19 settembre 2006

Cantami o diva del pelìde Achille...


Nonostante si possa pensare altrimenti, la fantascienza non è il mio tipo di letteratura di genere favorito. Se da ragazzo mi divoravo ogni Urania su cui riuscivo a mettere le mani, mi sono poi allontanato dal genere, e negli ultimi vent'anni e passa se devo leggere della fiction di genere do la preferenza a thriller e horror, in assoluto i miei preferiti.
In questi anni, praticamente, a parte poche eccezioni come un paio di libri di Ian Banks, l'unico autore di fantascienza che ho seguito con maniacale passione è stato Dan Simmons. Me lo ha fatto conoscere Daniele Brolli, nel 1991, regalandomi Hyperion per il compleanno e dicendomi "Anche se non ami la fantascienza, questo ti piacerà." ed è poi partito in qualche discorso sulla natura cyberpunk dell'opera e della rivoluzione di linguaggio e di contenuti apportata al genere da Simmons.
Vero è che mi sono portato il libro in Francia, per un viaggio per partecipare a un seminario di analisi matematica, e che ho passato ogni minuto libero per divorarmi quel libro. Ne sono rimasto folgorato, a tal punto che ne ho persino usato il titolo per la rivista Star Comics dedicata al fantastico che avrei inaugurato nel novembre di quell'anno. Simmons - forse perché non è esclusivamente un autore di fantascienza, ma ha anzi una grande esperienza come scrittore di gialli, horror, noir e saggistica - utilizza le convenzioni del genere SF, ma le rivoluziona, infonde in esse una grande sensibilità letteraria, una visionarietà fuori dall'ordinario. I suoi romanzi sono pieni di riferimenti a opere degli immortali della letteratura (Hyperion per esempio è infuso di riferimenti a Keats, che è addirittura uno dei protagonisti del libro), pieni di giochi di parole, umorismo, caratterizzazione, personaggi grondanti di umanità e di drammaticità.

A Hyperion hanno fatto seguito tre romanzi, La Caduta di Hyperion, Endymion e L'Ascesa di Endymion, che compongono una delle quadrilogie di SF più incredibili mai scritte, e che vi consiglio di leggere appena avrete una settimana (o due) di totale relax con molto tempo libero.

Il post di oggi vuole essere però una recensione dell'ultima opera di fantascienza di Simmons, Ilium & Olympos, due libri che sommati arrivano e superano le 1000 pagine, ma che costituiscono un'unica storia. In America sono passati tre anni tra il primo e il secondo volume, ma per fortuna li ho letti assieme, uno dopo l'altro, perché la trama è così complessa che non so chi possa ricordarsi a distanza di tre anni di come era rimasta in sospeso la vicenda.

Ilium si svolge circa 4000 anni nel futuro. Sulla terra, poche decine di migliaia di umani vivono nella beata ignoranza, tra feste e balli, senza saper leggere o fare nulla tranne teletrasportarsi da una città all'altra ("faxarsi") per partecipare a questo o a quel party, serviti e riveriti da automi e creature artificiali chiamati voynix.
I responsabili di questa situazione sono i post-umani, creature geneticamente evolutesi tramite biotecnologie e nanotecnologie, che hanno lasciato la terra e vivono in isolamento negli anelli orbitali che attorniano il pianeta.
L'unico intrattenimento per gli umani sono i "turin cloth", delle sindoni che poste sul viso permettono di vedere in tempo reale... la guerra di Troia.
Eh, già, perché il titolo della saga non è casuale. Da qualche parte, l'Iliade viene riprodotta dal vivo, con guerrieri veri, carne e sangue... e con i veri e propri dei dell'Olimpo, che manipolano gli eventi e neppure loro sanno come si concluderò la guerra. In mezzo ai guerrieri, invisibili ai loro occhi, ci sono una serie di studiosi omerici, clonati dagli dèi e messi sul terreno di battaglia per osservare gli eventi e narrarli. Thomas Hockenberry, professore universitario del XX secolo, esperto di letteratura omerica, si trova ricreato in laboratorio dagli dei e spedìto a Troia, dove diverrà prima una pedina dei giochi divini, e poi cercherà di ribaltare le sorti del conflitto e di sventare i complotti di Zeus.
Non vi basta? La terza storyline, una delle più gustose, riguarda i Moravec, creature artificiali senzienti create dagli umani secoli addietro e che vivono nello spazio oltre Giove. I Moravecs, che hanno perso da secoli i contatti con la terra, avvertono un'incredibile attività quantica sul monte Olimpo di Marte, e decidono di spedire una spedizione di ricognizione sul Pianeta Rosso. Della squadra fanno parte Mahnmut di Europa e Orphu di Io, due moravec che da anni sono legati da un'amicizia telematica, e accomunati dalla passione per la letteratura, il primo specializzato in Shakespeare e il secondo nella Recherche di Proust.
E la loro passione letteraria farà da let motiv dell'intero romanzo/i. Come al solito, Simmons si abbevera al mare magnum della letteratura classica, e come e più di Hyperion i miti e i topoi dei grandi scrittori prendono forma nelle sue pagine. A parte l'Iliade, cui Simmons attinge a piene mani, raccontandone in chiave cyberpunk interi canti, l'autore rende omaggio ai Sonetti di Shakespeare, a Browning, Tennyson, H.G. Wells, e riesce persino a spiegare con Proust alcune delle teorizzazioni più ardite sui retroscena delle vicende del romanzo. Eh già, dato che ovviamente le tre storie del libro/i sono interrelate, e i diversi personaggi andranno a collidere in modi inaspettati.

Come al solito, Simmons eccelle nella visionarietà della sua arte narrativa. A parte i pastiche omerici, arricchiti di nanotecnologie e fisica quantistica, la descrizione della terra del futuro è nella migliore tradizione di Hyperion: teletrasporto, strane creature mezzo macchina e mezzo biologia, inquietanti modifiche nella morfologia terrestre (tipo la breccia atlantica, un camminatoio che divide in due l'oceano permettendone l'attraversamento sul fondo, a piedi, o la Eiffelbahn, un sistema di teleferiche a velocità supersonica che consentono di andare in cabinovia dall'India al Portogallo passando per l'Everest). Geniale anche l'idea delle funzioni "nascoste" nell'organismo umano e alimentate dalla nanotecnologie, o la teoria del dna trasformato in un back up di memoria.
Fortissima anche la caratterizzazione dei personaggi, dalla storia d'amore di Ada e Harman, a quella d'amicizia dei due Moravec, a quelle di sesso tra Hockenberry e Elena di Troia.

In Italia, i due romanzi sono stati pubblicati come TRE volumi da Mondadori, una formula a dir poco insolita. Voi comunque procurateveli, chiudetevi in campagna una settimana, e immergetevi nel mondo di Ilium, che anche se è inferiore di un gradino alla quadrilogia di Hyperion, molto più audace e compiuto come affresco narrativo, rimane decisamente un ottimo romanzo di fantascienza.

2 commenti:

johnbruno ha detto...

Ecco...adesso sento la necessità di comprare l'opera di Simmons...non consigliare più libri ti scongiuro...ne sto leggendo 3 contemporaneamente, questo sarà il quarto?

Matteo ha detto...

che dire... sto divorando Ilium così come divorai Hyperion ed Endymion...

semplicemente favoloso, Simmons è un genio, per me secondo solo ad Asimov e Clarke

quindi terzo direi :)