25 giugno 2005

J'adore Venise


Sono a Venezia per un week end lungo, di 3 giorni. Ci sono città per le quali ho sensazioni ambivalenti, o altre per le quali ogni singolo ricordo è denso di amarezza o rimpianto. Venezia per qualche strano motivo contiene solo memorie piacevoli, forse perché ci sono sempre stato con le persone più care e/o amate, quasi sempre ospite di una delle mie migliori amiche, in una location spettacolare, sulle Zattere, di fronte alla chiesa dell’Accademia, dalla cui altana si può rimanere per ore alla sera a guardare passare ferry, vaporetti, barche a vela, lo spettro intero dell’umanità lagunare.

Essendo un anno dispari, la scusa per essere a Venezia è vedere la Biennale d’Arte moderna. A ogni edizione si sprecano le voci di critica, ma per uno come il sottoscritto che non ha una istruzione formale di storia dell’arte o di estetica, e per cui l’arte è un impatto viscerale, mediato dal cuore e dall’occhio e non dal cervello, la Biennale è un appuntamento fantastico, imperdibile. In quale altro luogo si può vagabondare per ore nei magazzini di un antico arsenale, tra ippopotami di fango, dischi volanti in plexiglass, lampadari fatti con gli assorbenti, foto inquietanti di flagellanti e/o ballerini nudi? Oppure ballare con un coccodrillo o camminare su dipinti che vorticosamente ruotano sul pavimento? Il tutto assolutamente avvicinabile, toccabile, fotografabile, interattivo. Preferisco mille volte questo tipo di arte, di cui posso sentire l'odore e il suono, che mi racconta le inquietudini, le bellezze e gli orrori dell'oggi rispetto a tanta altra arte antica o classica, che trovo più fredda, meno coinvolgente.

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