03 febbraio 2006

Cowboy e regine


Ho visto nel giro di pochi giorni due film a tematica gay, che mi sono piaciuti ambedue , in modo abbastanza diverso.
Brokeback Mountain è un film così visto e discusso che sarebbe inutile raccontarvene la trama. Confermo la vox populi: il film è un capolavoro, uno struggente inno all'amore e alla sua impossibilità, una di quelle storie che non solo ti coinvolge fino alle lacrime, ma che ti rimane dentro, come uno spettro, e continua a riemergere nei tuoi pensieri, anche settimane dopo averla vista. Ang Lee, che già con Tempesta di Ghiaccio era riuscito a dipingere le ansie dello spirito americano come solo uno straniero può avere la lucidità e il coraggio di fare, torna a dare vita a una storia profondamente americana, l'amore impossibile di due giovani mandriani nel "profondo Ovest" degli Stati Uniti, ma allo stesso tempo universale, che potrebbe essere trasposta praticamente in quasi tutti i paesi del mondo e in quasi ogni epoca. Credo che ogni spettatore reagisca in maniera differente a questo film: la coppia di anziani alla mia sinistra, ignara delle tematiche del film, è partita con commenti increduli e divertiti, ma alla fine aveva in mano i fazzoletti. Le ragazze lesbiche alla mia destra sono rimaste ipnotizzate dall'inizio alla fine. Io ho resistito senza piangere, fino all'ultimissima scena, quella tra Ennis Del Mar e sua figlia, quando inizia a cedere il muro tra il protagonista e l'accettazione dell'amore, quel muro che per tutto il film è stato il motore drammatico della vicenda. E ho continuato a piangere per un bel pezzo uscito dal cinema, con addosso una sensazione di perdita e di malinconia che da un pezzo non provavo.
A livello stilistico, Ang Lee coreografa tutto alla perfezione, con un gioco a sottrarre anziché ad aggiungere, con molto della storia raccontato tra una scena all'altra, da un silenzio più che da un dialogo. Eccezionali gli attori, non solo i due cowboy, ma anche le mogli, che recitano alla perfezione ruoli non facili.

Il secondo film di oggi è invece Reinas, commedia spagnola con tutti i "mostri sacri" della cinematografia iberica. E' la storia del primo matrimonio collettivo gay in Spagna, narrata attraverso le vicende di tre coppie di promessi sposi e - soprattutto - delle loro mamme, le "regine" del film, e in fondo le vere protagoniste. Avevo un pessimo presentimento su questo film, dopo aver letto recensioni non lusinghiere, e sono andato a vederlo a Parigi in spagnolo un pomeriggio di domenica, senza molta convinzione. E invece ho riso a crepapelle, ho trovato il tutto non male, una commedia classica in fondo assai carina. Ve lo consiglio caldamente, anche se devo dire che in italiano deve perdere sicuramente, dato che sono i diversi accenti del castigliano del film a dare spunto per sorrisi e caratterizzazioni.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Brokeback Mountain - pur nel suo indubbio valore - non è esente però da qualche facile caduta.

Es.: i due ragazzi che si rincorrono nel prato o che si fiondano nudi nel lago come dei veri frociazzi sono fastidiosissimi. Sono scene che fanno perdere vigore al film.

Il bacio davanti alla finestra con la moglie che guarda sbalordita, poi, mi sa tanto di scorciatoia narrativo-emotiva.

Pur apprezzando, quando sono uscito dal cinema la memoria mi è tornata a Tempesta di Ghiaccio (quello sì, un capolavoro) e contemporaneamente ha rievocato altre pellicole splendide e spesso molto più mirate ed efficaci come Lontano dal Paradiso, la Moglie del Soldato, Another Country, Merry Christmas Mr Lawrence o Boys Dont'Cry.

Marco M. Lupoi ha detto...

La moglie che sorprende il marito è un elemento essenziale della storia. Nel racconto originale, lei addirittura li interrompe nell'atto, e Ennis fa finta di niente. Di Nocera, mi sa che qui pecchi di superficialità... e mi usi parole come "frociazzi" un'altra volta, ti banno dal blog.

Anonimo ha detto...

Caro Marco,
ho usato la parola frociazzi con cognizione di causa (mi conosci e sai che non mi perdo in certe cose).
Discuto frequentemente con amici omosessuali di ogni parte d'Italia ed è il termine che spesso sento utilizzare quando si vuole mettere in risalto un'azione che tende a scimmiottare (male) un comportamento etero-romantico (in questo caso, il lanciarsi le camicie e il rincorrersi come manco i più stupidi tra i fidanzatini quindicenni).

Quindi non preoccuparti: "frociazzo" non è una parola scorretta. Ovviamente se usata in un certo modo o in un certo contesto. In breve: un qualsiasi omosessuale che ha letto le mie righe ha capito perfettamente cosa intendevo.
Comunque accetto la tua istanza e mi scuso, essendo tuo ospite.

P.S.: conoscevo il romanzo e il fatto che la mogle li colga nell'atto è ben diverso dal guardarli alla finestra mentre si baciano.
Lee avrebbe potuto lavorare di fioretto e creare magari un abbraccio sospetto che avrebbe potuto far insospettire la moglie. E poi lavorare su questo fronte innalzando progressivamente la soglia di consapevolezza della donna.
Si è scelta invece una strada più facile e - a mio giudizio - meno credibile.

Anonimo ha detto...

E l'uomo che era al cinema con te ha reagito con le lacrime?