16 agosto 2005

Horseshoe days


I primi giorni di questa midi-vacanza li ho passati assolutamente da barbaro. Colazione-spiaggia-bagno-pranzo-spiaggia-bagno-cena-letto, senza muovermi dal raggio di 200 metri tra l'appartamento in cui risiedo e la spiaggia de La Herradura. E sulla spiaggia ho in pratica divorato un paio di romanzi, ascoltato musica con l'ipod in maniera autistica, letto El Mundo e Il Corriere e giocato un sacco al sudoku (sono finalmente riuscito a completare quello "diabolico" del CdS). Insomma, ho come chiuso i rubinetti del lavoro, dei fumetti, delle responsabilità, dello stress, e mi sono concentrato solo sulle vicende di Kay Scarpetta e su come completare griglie 81x81 con le cifre da 1 a 9 senza ripetizioni nelle colonne, nelle righe o nei sotto-riquadri. Assolutamente fantastici i miei andalusissimi compagni di vacanza, che mi hanno coccolato, lasciato abbrutirmi di sole e letture, e iniziato a mettere all'ingrasso con un menu composto da

1) insalata russa fatta in casa (una prova dell'esistenza di dio)
2) gamberoni saltati
3) cozze in salsa
4) pesce spada fritto
5) cotolette di pollo
6) insalata di avocado
7) crocchette di prosciutto e besciamella
8) birra Alhambra (siamo in provincia di Granada, dopo tutto)

Insomma, tutti i cibi tipici della cucina casalinga di questa parte di Spagna (e sicuramente salterà fuori una paella da qua alla fine della vacanza...). Addio peso da 94.10 kg di cui scrivevo qualche giorno fa.

Devo dire che avevo un assoluto bisogno di staccare. Durante l'anno, anche nei fine settimana, anche nei brevi intermezzi che mi prendo, la testa continua a pensare... alla Marvel, alla DC, alla Panini, alla Shueisha, ai collaboratori, ai colleghi, al budget, ai DVD, a casini grandi e piccoli (chissà perché uno non si fa ossessionare dagli aspetti piacevoli del lavoro, ma solo da quelli negativi... sarebbe molto più sano).

Mi piace, a 2000 miglia da casa, togliermi tutti i pensieri di dosso, e per un po' guardare solo il mare, i bambini che schiamazzano, i granadini che giocano a beach tennis, le canoe che solcano la baia. La Herradura è un posto assolutamente non internazionale, al 99% la gente qua attorno è di Granada o al massimo di Cordoba. Si sente parlare lo spagnolo, quello stretto, che si mangia almeno 1 consonante per parola, o magari tutta la sillaba finale.

Non ho chiaramente nulla di fumettistico da dire. Infrangerei subito la norma che mi sono dato, di consacrare almeno i giorni delle vacanze di ferragosto a uno stacco totale dal lavoro.

Qualche appunto sulle mie letture: in un paio di giorni ho finito il penultimo romanzo di Patricia Cornwell (Blow Fly, Calliphora in Italia) e letto l'ultimo (Trace, La Traccia). Sono un fan della Cornwell della prima ora, da quando lessi Post Mortem in un viaggio in USA a inizio degli anni '90. Il successo del medico legale Kay Scarpetta, di Richmond, Virginia, ha aperto le strade a CSI, a tantissimi imitatori, forse anche a Julia di Berardi. La Cornwell è stata la prima, a mia memoria, a rendere glamorous la descrizione di un'autopsia, ed è una delle poche capace di descrivere per due pagine, in maniera interessante, le particelle di polvere misteriosa nascoste tra le pieghe di una ferita. Da Post Mortem a oggi ha scritto un romanzo all'anno della sua detective/coroner, facendola però diventare più l'eroina di una soap opera che la protagonista di classici romanzi gialli. Se in CSI, anche dopo 5 stagioni, è LA PROVA, la DETECTION la vera protagonista degli intrecci, nei libri della Cornwell si è passati a veri e propri romanzi corali, in cui Scarpetta è solo il filo che lega assieme un dedalo di personaggi, un cast di (addirittura) cinque "eroi" o (quasi meglio) super-eroi, che da un capo all'altro del mondo, disponendo di risorse economiche e tecnologiche illimitate, dotati di abilità quasi sovrumane, lottano contro il male. In "Traccia" ci sono tutti: Kay Scarpetta, bella, matura, potente, intelligente ("anche se non lo avrebbe mai ammesso a se stessa"), fulcro ancora una voltadell'intreccio e (purtroppo) movente degli omicidi (come in molti altri romanzi...). La nipote Lucy, bella, intrepida pilota di elicotteri, proprietaria di una ditta privata di controspionaggio, miliardaria con due (2) Ferrari, lesbica ma forse con qualche ripensamento. Il socio di Lucy, Rudy Musil, bello come un attore di Hollywood, rude e spietato. L'amante di Kay, Benton, prima morto, poi tornato dalla tomba (e chi dice che la Marvel non insegna), anche lui infinitamente bello, intelligente, forte, ricco. Infine, anche Pete Marino, il detective socio di Kay, per un decennio descritto con un grassone, forse limitato, attaccabrighe, white trash assoluto, omofobo, anche lui perde peso in "Traccia", si rasa la testa, sembra quasi bello anche lui, ci rivela che dopo 12 anni forse un giro con la Scarpetta se lo farebbe, e diventa a suo modo anche lui uno dei cinque super eroi del libro.
Insomma... una sorta di DELUSIONE... che si legge solo per non perdere uno degli episodi della soap opera (mentre i primi libri erano totalmente a se stanti, con dei veri intrecci gialli, un finale a sorpresa, e un intersse autonomo). Pensate che in Blow Fly l'arcinemico di Kay, l'uomo lupo Chandonné, una sorta di mutante con i denti aguzzi e coperto di pelo dalla testa ai piedi, evade dal braccio della morte, per tornare sicuramente in uno dei prossimi romanzi, e vi rendete conto anche voi della sorta di degenerazione cui la Cornwell ha sottoposto la serie di romanzi che l'ha resa famosa...

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