01 gennaio 2006

Parco Lunare


Inizio a fare un po' il punto degli ultimi romanzi letti/dischi comprati/film visti.

Apro con una raccomandazione: non perdete Lunar Park, il sesto libro di Bret Easton Ellis. B.E.E. non è un autore che possa lasciarmi indifferente. Ho letto Meno di zero a vent'anni, nelle due ore di geometria algebrica del professor Salmon; ho letto Le Regole dell'attrazione in un autobus che attraversava l'Irlanda, e poi American Psycho, Pioggia Dal Sole, Glamorama (con la migliore scena porno di un libro non porno). Ogni libro mi ha coinvolto, turbato, entusiasmato. Ci sono scrittori generazionali, e Easton Ellis ha segnato la mia, di generazione, indiscutibilmente, (valutate voi cosa ciò significhi...), con la sua realtà sminuzzata, eccessiva, caleidoscopica, la violenza forse immaginata o forse no, la musica che scoppia nel cervello, il sesso ambivalente, le droghe 24/7.
Lunar Park l'ho letto in una parte delle venti ore necessarie per andare dal mio hotel a Tokyo a casa mia a Bologna. Mi ha talmente coinvolto e sconvolto che alla lettura delle tre pagine finali mi sono messo a piangere (della serie: lacrime e singhiozzi), un onore che ho tributato solo a una manciata di romanzi nella mia vita.
Lunar Park è un finto romanzo autobiografico. Bret Easton Ellis finge di scrivere la storia della sua vita, della fuga dalla droga e dalla fama per rifugiarsi in provincia, a cercare di diventare un bravo scrittore borghese con una moglie e due bambini. Solo che... l'idillio della vita nei sobborghi inizia a sfaldarsi subito, quanto Bret ricomincia a drogarsi, tradisce la moglie, e finisce in folli girandole di avvenimenti degne di un romanzo di Stephen King. Il pupazzo della figlia diventa una bambola assassina, il protagonista di American Psycho si presenta a una sua festa, gli adolescenti maschi della regione iniziano a scomparire uno a uno, la sua casa si trasforma poco a poco nella villa in cui Bret è cresciuto, e all'ora esatta in cui è morto suo padre riceve delle e-mail vuote dalla stessa banca nelle cui cassette di sicurezza sono custodite le ceneri di Easton Ellis Senior.

E alla fine, sotto tutti gli avvenimenti horror e surreali, il tema vero del romanzo si svela nelle pagine conclusive, ed è l'eterno dramma del rapporto tra padri e figli. Padri terribili, che neppure dopo morti riescono a lasciare liberi i figli e continuano a esigere da loro il tributo di dolore e sacrificio che credono sia loro dovuto come pegno di un atavico rapporto di dominio. Figli soli davanti a una scelta ineluttabile: fuggire o morire, sapendo che comunque anche nella fuga non ci sarà mai libertà, non ci sarà mai riscatto. E una parola, una parola sola, l'unica speranza, l'unico chiave che ci salverà, una parola scritta nella cenere, scritta su un disegno lasciato dietro di sè... e che crudelmente Easton Ellis non ci rivela, lasciandola alla nostra immaginazione.

Realtà e fantasia si intersecano nelle pagine del romanzo, che si divora d'un fiato, senza poter immaginare cosa accadrà, fino al finale, fortissimo e ambiguo come nella migliore tradizione ellisiana. Da leggere e rileggere, davvero un capolavoro.

3 commenti:

johnbruno ha detto...

Domani corro a comprarlo!!!

Anonimo ha detto...

non l' ho mai letto... Ho solo visto American Psycho... Confesso che a questo punto sono intrigato...

Anonimo ha detto...

io l'unica cosa che ho letto è la conquista della felicità di russel, dove sono arrivato a pag. 100 prima di perderlo.per sempre.