbarca in un percorso difficilissimo per temi di licensing e diritti, in cui moltissimi autori o editori rifiutano il passaggio al digitale (ignorando il fatto che –piratati – ci sono online quasi tutti i fumetti del mondo).
E non parliamo di iTunes che applica la morale puritana americana a tutto, obbligandoci a censurare qualsiasi centimetro di pelle nuda o a escludere a priori dal nostro sistema qualsiasi fumetto un seno nudo (e sono un bel po’!). O del fatto che un fumetto online (o un libro) sia considerato un prodotto multimediale e non editoriale, con IVA al 15% anziché quella ridotta che si paga per giornali e pubblicazioni.
E questo percorso a ostacoli per poi andare a creare applicazioni che incassano qualche DECINA di euro al mese, o anche meno, ma con l’idea di una crescita esponenziale nei prossimi anni.
Alla quale sono il primo a credere, ma solo se si riuscirà (come?) a frenare la pirateria che ha distrutto alcuni settori dell’audiovideo, stremato l’industria musicale, e potrebbe anche modificare (e ridurre) la produzione fumettistica, finché almeno non si tratteranno i downloaders illegali come i delinquenti che sono (se rischio l’arresto per il furto di un libro in libreria, perché si tollera il furto di contenuti solo perché dematerializzati e digitali? Sempre furto è).

E sempre in tema di lavoro, decido di fare di nuovo il redattore di una collana, dopo quindici anni di assenza, e torno a curare un mensile, i FANTASTICI QUATTRO. Un po’ per caso e un po’ perché negli anni ’90 era una delle collane più vive con un traffico di corrispondenza coi lettori (cartacea all’epoca) davvero da brivido. E poi viene l’onda di notizie sul fatto che i USA si è deciso di ammazzare uno dei quattro, e il mensile dei FQ da collana un po’ di secondo piano diventa una di quelle da non perdere, con le storie iperscientifiche, quantistiche, universali di Jonathan Hickman, scrittore indy reclutato per rilanciare la più antica collana Marvel con un’infusione di nuove idee, personaggi, situazioni. Decido di metterci dentro come appendice anche SHIELD, l’altra collana di Hickman, dedicata alla storia segreta del Marvel Universe: protagonisti Leonardo Da Vinci, Galileo, gli antichi egizi, Nostradamus: una serie imprevedibile e originale, che parla dell’architettura alchemica e matematica, dell’elemento umano e super umano nella macchina, che l’autore sta intessendo in tutto quel che scrive.

Fuori dal lavoro, un altro anno, un altro decennio. Passi che si muovono, parole, nella corrente o controcorrente. Aspettare l’alba e guardarne i colori. Fotografare il mio viso che a volte è stanco e a volte no, con la barba che si allunga e si accorcia a seconda del tempo che ho per passare dal barbiere, con gli occhi che parlano e dicono sì, no, forse, ascolta, ti prego, ti amo, ciao, addio, a seconda.

Senza contare i passi, libero sotto le nuvole.



1 commento:

Federico Strazzari ha detto...

Bentornato sul blog!! sono "passato" stamattina per caso e ho trovato questo post, davvero interessante, dopo ben tre mesi di assenza.
Per quanto riguarda la "digitalizzazione" dei fumetti, inizialmente avevo l'idea che il fenomeno fosse in realtà una "bolla" sul tipo della New Economy: ricordo titoli azionari che crescevano a ritmo esponenziale senza avere alcun fondamento strutturale alla base, ma solo in seguito alla scommessa che "un domani" il mondo sarà pieno di aziende di questo tipo. Abbiamo poi visto che i titoli si sono sgonfiati, e non si sono mai più ripresi. Può succedere la stessa cosa per i fumetti digitali? per i libri digitali? ora che ci penso bene, temo di no.
Odio doverlo riconoscere, perché per me avere in mano la carta profumata di un libro (l'esperienza olfattiva e tattile di cui parli) è parte fondamentale del processo di lettura. Rinunciare a questo sarà per me un dramma. Detto questo, non posso non riconoscere che i vantaggi sono troppo evidenti.
Economici, innanzitutto: adesso un libro "digitale" non costa molto meno del corrispettivo cartaceo, ma andando avanti la forbice si allargherà.
Ecologici: non si consuma carta, non si fanno andare impianti di stampa.
Soprattutto, soprattutto: lo spazio. Chi non ha problemi di spazio? chi non è stato costretto a vendere quintali di fumetti eprché non sa più dove metterli? Chi non ha intasato cantine, solai, case dei nonni di vecchi albi?
Lo so, non sto dicendo niente di nuovo, ma sto cercando disperatamente un appiglio per non cedere al nuovo che avanza e per illudermi che tutto il mondo rimarrà fermo a quel magico mondo di carta, che si può toccare, sfogliare, annusare. Sigh. Sob.