27 aprile 2009

Vedi Napoli e.

A Napoli non ci andavo dal 2003, da ben prima di iniziare questo blog o il precedente. E in questi sei anni il Comicon, la manifestazione sul mondo del fumetto della città campana, è cresciuta e maturata a tal punto da sfidare sul terreno più arduo gli altri grandi festival dei comics, non dico italiani, ma addirittura europei. Merito del direttore Claudio Curcio, che in undici edizioni ha saputo costruire un evento che ha le sue radici nella città, un sacco di sponsor, un programma di mostre e di ospiti con pochi rivali. Basta pensare che quest'anno (colore ufficiale: il giallo) erano sulla scena Leo Ortolani, Massimo Carnevale e Tanino Liberatore, tre maestri per certi versi lontanissimi, ma ben assortiti, oltre ad altri autori dal Portogallo e dalla Cina, e facevano bella mostra di sè in cima a Castel Sant'Elmo, in uno degli edifici adiacenti alla Piazza D'Armi. E alla sera a cena ho mangiato una serie di piatti minuscoli ma tutti inevitabilmente gialli, insieme a quei tre autori ma anche a Ivo Milazzo, Eduardo Risso, Alan David, Massimo Giacon, Paco Roca, e una fila inesauribile di autori di mezzo mondo, tutti uniti nella degustazione culinaria in zona Via Chiaia e nel godimento di una città unicamente ospitale.

I risultati si sono anche visti a livello commerciale, con un "tutto esaurito" il sabato, che ha causato la chiusura degli ingressi, come di rado avviene in eventi del genere.

A Napoli ci sono stato pochissimo, due notti e un giorno, giusto per vedere com'era diventato il Comicon, ma ho finito per perdermi in uno spazio e un tempo umani e di sensazioni molto più vasti: la città che sovrasta i sensi, con la sua grandiosità decadente e barocca, fatiscente e maestosa, la notte calda in cui osservare il mare parlando di cinema, di Clint Eastwood e della complicata esegesi di Rat-man, l'attraversamento nel sole di Piazza Plebiscito (con tentativo vano di attraversarla a occhi chiusi in linea retta), e poi Castel Sant'Elmo, il MADRE, tanti fumetti d'autore o meno.

A stare qualche ora al Comicon si capisce non solo che questa città è viva, e abbraccia con abbandono il mondo delle strip e dei fumetti, ma anche che il mondo dei comics sta vivendo, un questa temperie di crisi mondiale e di rivoluzione nella fruizione dei media, una sua stagione di incredibile sviluppo e creatività. A parte gli stand Panini, Rizzoli e Planeta, alla fiera era tutto un pullulare di editori di piccole e medi, con una produzione autoriale tutta nuova, da Becco Giallo a Tunué, da Black Velvet a  001 Edizioni, come una nuova ondata di produzione di autori che usano il formato del romanzo grafico e il modello economico del volume da libreria prezzato 12-15 euro per raccontare nuove storie in modo nuovo. Un'ondata di cui ho acquistato una serie di volumi e che conto di recensire in futuri post di questo blog.

In sintesi, una manifestazione che continua a crescere, ma che ormai - Lucca a parte - rischia di diventare la seconda in Italia per gli aspetti culturali, l'organizzazione, e la partecipazione del pubblico.



1 commento:

Dario Salvelli ha detto...

Son venuto nella giornata di Sabato la mattina tardi ed ho avuto una brutta impressione riguardo l'organizzazione: una fila interminabile fuori ai cancelli causa troppe persone già entrate a Castel Sant'Elmo. Son riuscito ad entrare solo dopo 2 ore e perchè ho insistito nello spazio dedicato agli accrediti (dunque non dall'entrata principale). Ad un certo punto è stato anche dato l'avviso che non si vendevano più biglietti (forse per scoraggiare e fare andare via), la gente era infuriata. Direi che l'organizzazione deve migliorare (non so com'era gli altri anni), forse la bella giornata coincisa con il 25 ha peggiorato le cose.
Comunque non sono un esperto ma mi è parso ci fossero troppe fumetterie e poche mostre (seppur di valore come dici!). Interessante l'incontro con Leo Ortolani.