--- sopravviene l'esperienza del satori, del risveglio. Tutt'a un tratto il mondo è lì. Ti risvegli dal trance come ti sveglieresti da un sogno. Sei di nuovo tutto lì. E lo scopo della terapia, lo scopo della crescita, è quello di perdere una parte sempre maggiore della 'mente', della testa, e di riprendere una parte sempre maggiore dei sensi; di essere sempre più in contatto, di essere in contatto con se stessi, e in contatto col mondo, invece di essere in contatto solo con le proprie fantasie, con i propri pregiudizi, con le proprie apprensioni, e via dicendo----
Sto leggendo La terapia gestaltica parola per parola, uno dei testi chiave della gestalt, scritto da Frederick Perls, il neuropsichiatra tedesco che emigrò in Sudafrica e poi in USA per sfuggire al nazismo, e ideò la terapia gestaltica più o meno come oggi la conosciamo. Tutto il libro è una trascrizione di seminari tenuti da Perls tra il 66 e il 68, e le prime 80 pagine sono di quelle letture ipnotoche, una di quelle esperienze che ti si conficcano nella mente e procedono al ritmo di un'idea ogni 10 righe.
Il pezzettino con cui ho aperto il post è uno dei tanti, e dà una perfetta descrizione del satori, il momento di lucidità in cui tutto è chiaro, nitido, presente. Il momento magico del qui e dell'adesso. In cui si spengono le ansie, si accende la visione, tutto è presente, tutto è qui.
1 commento:
La gestalt non ha fatto anche importantissimi studi sulla percezione visiva?
Mi ricordo i primi anni dell'università...
Ciao
Fab
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