17 marzo 2010

Reed e il numero 5


Fantastic Four #571
Inserito originariamente da cskilpatrick

Ho letto il primo ciclo dei Fantastici Quattro di Jonathan Hickman e Dale Eaglesham senza troppo entusiasmo.

Avevo sfogliato uno degli episodi della storia, non il primo, e mi aveva deluso. I Fantastici Quattro sono una delle serie Marvel più complesse da scrivere, i suoi eroi sono delle icone moderne, e hanno alle spalle decenni di storie firmate da maestri come Lee, Kirby, Thomas, Buscema, Wolfman, Perez, Simonson, Byrne, Claremont, fino ai recenti Waid, Wieringo, Millar, Hitch. Renderli a fumetti non è facile, si rischia o di banalizzarli o di spingerli in saghe cosmiche che possono facilmente trascendere l’epicità e finire nell’eccesso, nella spettacolarità galattica fine a se stessa.

Hickman – autore del South Carolina fattosi notare per alcune collane della Image Comics – ha scelto come fulcro del suo ciclo il personaggio di Reed Richards, alias Mr Fantastic, alias “l’uomo di gomma” o l’uomo elastico, come lo chiama la vulgata popolare. E non è facile scrivere Reed.

Reed è l’uomo più geniale dell’universo, un “immaginauta”, ma un uomo che vive nel suo cervello, e che non si capisce come abbia potuto sedurre e sposare e avere dei figli dalla ben più carnale Susan Storm (che lo ha preferito al rude, irascibile, passionale Namor, il Sub Mariner).

Eppure Hickman ci è riuscito, e leggersi d’un fiato questo primo arco narrativo dedicato a Mr Fantastic è stata un’esperienza per un fan dei FQ come me… ma anche per un aspirante counselor di scuola gestalt che ha un’infarinatura meno che superficiale di Enneagramma.

Perché Hickman, nella sua narrazione di Reed, della sua infanzia, di come è oggi con il resto del mondo e della sua famiglia, riesce a dare – se ce ne fosse stato bisogno – una descrizione di Mr Fantastic come un prototipo perfetto di uno dei caratteri che compongono la stella a nove punte dell’enneagramma caratteriale. Perché Reed Richards, signore e signori, è un enneatipo cinque. Un perfetto, innegabile, affascinante prototipo del tipo caratteriale più cervellotico e schizoide che esista. Il cinque.

Ma prima di entrare in questa mia proposta di Reed come icona dei cinque, due-parole-due sull’enneagramma, dato che vorrei in una serie di post proporre alcuni brevi spunti su personaggi dei fumetti che incarnano le diverse “maschere” enneatipiche.

L’Enneagramma è uno dei modelli di classificazione delle tipologie caratteriali, adottato da più correnti di psicologia e soprattutto da uno dei filoni della gestalt. Si basa su una classificazione in nove “famiglie” di caratteri, segnate ognuna da una nevrosi di base o da un “peccato” di base. E’ una sorta di tassonomia dell’anima, inscritta in un antico simbolo sufi, l’ennegramma, il “simbolo a nove punte”, che secondo gli antichi poteva fungere da modello per ogni processo della natura e del mondo.

Secondo le teorie dell’enneagramma, il carattere si polarizza su nove “macrofamiglie” caratteriali, nove modi di vedere il mondo, e soprattutto nove sistemi di adattamento alla vita, nove sistemi di difesa, nove maniere di sopravvivere che diventano nove maniere di vivere.

E ognuno di noi, pur potendo trovare elementi propri in diversi enneatipi, ne incarnerà soprattutto uno, quello più vicino al modo che ognuno ha trovato per sopravvivere alla propria infanzia, e all’incontro/scontro con il mondo.

Ovviamente i personaggi dei fumetti non hanno un carattere, ma hanno una “caratterizzazione” , sono dei “caratteri”, dei “characters” , delle maschere. Ma alcuni, se li guardiamo bene, possono incarnare perfettamente alcune delle idee dell’enneagramma, possono diventare personaggi “ennatipici”.
Chi può negare che Spider-man sia un carattere sei (un fobico pieno di senso di colpa che si costringe al coraggio)? O che Thor e Iron Man siano dei due (orgogliosi, consci della propria forza, fino alla perdità dell’umiltà e dell’autocontrollo?) O per l’appunto, che Reed Richards, il capo dei Fantastici Quattro, sia un cinque.

Il cinque è il più cerebrale dei caratteri. Qualcuno che non chiede per non dover dare, e non dà per non dover chiedere. Qualcuno che da bambino è stato così “invaso” (dalla famiglia, dal mondo) che si è creato un mondo tutto suo, una bolla, una monade, un mondo di puro intelletto, dove le emozioni entrano pochissimo. Un cinque ama stare da solo. Un cinque vive soprattutto nel suo cervello. Spesso è un genio, o uno studioso, o una persona dedita alla scienza e alla ricerca più che alla vita di relazione. Un cinque è una personalità schizoide, diciamo.

E Reed Richards, da sempre, ma particolarmente nella versione di Hickman, è un cinque, un super-cinque. Chiuso nella sua stanza delle idee, si separa dalla moglie e dalla famiglia per cercare i 100 concetti che cambieranno il mondo, ma soprattutto il 101esimo “solve everything”, la soluzione di ogni problema dell’universo. E in questa sua dimensione separata conosce i Reed Richards delle altre realtà parallele, suoi corrispettivi che in questi mondi sono diventati ancora più potenti, ancora più geniali, in grado di manipolare i soli e di combattere con i Celestiali, gli dei cosmici che forgiano la vita dell’universo. Man mano che la storia continua, però, comprendiamo che il “nostro” Reed ha qualcosa che i suoi corrispettivi trans dimensionali non hanno: è l’unico a non aver rinunciato all’amore, alla sua famiglia. Perché il prezzo per essere una creatura suprema e risolvere tutto è proprio questo: rinunciare alla propria vita, rinunciare alle persone che si amano.

E quando Reed alla fine della storia esce dalla sua stanza e riabbraccia sua moglie, fa quello che si fa quando si decide di “lavorare” sul proprio carattere: fa un passo, un solo passo, fuori dalla stanza chiusa, fuori dal carattere, per vedere anche solo per un attimo come è il mondo visto con altri occhi.
E quell’unico passo, quell’unico attimo, cambia tutto, salva tutto, ci salva.

2 commenti:

vittorio ha detto...

Sono sorpreso.
Nessuno ha sentito il bisogno di correggerti?
In questo caso non e' necessario essere il piu' grande intenditore di fumetti d'Italia(come mi piacerebbe condividere le idee con un simile essere...)ma basta appartenere alla comune vulgata popolare(2nda sorpresa: forse sono meno di quelli che crediamo coloro che si riferiscono a Reed come "uomo elastico")per rendersi conto che sono inesatte le tue interpretazioni di personaggi come Mr Fantastic, Peter e Stark e che, particolare rilevante, risulta come una notevole forzatura questo accostarli come hai fatto agli enneagrammi "corrispondenti".Si percepisce un'atmosfera simile al Trinity di Busiek o al Marvel:Mystic Arcana in questo voler impostare presunte icone concettuali.Le corrispondenze simbolico/effettive nei due prodotti citati sono coerenti e giustificabili, ma lo stesso non mi risulta nell'argomento da te presentato.
Non voglio offendere chi da anni immagino legga costantemente fumetti spiegandoti come sono e come funzionano characters come Spidy o l'uomo elastico, ma ritrovarmi con un Reed che si scopre come un Tipo 5 solo perche' viene presentato spesso in un laboratorio mi sembra superficiale e indegno sia per un lettore meno esperto che per uno studioso del fumetto con trent'anni di approfondimenti nel genere. Nella certezza di non aver offeso nessuno e nella speranza di ritrovarci uniti sotto l'attenzione che dedichiamo al Fumetto ti porgo i miei cordiali saluti.

Giova ha detto...

Ciao Marco, non avevo mai sentito parlare dell'enneagramma, ma dopo una googolata mi sembra qualcosa che vale la pena approfondire. Sapresti consigliarmi un libro in particolare sull'argomento? Ho visto che ce ne sono parecchi in circolazione.
Grazie mille