10 maggio 2007

Due paroline...


Matryoshkas
Originally uploaded by Jėƒƒ.
Il nostro paese è ormai adagiato nell'ipocrisia.

Chi propone i Dico, non ha il coraggio di dire che il vero problema non sono le coppie di fatto eterossessuali, che hanno comunque l'opzione di potersi sposare, ma quelle omosessuali, private di ogni diritto, di ogni riconoscimento, e che sacrosantamente reclamano almeno una parte dei diritti che Spagna, Inghilterra, Francia, Canada, Svizzera e tanti altri paesi più civili del nostro riconoscono ampiamente.

Chi propone il cosiddetto "Family Day" non ha il coraggio di dire che la vera spinta alla manifestazione non è la promozione della famiglia, la richiesta di aiuti, nidi e pannolini, ma è ostacolare a ogni costo l'approvazione dei Dico. In nome di una malcelata omofobia, un gruppo sociale, che ha dei diritti, scende in piazza per impedire che questi diritti siano (in parte) estesi a concittadini che ne sono privi.

Non so voi, ma a me solo l'idea che ci si possa opporre all'estensione di diritti a una fascia più ampia della popolazione, in nome di una "norma naturale (?)" e della "difesa della famiglia" (da cosa?), mi fa, semplicemente, onestamente, sinceramente, orrore.

E, senza ipocrisie, lo Dico.

16 commenti:

Lorenzo Calza ha detto...

E io lo sottoscrivo!

(Anche se avrei evitato le polemiche con la Bindi.)

Lorenzo

Piergiobbe ha detto...

Caro Marco,

scusa se ti scrivo solo in queste occasioni. Però facciamo così: io la smetto di piangere sulle difficoltà delle famiglie tradizionali e sulla persecuzione cui sono sottoposti i cattolici, e tu, in nome della tua intelligenza e tolleranza, la smetti di dire che vengono negati dei diritti agli omosessuali. Mi sembra un compromesso intellettualmente onesto. Ognuno di noi ha le sue idee e centinaia di esempi da portare per dimostrare di aver ragione e per demonizzare l'avversario. Però noi facciamo parte di un mondo migliore: quello capace di ascoltare le ragioni degli altri, senza violenza nè fisica, né tantomeno dialettica.
Proviamoci.
Un saluto amichevole
Andrea

Baol ha detto...

Sono completamente daccordo con te ed aggiungo che uno Stato democratico, se tale vuole chiamarsi, deve riconoscere i diritti di TUTTI! Ricordo a tutti, visto che ogni tanto passa dalla mente delle persone, che l'Italia è uno Stato LAICO!!!

Fabrizio ha detto...

Stavo pensando di passare con un aereo e bonbardare il family day con fialette puzzolenti (non sia mai che mi diano del terrorista).
Ma mi sono reso conto che non sarei riuscito ad incontrarti a Torino Comics e sarebbe stato un peccato...!

Assolutamente sulla tua linea!

Fab

Fabrizio ha detto...

Sì, sì, sì. Confermo quello che ti ho detto in fiera. Un post assolutamente legittimo su cui concordo in pieno!

Mitico Marco!

Thomas Magnum ha detto...

Consapevole del vero obiettivo dei "Dico" quale mero capriccio ideologico e non di certo affermazione di diritti (i quali, rigorosamente privati, ESISTONO GIA TUTTI nel codice civile e COMPRENDONO GIA quello che chi si vuol far credere di volere), resto incredulo di fronte questa ennesima mistificazione.
La cosa che più mi rattrista è che vedo ingannate persone per cui nutro un'autentica stima.
Come da copione, la cosa è stata presentata come un "opposizione ai diritti umani" perchè - lo dico senza fare inutili dietrologie - si era certi della leva emozionale che avrebbe scatenato questa idea, queste "persone che vogliono precludere diritti ad altre.
Potrei scrivere papiri ma il nocciolo è molto semplice: 30 anni di politiche "per la famiglia" puntualmente disattese da tutti i governi, fino ad arrivare alla recente eliminazione di parole come "padre", "madre","figlio" non solo nelle carte di un Zapatero ma IN QUELLE DELL'ONU, sostituite con "progenitore A","progenitore B" e "prodotto del concepimento", sono motivi più che validi per andare in piazza a ricordare alcune priorità ai nostri amati governanti.
Io non manifesto per ottenere la supremazia su qualcun'altro, io manifesto perchè a mio figlio, che nasce fra 20 giorni, venga riconosciuto qualcosa di più che la dignità di consumatore.
Chi manifesta consapevolmente il proprio disagio cogliendo l'occasione del "Family Day", sia ben chiaro, non va a difendere il matrimonio religioso e/o cristiano bensì quello civile, per quanto questo possa sembrare assurdo ad una prima analisi.
Matrimonio civile, dicevo, con le assunzioni di responsabilità che esso comporta.
Non a caso, il matrimonio è un fatto PUBBLICO, poichè chi si sposa (preciso ancora: civilmente) prende un impegno dinanzi la propria comunità, con tanto di testimoni. Questo accade perchè, che lo si voglia o no, la procreazione e con essa il "seguito" che si garantisce all'umanità è e resta la meta ultima di un unione contratta in tal modo.
Il linguaggio di chi si sposa consapevole di ciò che fa - e qui includo il matrimonio religioso con i relativi corsi prematrimoniali - comprende nel suo vocabolario parole come "impegno", "responsabilità", espressioni come "per sempre".
Parole decisamente demodè per chi ha una visione dell'amore tra uomo e donna decisamente parziale, confusa troppo spesso con l'innamoramento e dunque necessariamente "a tempo determinato".
Ora, che queste parole vengano poi disattese da tante coppie è altro discorso e se vogliamo molti colpi bassi alla famiglia degli ultimi 20 anni nascono proprio da quell'abbandono di cui si chiede la fine.
Inoltre se quel genere di valori viene costantemente screditato da tutto ciò che ci circonda, se ogni immagine - dalla barzelletta al luogo comune, dallo spot al romanzo di successo, al rotocalco etc. - ti sussurra che il matrimonio è la tomba dell'amore, che "sei fregato", che il single è un vincente e blablabla, a chi giova? Finisci con il crederci e ripiegarti su te stesso, trasformandoti nel consumatore perfetto: solo.
Nonostante tutte le sue imperfezioni e le sue storie tristi, la famiglia formata da un uomo ed una donna aperti alla vita è ancora oggi - soprattutto oggi - l'UNICO contesto in cui si sperimenta la gratuità, sconosciuta altrove e fondamentale per creare uomini e donne con una spina dorsale vera.
Allo stato dei fatti attuali, chi non vuole saperne di matrimoni e solennità annesse, sceglie in totale libertà di convivere e convivendo ha, credimi, TUTTI i diritti personali, compresi quelli patrimoniali, assistenza in ospedale e quant'altro. Cose che - si vuol far credere sfruttando l'ignoranza in materia da parte dei più - bisogna pretendere e ottenere a tutti i costi alla faccia dei bacchettoni che ce li vogliono negare. Per assurdo alcuni punti del ddl sui "dico" sono persino dei passi indietro dal punto di vista costituzionale ma lasciamo perdere...
Scusa la lunghezza del commento ma penso che su questioni simili sia necessario approfondire per evitare di trasformarci in pedine.

Prima di chiudere mi permetto di consigliarti un libro scritto da un fine giurista nient'affatto palloso, anzi, ottimo per discernere ciò che ci viene venduto da ciò che DAVVERO si sta discutendo in parlamento: "Unioni di fatto, matrimonio, figli, tra ideologia e realtà" di Carlo Casini (Società Editrice Fiorentina)

Mi unisco a Piergiobbe - con il quale sono totalmente d'accordo - nel salutarti amichevolmente.

Fabrizio

Marco M. Lupoi ha detto...

Andrea, scusa, ma da chi sono perseguitati i cattolici? Non mi risulta che ci sia della cattofobia in giro, mentre l'omofobia è l'ultimo tipo di razzismo ancora politicamente corretto e accettabile.

Fabrizio, scusa, ma semplicemente non mi pare tu dica cose vere. Nessun contratto di tipo civilistico può dare a una coppia non sposata, soprattutto omosessuale, diritti come quello di successione senza pagamento di tasse, o quello di reversibilità della pensione o di applicazione al compagno/a dei benefici di una assicurazione sulla salute o sulla vita. Prova a parlare con la vedova del regista ucciso a Nassiryia, e poi ne riparliamo.

Thomas Magnum ha detto...

Marco, se il problema è quello che citi in questo tuo ultimo commento, siamo da capo.
In convivenza, l'acquisto o l'affitto di immobili possono benissimo essere congiunti. I contenuti e i modi di contribuzione alle spese della stessa convivenza possono essere fissati contrattualmente. Con il testamento è possibile regolare la successione mortis causa dell'altro convivente, che può essere beneficiario di un contratto di assicurazione sulla vita.
Si potrebbe andare avanti per molto ancora. Il vuoto legislativo di cui si parla non esiste. Esistono burattinai che sfruttano la nostra italiana pigrizia oscurando leggi gia esistenti da decenni e lo fanno con la tranquillità di chi sa per certo che nessuno di noi - o pochi pazzi che urlano ai sordi - si andrà ad informare personalmente.

Piergiobbe ha detto...

Caro Marco,

dal tuo commento capisco che non hai accettato la mia proposta...:)
Meglio così perché mi sarebbe scocciato non poter più parlare male dei Dico...:)
saluti
Andrea

Paolo ha detto...

Thomas Magnum, non credo si stia parlando di vuoto legislativo ma di diritti.
E tu stesso, implicitamente, scrivi che per supplire ai diritti che una coppia sposata acquisisce all'atto del matrimonio, una coppia di conviventi puo' (è costretta a) ricorrere a vie alternative.

Thomas Magnum ha detto...

@ ditò: Esatto. Questo perchè il matrimonio (civile o religioso che sia), a differenza di una convivenza basata su un accordo privato tra le parti, è un fatto PUBBLICO, che prevede una comunicazione ufficiale ad una comunità (quella in cui si vive) e dalla quale scaturiscono in automatico - oltre a dei diritti ben precisi - dei doveri ben precisi. Cosa alla quale si tenta di sfuggire con tutte le forze, attraverso forme più o meno corrette di comunicazione e/o propaganda.

nuvoleonline ha detto...

Ma perchè una coppia omosessuale non dovrebbe poter sugellare questo patto PUBBLICO? Perchè non gli è concesso comunicare ufficialmente alla propria comunità il loro essere una coppia?
Il nodo è proprio questo Thomas Magnum... perchè una coppia, anche non omosessuale, non dovrebbe poter volere passare da accordo privato ad accordo pubblico? O meglio, perchè questo deve essergli vietato?

un saluto,
c.

Thomas Magnum ha detto...

Questa è ancora un altra questione, nuvoleonline.
il "patto pubblico" è tale perchè ha rilevanza sul futuro stesso della comunità (leggi: procreazione) e proprio in funzione di questo aspetto si assumono, con quella che civilmente è una firma e spiritualmente un sacramento, responsabilità ben precise di stabilità nei confronti dell'altro.
L'intenzione, l'essere "aperti alla vita", espressione scevra da banali romanticismi, è e resta un fatto squisitamente pratico. In sostanza una coppia eterosessuale che convive (quindi secondo questo ragionamento non rende pubblica l'unione ma è "di fatto" unita) non ha di questi doveri ma può avere benissimo averne le intenzioni.
Il fatto però che alla "firma" la coppia sposata prenda carico di tutta una serie di responsabilità che non sono richieste in altri ambiti e scelga consapevolmente questa strada che di certo non facilita la separazione sotto nessun aspetto (da quello burocratico a quello della propria coscienza) rende il matrimonio meno allettante se l'obiettivo è una pura e semplice convivenza.
Personalmente sono del parere che ibridare queste due cose non sia affatto una mossa intelligente, in primis perchè sarebbe un passo indietro in termini di educazione civica.
Inoltre basta guardare chi ha scelto questa strada per farsi un idea della confusione che questo può generare in società come le nostre, gia fin troppo orientate a vendere una visione del mondo come di una serie di esperienze al servizio dell'individuo e mai della collettività.
Il decreto spagnolo sul cosiddetto "divorzio express", ad esempio. Annunciato come una vittoria dello stato laico e un progresso sotto il profilo della libertà individuale si rivela essere tutt'altra cosa: una riduzione di significato in favore di una politica che promuove costantemente la fuga da precise responsabilità nei confronti del prossimo. In questo caso il prossimo più vero: i figli.

nuvoleonline ha detto...

Però finiamo in un vicolo cieco. Tante coppie sposate non possono avere figli e gli viene vietato di rivolgersi ad altri tipi di fecondazione. Per cui il nodo non può essere questo. Se fosse come dici tu, prima del matrimonio bisognerebbe fare l'esame di fertilità alla coppia in questione e se uno dei due è sterile bloccare tutte le carte, no?

baci,
c.

Paolo ha detto...

Esatto: come minimo ci vorrebbe l'esame di fertilità, Thomas Magnum. Altrimenti in che modo si puo' garantire la procreazione?

Anzi, direi di piu': bisognerebbe moderare anche le coppie di coniugi che possono, ma per mille ragioni non desiderano, avere dei figli. Passato il primo esame, dunque, sarebbe bene che il contratto matrimoniale prevedesse un tempo limite entro il quale sfornare un numero minimo di pargoli. Che ne so, uno entro due anni, due entro cinque... Scaduto questo termine, il matrimonio dovrebbe essere annullato con l'obbligo da parte dei due (ex)coniugi di non potersi risposare (altrimenti sai che furbizia). Ah! e poi, qualora la moglie riuscisse a rimanere incinta nel tempo prestabilito, andrebbe ovviamente accertata la paternità del marito, per scoraggiare eventuali mercenari e/o altruisti. A voler essere pignoli, andrebbero scoraggiate anche le mercenarie e/o altruiste. Doppio test, quindi, perché non vale neanche farsi prestare gli ovuli.

Quanto al divorzio, io lo vieterei nei limiti del possibile.
Per le semplici profonde incompatibilità che possono saltar fuori col tempo e che possono compromettere l'infanzia serena dei figli, le consulenze matrimoniali sarebbero piu' che sufficienti. Dovrebbero essere finanziate anche dallo stato, pero', perché non tutti possono permettersele. O dalla Chiesa, perché no, a patto che il consulente abbia esperienza sull'argomento.
Sì al divorzio, quindi, ma solo in casi particolari, tipo stragi familiare e cose così.

Insomma, non dico che sarebbe facile ma con alcuni accorgimenti, qualche spuntatina e qualche piccolo ritocco, forse i conti comincerebbero a quadrare e non si avrebbe piu' l'impressione di star leggendo un confuso manualetto di istruzioni.
In alternativa, mi chiedo: ma non sarebbe piu' facile e meno ridicolo concedere il diritto di sposarsi anche a chi attualmente non ce l'ha?

Thomas Magnum ha detto...

Mah, vedete, è il problema secondo me è alla radice.
Oggi bastano alcune modifiche al codice civile, al diritto privato, per ritrovarsi magicamente con tutto, ma proprio tutto, ciò che le coppie "di fatto" hanno il diritto di pretendere.
I figli sono un dono, il matrimonio è un dono (oltre che un donarsi costante ma quello vale per qualsiasi rapporto di amore tra due persone).
Vedere i figli e il matrimonio come dei diritti porta a vere e proprie aberrazioni del reale.
Una su tutte la fecondazione in vitro.
Non si tratta di fare l'estremista/integralista nè tantomeno di essere "all'antica". Il problema è un altro: la maggioranza delle persone continua a vedere nella scienza e nella tecnica una chance per poter fare a meno di tutto ciò che nella vita fa parte della cosiddetta sfera del trascendente, quando potrebbe permettere slanci ben maggiori. Lentamente ci siamo trasformati (a livello sociale collettivo, è chiaro) in tante centrali elettriche a basso voltaggio che passeggiano per il mondo in cerca di scariche. A chi giova?
A mio avviso, quando sento di coppie - che conosco anche di persona - tanto desiderose di avere un figlio ma frustrate da sterilità et similia la cosa più normale che mi viene da chiedere loro è: "perchè non adottate un bambino"?
Le lungaggini burocratiche sono quasi sempre la scusa più gettonata per tirarsi indietro. Beh, è una mia opinione ovviamente ma penso che con tutta la sofferenza che può comportare l'impossibilità di avere figli, queste persone non desiderino tanto crescere un essere umano in due quanto invece riconquistare l'orgoglio e la gratificazione che derivano dall'aver generato una persona.
La fecondazione artificiale si pone a questo punto come alternativa apparentemente innocua (facendo finta di niente sui quotidiani errori/orrori che vengono commessi al riguardo) e siamo da capo. Il figlio torna ad essere un "diritto", anche a costo di generarlo attraverso un percorso che non ha nulla di umano e la cosa peggiore è che i suoi diritti passano in secondo piano perchè è più importante fare felici mamma e papà.
In pratica l'ultima cosa che una coppia di genitori dovrebbe volere per il figlio. Non ci interroghiamo mai e preferiamo accettare il fatto che se una cosa è tecnicamente possibile allora è anche "giusta".
Ad ogni modo, riguardo all'"apertura alla vita", senza lanciarci in fantascientifiche ipotesi, non è un obbligo contrattuale ma una condizione interiore ed è indubbio che caratterizzi principalmente il matrimonio religioso. Psicologica, dell'animo, intima, come volete. La stessa etimologia del termine matrimonio parla chiaro, così come i termini "sposo" e "sposa", che stanno ad indicare coloro che promettono solennemente. Quando si ridefiniscono i significati non si fa mai nulla di buono.
Fine delle opinioni personali (e grazie a Marco per lo spazio).
Tornando al Family Day vi invito a cercare il discorso di Eugenia Roccella, pronunciato in chiusura dell'evento. Ha la lucidità e la chiarezza necessarie ad una giusta comprensione di quella giornata.