27 gennaio 2010

Delbono e di Bologna


Snow over Bologna west
Inserito originariamente da Marco40134
Sono due giorni che leggo di Delbono, della Cracchi, della mia città, del Cinzia-gate, cercando di radunare i pensieri e farmi un’opinione non superficiale su quanto accaduto a Bologna questa settimana. Leggo giornali, blog, status di Facebook in cui giornalisti e lettori si accaniscono pro o contro, e alla fine la sensazione di sconcerto, di vuoto, di confusione, permane. Ne parlo con mia madre, che è stata seduta in consiglio comunale dal 1964 al 1969, con il sindaco Dozza, e ha partorito sia me sia mio fratello in quegli anni, rendendo simbolicamente anche noi parte reale di quella mitologica gestione cittadina. Ma anche lei, che sarebbe (se non fosse per l’età) il candidato perfetto come sindaco di Bologna, non sa cosa dirmi. Lei, che conosce tutti e tutto di questa città e delle stratificazioni sociali, politiche e di potere che la governano “de facto”, non ha parole, salvo dire “Scrivi che il prossimo sindaco dovrebbe essere una donna”. Già, una donna.
Questa storia dice molto delle donne e degli uomini. Dei rapporti di potere che si mescolano con quelli d’amore. Questa storia dice di lealtà e slealtà, silenzio e parole, verità e bugie. Dice di un uomo di potere che mescola una relazione amorosa con una di lavoro, e poi falsifica (probabilmente) le note spese dei suoi viaggi con lei, contravvenendo a due regole base che qualsiasi dirigente degno di questo nome dovrebbe conoscere alla perfezione: non si va a letto (Mai! Mai! Mai!) con una persona direttamente subordinata, e nelle note spesa si deve rendere conto di ogni centesimo. E non per moralismo, quanto perché il primo comportamento sovverte sia l’equilibrio affettivo e relazionale, sia la corretta funzionalità gerarchica, mentre il secondo rende vulnerabili, in caso di un controllo, alla perdita del lavoro (e se un’azienda vuole licenziare un dirigente – un atto sempre possibile, ma a carissimo prezzo - la prima cosa che fa è passare al setaccio le note spese, alla ricerca di abusi che possano giustificare una rinegoziazione dell’indennità di licenziamento).
E quindi cosa dice questa storia di Delbono? Che era sicuramente un bravo dirigente, un amministratore della regione che è riuscito a portare in cassa somme importanti come finanziamenti, un sindaco che si è in pochi mesi distinto per la voglia di fare qualcosa di serio dopo il quinquennio di letargo cofferatiano, ma che come uomo, come persona, aveva zone d’ombra molto profonde e torbide, se si è lasciato invischiare in un mix indistinto di gerarchia e sesso, di potere e piccoli abusi da 400 euro, a colpi di bancomat, senza riuscire in tanti anni a trasformare una relazione evidentemente importante in un amore da vivere alla luce del sole, senza i lacci, i segreti, i sotterfugi, gli abusi che hanno finito per colorare di giudiziario un comportamento privato, costringendolo alle dimissioni.
E forse nelle dimissioni rapide Delbono ha recuperato qualcosa, ha dato uno schiaffo morale, ha messo la città davanti a tutto (anche se mi resta il dubbio del perché ha accettato di candidarsi, sapendo di avere tanti scheletri nell’armadio: pensava forse, in una società mediatizzata come questa, in cui ogni battito di ciglia viene teletrasmesso in diretta, di poter sfuggire alla verità o – ancora peggio – alla versione distorta della verità che nasce dal pettegolezzo e dal chiacchiericcio?).
Quanto a Cracchi, che dire? Forse su di lei i giudizi sono più difficili da dare. Vittima di un uomo di potere che ne ha fatto il suo giocattolo e l’ha poi scaricata sia sentimentalmente sia professionalmente quando la passione si è affievolita? Oppure donna opportunista che è stata al gioco finché poteva guadagnare, e poi alla fine si è vendicata nel modo più duro?
Forse la risposta è entrambe le cose. La risposta sta nel tirare in ballo un concetto che siamo sempre pronti a dimenticare: che tutto, tutto, tutto, tutto quello che ci succede è nostra responsabilità, o alla peggio co-responsabilità. Che quindi possiamo ballare con il potere, e lasciarci bruciare dalla sua crudeltà, ma siamo entrati nella danza coscienti di a cosa andavamo incontro. Possiamo stare in una relazione segreta e forse avvilente, ma coscienti che esistono due parole alternative, “sì” e “no”, e ogni volta che usiamo l’una o l’altra senza avere una pistola alla tempia stiamo esercitando la nostra personale responsabilità. Possiamo decidere di vendicarci dell’uomo che ci ha tradite, ma sapendo quale prezzo pagheremo. Possiamo accettare del denaro, ma accettandolo saremo corrotti quanto il corruttore. E così via. E questo vale sempre. Per tutti. In questo caso per Cracchi. E per Delbono.
E infine Bologna. La città e il futuro. Perché questa storia apre un futuro incerto, in cui una città che aveva ricominciato a macinare progetti dopo un’amministrazione letargica di cinque anni, si ritrova senza giunta e senza un sindaco possibile.
La mia speranza è che NON si voti con le regionali a fine marzo, ma che si deroghi alla legge che non permette due elezioni nello stesso anno, andando ad eleggere il sindaco a maggio. La mia speranza è che ci siano delle primarie vere, in cui senza tatticismi di partito si cimentino le forze migliori della sinistra bolognese. Senza candidati paracadutati. Senza ricicloni. Senza soluzioni di ripiego.
E magari il prossimo sindaco sarà una donna. Magari giovane. E magari avrà un bambino durante il suo mandato. Sarebbe bellissimo.

2 commenti:

Eddy Anselmi ha detto...

Da bolognese a bolognese, provo a guardare la sfera di cristallo ma non ci vedo tante donne in grado di vincere le elezioni o di fare il sindaco, e ne vedo ancor meno nella fascia d'età che tu indichi. Il mio personale cartellino vede una sfida tra Maurizio Cevenini e Roberto Tunioli, con Cevenini vincente di strettissima misura al primo turno. Poi, sarà la saggezza o l'insipienza del vincitore a trasformare il suo mandato in un mandato di visione o in un quieto e lieto vivacchiare.

Alessandro Brandoni ha detto...

Da Bolognese di passaggio (1anno 5anni fa..) non posso che concordare sul letargo cofferatiano, da ex-lettore assiduo (ora sporadico) di Marvelitudini varie non posso che piacevolmente stupirmi della lucidità dei commenti politici del curatore della posta di CAEIV (e molto altro).