18 luglio 2006

To live and limp in LA

Il lunedì siamo immersi al 100% nel lavoro. Colazione alle 8, per analizzare gli incontri della giornata e stabilire le strategie, poi ognuno si collega alla posta dell’ufficio e si sbriga per un paio d’ore il lavoro italiano (potenza delle e-mail e dei computer portatili, ricordo ancora i primi anni tutti a base di fax e lunghissime telefonate con i colleghi rimasti in patria). Devo dire che la mia caviglia è decisamente peggiorata, cerco di restare disteso o seduto il più possibile, ma mi sembra sempre più gonfia e inizio a farmi venire ogni sorta di paranoie. Il primo incontro della giornata è con Conan Properties, di cui siamo licenziatari da anni (siamo stati i primi, subito dopo il passaggio a proprietà svedese dei diritti del Cimmero). Incontriamo l’amico Frederik Malmberg, il presidente, e la neo assunta licensing manager Leigh Stone, e l’affresco di progetti che ci presentano è sorprendente, come sono numerose le possibilità di collaborazione che il 2007 e anni successivi ci offriranno. Scusate se non dico di più (così come non potrò fare per nessun altro incontro). A pranzo, ci invitano a mangiare al Piccolino, considerato uno dei migliori ristoranti italiani di Los Angeles. Di solito evito di mangiare cucina nazionale all’estero, dato che tra paste scotte, porzioni gigantesche, aglio ovunque e insoliti accostamenti (tipo tacchino sugli spaghetti), mi sono bruciato un po’ troppe volte per poter amare questo tipo di locali. Mi fido di Frederik, però, svedese trapiantato in California e grande conoscitore dell’Europa e del nostro paese, e infatti mangio un piatto di tagliatelle ai funghi spettacolari, e un dessert di gelato con cioccolato fuso da leccarsi i baffi. Tutti si lamentano del caldo, ma ci sono solo 31 gradi, è ancora il paradiso paragonato alla pianura Padana in questa stagione.
Ci alziamo da tavola e andiamo a pochi isolati, alla sede della Top Cow, altro partner di vecchia data di Panini. Impazziamo per trovare l’entrata del parcheggio del palazzo, ma devo dire che Tony ha un gran naso e – senza alcuna istruzione – si infila esattamente nel vicoletto che conduce ai sotterranei dell’edificio. Finalmente entriamo nella sede di Witchblade, Darkness e compagnia, e il Direttore Matt Hawkins, altro amico di vecchissima data, si intrattiene con noi per qualche ora, tra progetti, idee, collaborazioni, etc, a 360 gradi. Usciamo carichi di doni e di idee, e dopo un breve passaggio in hotel a vedere se la valigia di Sebastien è finalmente arrivata (no, grazie British Airways), convinco tutti a fare una corsa per vedere SUPERMAN RETURNS. Pessima idea, purtroppo. Mi dispiace dirlo, dato che ritengo SUPERMAN 2 uno dei miei film preferiti di tutti i tempi, e che Christopher Reeve è uno dei miei idoli d’infanzia e Byan Singer uno dei miei registi favoriti, ma questa nuova pellicola delude assai. Non voglio infierire, ma diciamo che la sceneggiatura zoppica più di me, gli attori non convincono (Routh per primo) e che siamo un bel po’ sott’acqua. Voi il film andatelo a vedere quando uscirà, ma non aspettatevi grandi cose.
Al ritorno in hotel, la valigia di Seb è finalmente riapparsa, e resisto pochi minuti prima di sprofondare nel sonno…

1 commento:

Anonimo ha detto...

Superman 2 e' anche uno dei miei film preferiti di super eroi. Si sperava in qualcosa di piu' da Synger, peccato per X3, che sarebbe stato meglio con lui alla regia...