25 maggio 2019

Buongiorno Vietnam









Per chi è nato nel 1965 e ha iniziato fin da bambino a sentire parlare di politica, attualità, senza mai perdere un telegiornale e leggendo avidamente ogni giorno il quotidiano portato a casa dalla mamma, il Vietnam è un paese dal sapore leggendario. Ho visto in diretta gli anni finali della guerra, ricordo l’armistizio e la partenza degli americani dal paese, ricordo Ho Chi Min, le foto, gli articoli, e poi quello che è venuto dopo, il flusso di coscienza di mille film in cui gli statunitensi hanno esorcizzato la colpa collettiva di aver ridotto a ferro e fuoco un paese lontano e umile, per motivi di geopolitica comprensibili solo a pochi. Quindi per me andare in Vietnam assume un significato un po’ diverso, è una terra cui sono (siamo) legati emotivamente in maniera diversa che ne so, della Tailandia o dell’Indonesia. 
Eppure, per quanto tu possa aver letto del Vietnam e averlo visto in film o documentari, il paese ti spiazza. Perché, per metterla giù piano, è di una bellezza sconvolgente. Una bellezza esterna, certo, ma anche interna. I vietnamiti sono di una gentilezza disarmante, ti accolgono col sorriso, in maniera disinteressata. Qualcuno ti offre da comprare qualcosa, ma con un livello di insistenza quasi omeopatico. Non pretendono (quasi mai) la mancia, e anche quando gliela dai se la sono sempre meritata, perché in quello che fanno ci mettono il cuore e una premura che non ti aspetti. Tipo, vai a uno spettacolo di danza e menzioni al bigliettaio che non era quello esattamente lo spettacolo che volevi vedere, e dopo dieci minuti viene la responsabile per capire se in una altra data o in un’altra location lo spettacolo che cercavi è disponibile. Oppure parti prima che apra il buffet della colazione e l’hotel ti prepara panini, croissants, succo di frutta e caffè al sacco. Oppure fai il bagno in mare (nella baia di Halong) e lo staff che sorveglia ti tiene la macchina fotografica e ti fotografa mentre nuoti, a tua insaputa.
E la lista potrebbe andare avanti a lungo, ogni persona ti parla col sorriso, fa di tutto per accontentarti, si esprime come può quando non sa l’inglese, e alla fine andando verso l’aeroporto ci viene da piangere a vedere i viali decorati di bandiere rosse per la festa nazionale dell’unificazione, ancora semivuoti all’alba, pensando a questo popolo gentile, 90 milioni di persone con 45 milioni di motorini, e allo loro allegria alla fine semplice, ai marciapiedi in cui si assiepano a mangiare fragrante cibo da strada, o a chiacchierare, ragazzi e ragazzi sempre tranquilli, anche in città, anche nel cuore della notte, che ti salutano sbracciandosi con i loro “helloooooo” a cui rispondi “xin chao”.
Quindi sì, il Vietnam merita moltissimo. In primis perché è bello. Trovi templi, spiagge, isole, fiumi, campagna, foreste, colline, città, caffè, negozi, luci, lanterne, pagode (o come dicono loro, bagodas) mescolate magari a distese vuote di campi, o a periferie urbane molto “sgarrupate” (ma senza la sensazione di desolazione o di povertà assoluta viste in America Latina o in Tailandia per esempio). L’insieme è un qualcosa che ti conquista, un’esperienza “overwhelming” dietro l’altra. La natura e l’uomo, l’uomo e la natura, tutto mescolato con secoli di storia, rovine imperiali, con la storia di una civiltà che si è resa indipendente dai cinesi, dai francesi, dagli americani, con la sola caparbietà e la forza delle unghie e dei denti.
In secundis, perché qua il turismo di massa non è ancora arrivato. In qualche punto lo si vede maggiormente, soprattutto cinese, ma nel complesso è un turismo “light”. Tremo all’idea di una trasformazione stile Bali o Phuket, e quando eravamo in spiaggia a Hoi An (tipo, dieci ombrelloni in tutto) mi è venuto da pensare alle spiagge della Riviera Maya (bellissime, ma con file e file di ombrelloni peggio di Rimini).
Terzo punto, perché costa poco. E voglio dire, veramente poco. Un tour in hotel 4 stelle uno più stiloso dell’altro, comprensivo di svariate escursioni, tutti i trasferimenti, visite guidate, tutti gli ingressi, una crociera, due voli interni, uno spettacolo di danza moderna (stratosferico), tutte le colazioni, parecchi pranzi e due cene, costato circa 150 euro al giorno a testa (volo intercontinentale escluso).  Sinceramente, i due giorni e una notte finali a Singapore (su cui ci sarebbe da fare un post a parte) ci sono costati quanto un terzo di Vietnam…
Quarto punto, perché i Vietnamiti sono meravigliosi. A parte qualche rara eccezione, li abbiamo sempre trovati gentili, disponibili, curiosi (tutti fan del calcio, anche italiano per esempio), con la voglia di aiutare e rendersi disponibili. Ovviamente, direte voi, in ambito turistico questo succede sempre. Allo stesso tempo vi assicuro che si sente la differenza tra chi fa semplicemente il suo lavoro, o ti vede come un bancomat a due gambe, e chi è invece genuino nel mostrare il suo paese, nel servirti un caffè, nel venderti un abito, nel darti una bottiglietta d’acqua ogni volta che entri in un posto o su un’auto. Non sono insistenti, anche quando entri in un negozio non ti assillano, o lo fanno con garbo. Puoi contrattare nei mercati, anzi, devi, ma “con gentilezza”. E non li vedi mendicare, praticamente mai. La volta isolata che ti capita di vedere una donna seduta per terra con un neonato in braccio e un cestino per l’elemosina, tiri fuori una banconota senza neppure pensarci.  Sono sempre al lavoro. Indaffarati come formiche.  O sui loro motorini che sfrecciano nel traffico (e non si fermano mai, capisci dopo un po’ che potrai attraversare la strada solo se ti butterai nel traffico senza esitare, lasciando a loro il compito di schivarti). O seduti sui loro piccoli sgabelli sui marciapiedi a mangiare cibo da strada. Alcuni li abbiamo visti farsi tagliare i capelli o radere da barbieri di strada, appoggiati a un muro o a una sedia.
E arriviamo al quinto punto, il cibo. La Lonely Planet dice che è il motivo numero uno per andare in Vietnam, e anche se lo trovo esagerato, devo dire che siamo a un livello di passione culinaria che ha poco da invidiare alle grandi scuole di cucina del mondo. La cucina vietnamita è semplice, assomiglia a quella cinese ma con sapori più delicati (spezie e condimenti spesso sono a latere, te li devi aggiungere tu). E’ sempre fresca, cucinata con quello che c’era al mercato. E anche il loro piatto nazionale, il pho, che si mangia  sempre, anche a colazione, anche con 40 gradi, nella sua versione originale è un piatto basico, un brodo leggero e caldo con dentro noodles di riso, tre o quattro fettine di manzo scottato, qualche verdura cotta e verdure ed erbe fresche che aggiungi tu a piacimento. Persino i loro involtini fritti, altro piatto basico, sono freschi, un foglio di carta di riso, ripiegato a contenere un misto di funghi, carote, cipollotti e carne di maiale macinata, chiuso con il bianco d’uovo e fritto per due minuti in olio di semi. Volendo, mangi per strada, in ristoranti mono-piatto, per due o tre euro, oppure se vai in un locale di grido arrivi a spendere 30-40 euro con cocktail e portate multiple. In ogni caso, mangi sempre bene. Hanno persino il culto del pane e della pasticceria, portato dall’occupazione francese, per non parlare poi della mania del caffé. Il Vietnam è il secondo produttore al mondo, e localmente ne consuma ovunque, in migliaia di locali, che presentano la bevanda in infinite variazioni. Il caffé vietnamita basico, caldo e con il latte condensato e lo zucchero, è una delizia, fortissimo anche in versione col ghiaccio. E ad Hanoi si beve quello con lo zabaione dentro, una delizia (che abbiamo provato in un locale che sembra un sottoscala, reso famoso dai documentari di Anthony Bourdain.

Volendo elencare brevemente cosa abbiamo visto e gli “highlight” del viaggio…

1) abbiamo fatto un percorso da nord a sud, da Hanoi a Saigon, da una parte del paese un po’ più arretrata, a quella del boom economico e della crescita che vedi ad occhio nudo. Pensiamo che sia una scelta più saggia rispetto al contrario.
2) Hanoi è bellissima, una capitale orientale ma con il fascino della dominazione francese e della sua storia, con laghi, musei, mercati, templi, e una cultura culinaria fuori scala. Per visitarla bene servono non meno di due giorni. Imperdibile, anche se spaventa molti, il pellegrinaggio alla salma di Ho Chi Min. File chilometriche (ma rapide, niente panico), con un caldo atroce (in Vietnam ad aprile fa abbastanza caldo, tipo 28 di minima e 39 di massima, molto umido, ma non piove. Se non avete mai provato i vestiti in microfibra per i climi torridi, è il momento di farlo). E poi il vecchio quartiere, i vari laghi, i musei. Assolutamente consigliato stare in un hotel nella parte vecchia, ce ne sono per tutte le tasche (e anche i 4 stelle hanno costi ridicoli).
2) le regioni al sud e al nord di Hanoi sono famose per spettacoli naturali, Non siamo stati a Sapa a vedere le risaie (ad aprile il raccolto è stato fatto) ma a sud a vedere Nin Bihn (santuari in cima a montagne cui si accede salendo centinaia di gradini, un fiume in mezzo alle colline che sembra un sogno). Abbiamo dormito in una eco-lodge con piscina in mezzo alle risaie che per me resta uno dei posti più belli mai visti (quelli che chiamo “gli hotel del cuore”).
3) la baia di Halong (quella con le centinaia di isole calcariche vista in mille film) va fatta in crociera, dormendo a bordo una notte, esplorandola in Kayak, tuffandosi nelle acque verdi con la barca ancorata in uno spettacolo da favola. Onestamente, una delle esperienze più spettacolari della mia vita. Siamo stati due giorni/una notte, ma merita la versione tre giorni / due notti. Avevamo peraltro una nave stupenda (della azalea cruise) con camere vista mare e vasca da bagno davanti alla vetrata. Diciamo che anche questa era un’esperienza.
4) Hué, la capitale imperiale. Semi distrutta degli americani, ora ricostruita, ospita le tombe di diversi imperatori (ne abbiamo vista solo una, da sindrome di Stendhal) e la maestosa e sterminata cittadella imperiale. Un posto incredibile per la parte artistica, ma anche molto vivo e con un fiume (il fiume dei profumi… come si può sbagliare con un nome del genere). Qua abbiamo visto Avengers Endgame (per sfuggire agli spoiler impazziti in rete) nel cuore della notte in un cinema di periferia in una sala pienissima (biglietto: 1.5 euro, tanto per dire), E siamo tornati in hotel a piedi camminando a bordo fiume, nella città addormentata, per due chilometri, quasi alle due di notte (ah dimenticavo di dire che il Vietnam è uno dei paesi più sicuri del sud est asiatico).
5 - il tragitto tra Hue e Hoi An. Lo abbiamo fatto in una giornata, in auto, fermandoci al passo… e a vedere la Lady Buddha gigante di DaNang e la montagne di marmo.  Volendo si può evitare a andare direttamente senza tappe da una città all’altra, ma molti consigliano invece di farlo in moto. Delle cose viste, resta nel cuore la Lady Buddha gigante, un po’  kitsch ma decisamente impressionante.
6- Hoi An. Una sorpresa. Questa è una delle capitali turistiche, cui affluiscono folle di persone da tutto il mondo. Finché non ci arrivi, non capisci il perché. Hoi An è una città incantata, costruita da mercanti cinesi e giapponesi, un dedalo di viuzze con case gialle pittoresche, fiumi e canali, e una quantità di negozi e locali tipici (e di templi e monumenti) davvero incredibile e suggestiva. C’è gente, Tantissima. In alcuni momenti quasi non cammini. Ma l’insieme è così bello che resti senza parole. Il tutto è decorato con lampade colorate di carta. Migliaia e migliaia. Che di notte si accendono, anche sul fiume, rendendo magica la città. Ci siamo stati due notti, meritava tre o quattro (ci sono anche escursioni carine nella zona). Abbiamo dormito in un hotel pazzesco sul mare, qua le spiagge sono sabbiose, con poca gente, acqua calma e bassa, nuotando vedi al largo un gruppo di isolotti, a nord nella bruma lo skyline di Danang. Un piccolo paradiso. Ah, è anche il paradiso dello shopping, caratteristico e sartoriale (ti fanno abiti su misura in 24 ore a meno di 200 dollari), Non abbiamo trovato nulla di meglio come qualità e prezzi in Vietnam 
7- Saigon-Ho Chi Min City. Arrivi ed è uno shock. E’ una capitale economica in crescita, con grattacieli che sembrano la torre degli Avengers, hotel, ristoranti, viali. La gente che si assiepa giorno e notte nei giardini, il fiume pieno di navi. Bastano un paio di giorni, e vale assolutamente la pena. Se vi manca lo shppping di tipo occidentale, qua potete tirare fuori la carta di credito (nel resto del paese invece impera il contante è trovate chioschi bancomat con aria condizionata a ogni angolo.… anche se col bizzarro massimale di 2.000.000 di dong, meno di 80 euro).
Da qua abbiamo fatto l’escursione sul Mekong, altro assoluto high light del viaggio. Con gita sul fiume, percorsi in bicicletta, e pranzo a bordo fiume in una eco-lodge pazzeska.

Ci sono moltissime altre cose da vedere, noi siamo riusciti a vedere questo in dieci giorni e dieci notti… e vi assicuro che andando in aeroporto la mattina della partenza con la città piena di bandiere rosse per la festa della loro liberazione (il 30 aprile) avevamo le lacrime agli occhi per la commozione. Il Vietnam e un paese che resta nel cuore. Andateci prima che gli anni lo trasformino.

PS in tutto questo, mai vista una zanzara e mai avuto problemi intestinali, se siete il tipo di viaggiatori che si preoccupa di queste cose.


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