11 dicembre 2006

A due passi dal Giappone



Dal cielo, di notte, potrei essere sopra l’Irlanda, la Grecia o la Basilicata, ma la luminosità fuori dal finestrino, in fondo sulla destra dell’orizzonte, è un’aurora boreale. Lo schermo verde dell’Alitalia davanti alla mia poltrona mi fa vedere la Kamchatka sul filo dell’orizzonte, e sotto di noi l’Aldan Plateau, nel cuore della Siberia.
Dei viaggi in Giappone l’emozione più grande è essere qui, in questo non luogo, dove andare via terra à inaffrontabile, ma che dall’alto regala spesso emozioni fortissime, distese di ghiaccio, montagne, strade innevate che nessuno sembra aver percorso da settimane, angoli di mondo così aspri e inospitali che ci ricordano quanto poco – alla fine - sappiamo o godiamo di questo nostro sventurato, magico, meraviglioso pianeta.
Tra tre ore si atterra, e inizia il pellegrinaggio nipponico Panini Comics 2007, anche quest’anno in versione dicembrina. I colleghi con cui viaggio hanno scelto tutti altre soluzioni, io mi sono rivolto ad Alitalia, la compagnia di bandiera, cui con tutte le sue magagne rimango comunque affezionato.

E prima di immergervi/immergermi in post sul Giappone, approfitto di queste ultime ore in aria per chiudere alcuni loose ends degli ultimi giorni, e parlarvi di due-tre cose che ho visto, letto e pensato in queste giornate convulse tra concerti, voli aerei e funerali.

Ho letto tutto d’un fiato IL BRAVO FIGLIO di Vittorio Bongiorno, romanzo edito da Rizzoli e di recente uscita. La lettura non è casuale dato che Vittorio è amico di mio fratello e per converso anche mio (ha addirittura vissuto a casa di mia madre per un periodo, occupando la mia camera da ragazzo, e si vanta di aver dormito nel letto di MML… “Senza di me”, aggiungo solitamente ;¬) ). Immaginate quindi quanto sia difficile recensire il romanzo di un amico: se lo sbrodo, penserete che è per piaggeria. Se lo stronco, penserete, “Che vigliacco, questo! Bell’amico”. Quindi, vediamo di fare una recensione obiettiva… Il romanzo racconta dell’adolescenza di Nino, figlio di un giudice, catapultato da Bologna a Palermo negli anni che precedono i delitti Falcone e Borsellino, e della sua amicizia con un ragazzo del luogo, Turi, figlio di un personaggio “losco” collegato alla mala in modi che non vengono mai del tutto sviscerati. La parte centrale del romanzo, la migliore, racconta della formazione dei due ragazzi, della loro adolescenza tra scorribande, sesso, confidenze, poesia, ribellione sotterranea ai padri e alla loro assenza/ingombranza. L’aspetto che mi ha catturato è la leggerezza con cui Vittorio riprende le giornate dei ragazzi, anche negli aspetti più duri e trasgressivi, con quella levità propria degli adolescenti, che sono capaci di un pomeriggio di vandalismo e sesso orale e poi di andarsene a prendere un gelato e a ridere come se niente fosse. La dote per la scrittura di Vittorio riflette molto il suo modo di essere, questo altalenare tra jest e intensità. Il rapporto tra Nino e il padre è descritto così bene, in maniera così originale e intensa, ma sempre con pennellate brevi e talentuose, che da solo vale il prezzo del biglietto.
Cosa non mi è piaciuto? Beh, sicuramente lo avrei voluto più lungo. Ci sono tali e tanti spunti non sviluppati nel romanzo, che si sente che altre 100 pagine (scusa Vittorio) avrebbero giovato. Il rapporto di Turi con il padre, per esempio, si percepisce solo in controluce, non viene mai sviluppato. Il motivo è stilistico, dato che è Nino in prima persona a scrivere, e quindi dell’altra coppia padre-figlio ci racconta solo dei barlumi, degli sprazzi. Ci racconta solo quello che ha visto e percepito. Solo che a noi lettori un po’ non basta. Vorremmo di più. Chissà, magari Vittorio potrebbe scrivere IL CATTIVO FIGLIO e raccontarci la stessa storia, vista da Turi…
Comunque, se volete conoscere un nuovo scrittore che farà strada, non perdetelo.

Altra lettura bruciata in poche ore: ECHO PARK, il nuovo giallo di Michael Connelly dedicato al detective Bosch (appena uscito in USA e inedito in Italia, in attesa che Piemme lo faccia uscire con un qualche improbabile titolo tipo IL PARCO DELL’ECO o MISTERI DAL PASSATO). La mia conoscenza con Connelly è avvenuta alcuni anni fa e in maniera abbastanza bizzarra. Il mio giallista preferito è probabilmente l’irlandese John Connolly (l’autore di TUTTO CIO’ CHE MUORE) e prima o poi vi farò un mega post tutto dedicato a lui. A Connelly mi sono dedicato un inverno di alcuni anni fa… perché di Connolly avevo letto tutto il leggibile, volevo continuare la full immersion nel thriller, e siccome avevano i cognomi simili (notare la logica irrazionale del sottoscritto) mi sono buttato sul più prolifico collega californiano. Ho saggiato il prodotto con IL POETA e BLOOD WORK, i primi due romanzi “liberi” di Connelly e sono rimasto conquistato (sono anche i libri che consiglio a voi se volete entrare nel suo mondo).
Con un mega ordine da Amazon, mi sono preso l’opera omnia di Connelly all’epoca, il che significava i primi sette romanzi dedicati al detective Hyeronimus (Harry) Bosch, e me li sono letti uno al giorno in una pigrissima settimana tra Natale e Capodanno. Da allora, a ogni uscita, non perdo uno dei suoi romanzi, e ora siamo arrivati a quota 13 romanzi di Bosch, più quattro romanzi fuori serie, i due “liberi” citati prima e i più recenti CHASING THE DIME e THE LINCOLN LAWYER (che ho preso ma non ancora letto). Notare che le continuità de IL POETA e BLOOD WORK sono state poi innestata nei romanzi di Bosch, che riprendono le vicende di ambedue i romanzi innestandole nella continuity della serie principale (e poi dicono che la Marvel non fa scuola…).
Connelly non ha le aspirazioni letterarie di tanti suoi colleghi, scrive in maniera concisa, senza fronzoli. Ha un bello spirito anticonvenzionale, e soprattutto dipinge i suoi personaggi (Bosch, le sue donne, i suoi capi, i suoi colleghi, i suoi avversari) a tutto tondo, con pochi tratti, e romanzo dopo romanzo Bosch ti si insinua nella mente, e inizi a pensare come lui. Bosch non è un buono tradizionale, è un sopravvissuto della guerra del Viet-nam, un sopravvissuto alla morte violenta della propria madre e a un’infinità di orfanotrofi, Bosch ha pietà per le vittime, dall’ultima prostituta maciullata perché era un “nessuno” che a nessuno sarebbe mancata, al padre di famiglia freddato davanti a un bancomat. Non teme di sfidare il sistema, andare controcorrente, alimentato da grandi appetiti (per le donne, per il cibo) e da un amore fortissimo per la sua città Los Angeles, che è quasi la coprotagonista dei vari romanzi, descritta quartiere per quartiere con forte quantità di dettagli e osservazioni di colore.

Ultimo pezzo del post.
And now for something completely different…

Una mia amica mi ha raccontato di essere stata mollata dal suo ragazzo, da un’ora all’altra, per e-mail. Anzi, con un’e-mail di quattro (4) righe (la solita storia: non sei tu, sono io). Mi ha chiesto di postare nel blog la cosa, della serie “O tempora, o mores”. Alla mia amica voglio solo dire che

a) poteva andarti peggio, poteva mollarti per SMS. O dire alla sua segretaria di mollarti. O mollarti per raccomandata A.R.
b) poteva andarti MOLTO peggio: ricordo che nel 1992 sono stato convocato a Parma, fatto sedere sul divano, mollato con poche parole (la solita storia, non sei tu, sono io) e rispedito a Bologna con la coda tra le gambe. 180 chilometri a vuoto solo per essere mollati sono un po’ frustranti. Era meglio una mail, se fossero esistite le mail all’epoca
c) ci sono ancora circa--- ugh---tre miliardi di uomini sul pianeta. Almeno 10 o 20 di loro sono la tua anima gemella, tranquilla…

Beh, nello scrivere questo papiro siamo passati dalla notte al giorno, un’alba arancione come poche si intravede oltre le nuvole. Il Giappone è a pochi minuti, pochi battiti del cuore.

4 commenti:

Fabrizio ha detto...

Mi piace la scrittura senza fronzoli, molto diversa per esempio da quella di Camilleri che gioca sulla sicilianità popolare,ma pure un po' barocca ed evocata in ogni paragrafo.
Proprio in questi giorni rileggevo degli arancini di Montalbano all'università. Rilettura dovuta ad una ricerca lanciata da una nostra prof. sul cibo in letteratura. E mentre il mio compagno suggeriva - appunto - Camilleri, io azzardavo con "Gourmet" di Jiro Taniguchi.

E sono quasi sorpreso di riuscire, in qualche modo, a sfiorare quasi tutti i temi di questo post, giusto per dire che non solo la Marvel, ma anche la Panini Italia può fare scuola...

Ho un amico mollato di fresco, magari i due si potrebbero consolare insieme!

Saluti,
Fabrizio

P.S.: Ti ho lincato perchè è davvero un delitto non farlo. E non vorrei mai trovarmi dentro a una delle prossime uscite di Connelly

Barry Allen ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Barry Allen ha detto...

Ho eliminato il post qui sopra per togliere due errori, visto che sembra non si possano modificare i blogpost...cmq il msg era-->
Ciao Marco.....saluti da un vecchio fan FdC/e clienteMhc/Star/Mita/Panini, etc....ci siamo incontrati qualche volta a Lucca e da Alessandro eoni fa...visto passo da queste parti e ti faccio un cordiale saluto!

Ciao*
Gigi

P.s.:
Rimanendo in topic, ho visto il romanzo di Bongiorno pubblicizzato sabato 23 / 12 / 06 sul Tg1 delle 13.30 dal marchettaro Mollica, direi che il fratello del tuo amico o quantomeno il suo editor sono ben introdotti in quei bei ambienti...

Barry Allen ha detto...

...ovviamente era, visto che passo da queste parti, ti faccio un cordiale saluto!

quant'è faticoso battere bene il primo post...