18 agosto 2006

In the beginning - 2 di ?


Negli anni delle elementari – dal 1971 al 1976 – come ho scritto nella prima parte – i fumetti per me si dividono in quelli “ufficiali”, in quelli ”tollerati” e in quelli “malvisti”. Come è ovvio, sono sempre gli amori proibiti quelli più dilanianti e più importanti, ed è proprio quest’ultima categoria di “giornalini” quella che alla fine è diventata non solo la mia passione, ma anche il mio lavoro.

Perché, ed è questo un elemento che merita una riflessione, i fumetti “malvisti” in casa Lupoi erano quelli Marvel, i vari UOMO RAGNO, THOR, DEVIL e FANTASTICI QUATTRO che dal 1970 invadevano le edicole grazie all’editoriale Corno, e che erano troppo “violenti”, troppo “colorati”, troppo poco “educativi” per un “bravo bambino” come il sottoscritto (anche se devo dire però che in una sorta di mia analisi revisionistica di quegli anni, sto iniziando a pensare che più che essere fumetti “malvisti” dalla mia famiglia, erano fumetti da cui io stesso fuggivo un poco, dato che esercitavano un fascino così profondo e magnetico che quasi volevo tenermi al riparo da quella che pensavo potesse essere una "trasgressione" pericolosa).

Sia come sia, i fumetti di super eroi li vedevo a sei, sette anni, ma erano off limits, finché, in un pomeriggio bolognese d'inverno di inizio 1973, con la notte che arriva alle quattro del pomeriggio e la città che si intorpidisce, non mi ritrovai a casa di un compagno di seconda elementare, a fare i compiti e a giocare. E - meraviglia delle meraviglie – per la prima volta nella mia vita ebbi tra le mani un albo Marvel, il mio primo UOMO RAGNO, il numero 66 della serie Corno... quell'incontro con Mysterio disegnato da John Romita. Esatto, quello in cui Spidey sembra essere rimpicciolito alle dimensioni di un aracnide vero, ed è prigioniero del suo nemico in un luna park da incubo. Fin da quella prima lettura furtiva avvertii quella che era la cifra stilistica per me più forte e interessante degli albi Marvel... il dramma, il pathos, la spirale della disperazione che culmina con l’ebbrezza della vittoria… e con il suo amaro sapore, spesse volte.

Ci volle un anno prima che potessi avere il primo albo Marvel tutto mio, un anno passato a sbirciare le copie di qualche amico, e a informarmi con loro sui poteri e le origini dei diversi personaggi. Fu mio padre, grande spirito libero, a regalarmi quel primo albo Marvel, nel febbraio 1974: era FANTASTICI QUATTRO 75, “Non più cosa”, con in appendice “Nessuno può fermare Raggio Pungente”, un racconto di SUB-MARINER. Era una lettura inebriante, ipnotica. Avevo toccato con mano un universo illimitato di immaginazione, dove tutto era possibile, dove la fantasia fluiva indisturbata, dove la posta in palio era la vita o la morte, la salvezza o la dannazione, la sopravvivenza di un solo bambino umano o di un’intera civiltà.
Ricordo ancora l’emozione di quell momento, le cento, mille letture di quelle 48 pagine, da cui cercavo di risucchiare ogni brandello di informazione (e ricordo le evasive risposte della pagina della posta ancora adesso con una punta di insofferenza). Ricordo l’ingenuità di quel momento. Pensavo per esempio che nei FQ in ogni numero toccasse a uno diverso del gruppo sconfiggere i cattivi. O che il “Captain Marvel” citato nel copyright fosse il protagonista della breve storia “libera” di fantascienza che chiudeva l’albo… ;-)

In qualche modo, fu quel primo acquisto ad aprire il vaso di Pandora dell’invasione Marvel nella mia vita. Mi feci comprare altri albi da mio padre, poi da amici di famiglia, dagli zii: Fantastici Quattro, Capitan America, i Difensori… quindi con la mia paghetta iniziai a decidere autonomamente quail fumetti comprare. All’inizio – a dire il vero – non mi potevo permettere molto. Magari qualche albo usato, in estate, preso da qualche ragazzino che li vendeva in pineta, a Zadina di Cesenatico. Compravo le raccolte, soprattutto, che costavano poco e “c’era molto da leggere”.

Ero piccolo, e quindi mi piaceva il lato più ingenuo della Marvel: I FQ di Lee e Kirby, o anche Cap e gli X-men degli stessi autori, soprattutto. Se mi capitava il Fury di Steranko, il Ragno e il Capitan Marvel di Gil Kane, o certi Devil di Conway e Colan, per non parlare di Ghost e del suo teschio fiammeggiante, o dei cupi e cinici Difensori…. ci rimanevo male, mi sembrava roba troppo forte, troppo violenta, confesso che a volte faticavo a capirla. Era anche questo un freno inibitore a un acquisto regolare: ero ancora preso dal mondo del Corriere dei Ragazzi, con le rubriche educative e una certa aura di buoni sentimenti, e mi sembrava di trasgredire chissà quale comandamento nel leggere quelle “cose da grandi”.

Certo, se c'era l'occasione sbirciavo i nuovi numeri, ma quando mi aspettavano storie come la morte del Capitano Stacy o di Gwen o di Goblin, o minacce di vampiri viventi e lupi mannari... il dramma era troppo per un ragazzino di meno di dieci anni...

Nell’ultimo anno delle elementari, tuttavia, esplose il fenomeno Supergulp, che tolse molto dell’alone di trasgressione ai personaggi Marvel. In prima serata, su RaiDue, il programma presentava i cartoni animati di Spider-Man e dei Fantastici Quattro, e ricordo ancora l’emozione di quelle serate, in cui coinvolgevo tutta la famiglia, e l’attesa quasi smaniosa dell’appuntamento settimanale con il più grande show TV mai realizzato sul mondo della Nona Arte. Con quel programma, la Marvel usciva da una certa dimensione underground per diventare – più che mai – un fenomeno di massa.

Supergulp aprì la strada al lancio della prima serie di ristampe cronologiche dell’Uomo Ragno, la prima collana Marvel che ho seguito regolarmente, a partire dal giugno 1976, L'UOMO RAGNO GIGANTE (ironicamente, e non lo sapevo all’epoca, solo poco prima che il Corriere Dei Ragazzi facesse karakiri e scomparisse dalle edicole). Tutto era perfetto. Il formato. I colori. Il meraviglioso frontespizio pieno di "faccine" disegnate da Romita, faccine di cui all'epoca conoscevo a malapena un 10%. Mi immersi per la prima volta nel mondo di Stan Lee e Steve Ditko, scoprendo storie di cui avevo solo sentito parlare, ma che non avevo ancora mai letto. E anche se avvertivo che il tratto di Ditko e lo stile di Lee dell’epoca erano più primitivi rispetto alle storie posteriori che conoscevo, fui subito travolto dalle emozioni, da un senso del dramma intenso e forse più adatto alla mia età. Era solo l’inizio, ovviamente, di una storia che…

Continua (2 di ?)

3 commenti:

My_name_is_Mud ha detto...

bel post, spero che prosegua

ma non lo leggevi Il Giornalino?
ai tempi era una delle mie letture preferite fra i pochi fumetti tollerati dai genitori

(PS anche io è da un pò di tempo che pensavo di scrivere qualcosa di simile per ricordare come nacque e si sviluppò la mia passione per i fumetti..pensavo ad un titolo tipo: "1000 motivi per cui i fumetti hanno cambiato la mia vita"
La mia relazione con i fumetti è stata un percorso fatto di momenti di assoluta dedizione ed altri di abbandono e rifiuto..sì, credo che prima o poi lo scriverò)

Unknown ha detto...

Il tuo coinvolgente racconto mi ha fatto tornare in mente la lettura del mio primo albo marvel. Si trattava di un numero di Devil, trovato su una panchina di un parco giochi. Mi ricordo ancora il titolo: " Quando la città Dorme", con l'Uomo Gatto e l'Uomo Rana. Ricordo che mi turbo' non poco. Dopo un paio d'anni il mio incontro con un'altro fumetto Marvel. Una storia dei Fantastici Quattro. Da quel momento in poi l'universo Marvel ha riempito molto tempo delle mie letture giovanili. Aspetto le successive puntate del tuo raconto.
Ciao

Sergio Algozzino ha detto...

meraviglioso.attendo gli altri, davvero meraviglioso....